Istat, in Italia lavora solo una donna su due: totale mancanza di sostegni

Istat, in Italia lavora solo una donna su due: totale mancanza di sostegni
di Franca Giansoldati
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Martedì 8 Ottobre 2019, 10:57 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 08:29

Solo una donna su due in Italia lavora. Uno dei dati più bassi d'Europa. Sono ancora troppi gli ostacoli di varia natura che gravano sulle donne impedendo loro di svolgere una professione o fare carriera, come per esempio la carenza degli asili oppure dei famigliari malati a carico. Gli strumenti che attualmente mette in campo lo Stato per ovviare a questo gap sono praticamente inesistenti. 

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In Italia «ancora solo il 56,2% delle donne partecipa al mercato del lavoro e il tasso di occupazione non supera il 50%. Si tratta dei valori tra i piu' bassi, insieme a quelli della Grecia, tra i paesi dell'Ue dove il tasso di attivita' e' pari al 68,3% e quello di occupazione al 63,4%». La denuncia choc arriva dal presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, in audizione sulla Nadef, spiegando che il ruolo ricoperto in famiglia, in assenza di un adeguato sistema di sostegno, appare come uno dei fattori discriminanti (insieme alla regione di residenza e al titolo di studio).

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L'Istat cita tra «le maggiori vulnerabilita' presenti sul mercato del lavoro italiano» non solo le donne ma anche i giovani e il Mezzogiorno. Per quanto riguarda i giovani, ha spiegato il presidente Blangiardo, prosegue la diminuzione della loro incidenza sul totale degli occupati, riconducibile al calo della popolazione giovane, all'allungamento dei percorsi di studio, alle difficolta' di inserimento nel mercato del lavoro dei piu' giovani, al progressivo invecchiamento di coorti numerose di popolazione e all'aumento dell'eta' al pensionamento.

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L'ultimo decennio ha visto aumentare la distanza fra giovani e adulti in termini di stabilita' del lavoro: la quota di dipendenti a tempo indeterminato tra i giovani e' scesa dal 61,4% del 2008 al 52,7% del 2018, mentre quella degli over 35 e' aumentata di 1,1 punti attestandosi al 67,1%. Inoltre circa un terzo dei 15-34enni occupati nel 2018 ha un lavoro a tempo determinato. Nello stesso periodo si sono ulteriormente ampliati i divari territoriali. Nel 2018 nel Centro-nord il recupero dell'occupazione, iniziato nel 2013, ha portato a un aumento del numero di occupati rispetto al 2008 (384 mila, +2,3%), mentre nel Mezzogiorno il saldo e' ancora ampiamente negativo (-260 mila; -4,0%).

Oltre al piu' forte aumento del lavoro a termine, la differenza nei livelli di crescita del Centro-nord e' dovuta alla dinamica del lavoro permanente: complessivamente nel Centro-nord vi sono 195 mila dipendenti a tempo indeterminato in piu' rispetto al 2008 (+1,8%) mentre nel Mezzogiorno ve ne sono 273 mila in meno (-7,0%). Contestualmente e' stato piu' forte nel Mezzogiorno il calo del lavoro a tempo pieno, la cui incidenza sul totale occupati e' scesa dall'87,4 all'82,0%

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