Montanelli, un'artista attivista aggiunge alla statua una bambina: «Questa è la schiava sessuale che comprò»

Montanelli, un'artista attivista aggiunge alla statua una bambina: «Questa è la schiava sessuale che comprò»
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Domenica 28 Giugno 2020, 18:28

É stata ancora una volta presa di mira la statua di Indro Montanelli ai giardini di via Palestro a Milano: «L'artivista Cristina Donati Meyer, - ha annunciato lei stessa in un comunicato - ha completato il monumento, integrandolo con la bambina dodicenne, schiava sessuale, che il giornalista comprò in Eritrea, durante l'occupazione italiana». Come riporta la nota, elusa la sorveglianza della polizia e scavalcando la doppia fila di reti e transenne, l'artista-attivista, ha posato in braccio alla statua del giornalista il fantoccio di una bambina eritrea e affisso un cartello esplicativo: «Il monumento a Indro Montanelli, così, è completo - è scritto su un foglio bianco attaccato alla base - Non occorreva colorare la statua, era sufficiente aggiungere sulle ginocchia la bambina eritrea di 12 anni della quale abusò da soldato colonialista». Gli agenti sono intervenuti , fermando l'artista, che è stata identificata, e interrompendo« la performance non violenta di disobbedienza civile». Qualche settimana fa la statua era stata imbrattata da un collettivo studentesco.





«Non era mia intenzione deturpare il monumento, anzi - scrive l'artista su facebook -  Quella statua ha avuto, dopo oltre un decennio, un ruolo fondamentale per riaccendere una discussione e una riflessione, mai fatta in Italia, su cosa significò l’invasione e colonizzazione italiana in Etiopia, Eritrea, Somalia e Libia. Gas nervino sulle popolazioni civili, bombardamenti, stupri di massa, stragi, schiavizzazione di ragazze e bambine, spose bambine, acquistate dalle famiglie, sottrazione di beni artistici e monumentali, risorse e terre,. Dovremmo essere tutti grati a Montanelli e al suo monumento, il quale, fungendo- in taluni casi da capro espiatorio – ha consentito alle italiane e agli italiani di conoscere e fare i conti con un passato orrendo: quello delle guerre e aggressioni coloniali del fascismo».


 

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