Caroline Criado Perez, autrice di "Invisibili": «Donne ignorate in ogni campo, dalla medicina ai test di sicurezza stradale»

Caroline Criado Perez © Rachel Louise Brown
di Valentina Venturi
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Martedì 2 Giugno 2020, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 10:43

“Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano” edito da Einaudi Stile libero extra, è un libro da tenere a portata di mano: da sfogliare, leggere, sottolineare e lasciar sedimentare. L’autrice, la giornalista e attivista britannica Caroline Criado Perez, è stata in grado, attraverso dati e documenti, di inquadrare l’attuale realtà della donna, il suo essere invisibile. Ha desunto questa condizione ponendosi delle semplici domande: «Perché, negli incidenti stradali, le donne rischiano di piú degli uomini?», «Perché i medici spesso non sono in grado di diagnosticare in tempo un infarto in una donna?».

Quando ha capito che c’era bisogno di un libro come “Invisibili”?
«Credo quando ho compreso che le donne erano vittime di diagnosi errate in attacchi cardiaci perché i dottori non erano stati preparati nel corso dei loro studi per riconoscere i sintomi sul corpo femminile. Un conto è che sia una persona qualunque, come me, a non saper fare una diagnosi esatta, un’altra cosa è che siano i dottori: la diagnosi errata di questo tipo di malattia è una delle principali cause di morte in Europa e negli Stati Uniti. È incredibile. Le persone devono saperlo».

Scrivendo “Invisibili”, qual è stato l’esempio di supremazia maschile che l’ha maggiormente colpita?
«È difficile scegliere tra la lacuna di dati che esiste in campo medico e quella nella sicurezza in caso di incidente automobilistico. Nella sanità il gap è scioccante perché se c’è una categoria di persone che ti aspetti sappia che i corpi maschili non possono essere considerati come un esempio universale di corpo umano, questa è proprio la categoria degli studiosi del corpo umano, ovvero dei ricercatori in medicina. Questo dimostra quanto radicato sia il pregiudizio maschile. Stesso discorso per quanto riguarda i test sulla sicurezza stradale dove è usato un manichino maschile medio come modello di tutte le tipologie di corpo umano: un altro chiaro esempio di quanto sia radicata la mentalità maschio centrica. Eppure sembra così ovvio che un corpo maschile non ha niente a che vedere con un corpo femminile. Di fatto, non è mai stato messo in discussione questo ragionamento perché siamo abituati a pensare che la figura maschile sia universale o in qualche modo unisex. In entrami i casi le conseguenze possono essere fatali».

Come correggere il pregiudizio di genere?
«Rappresentazione, rappresentazione, rappresentazione. La ragione per cui i geni femminili non vengono spesso in mente è perché non ne sentiamo parlare abbastanza. Non li studiamo a scuola, non vengono scritti libri né abbastanza articoli sui giornali e non vengono fatti film. Fino a quando non correggeremo questo gap storico di dati, il pregiudizio di genere continuerà a esistere».

“Invisibili” si chiude con la frase: “Basta chiedere alle donne”. Quando gli uomini cominceranno a farlo?
«Non sono solo gli uomini che non chiedono alle donne. Sono anche le donne. Lo riusciremo a fare solo quando riconosceremo di avere un problema: il problema risiede nel considerare il punto di vista maschile, il corpo umano maschile come universali. Mentre la prospettiva femminile, il corpo femminile è considerato di nicchia, atipico. Soffriamo tutti di questo pregiudizio e non si può correggere un pregiudizio se non se ne riconosce prima l’esistenza. Per questo ho scritto il libro: per aprire gli occhi delle persone al pregiudizio che loro stessi hanno».

Cosa vuol dire nel 2020 essere femministe?
«Significa comprendere che le donne soffrono di discriminazione e vogliono affrontarla».

Il Covid-19 cambierà la situazione femminile?
«In questo momento la sta peggiorando. Il lockdown ha comportato nel mondo un aumento di casi di violenza domestica, così come un importante aumento del carico di lavoro per le donne a casa con delle ripercussioni sulla possibilità di poter svolgere un lavoro pagato. Questo può avere conseguenze a lungo termine per l’indipendenza economica delle donne, a meno che non si mettano in campo delle politiche per affrontare questa questione come urgente».

Ha una figura storica di riferimento?
«Probabilmente Millicent Fawcet, una delle principali attiviste nel Regno Unito per il diritto al voto delle donne. Ha combattuto tutta la sua vita per i diritti fondamentali ed è per me fonte d’ispirazione. Quando ha cominciato la sua campagna, l’idea che le donne potessero votare appariva come una cosa ridicola alla maggior parte delle persone. Sembrava proprio un sogno impossibile. Che coraggio deve aver avuto per combattere qualcosa di così irraggiungibile per le donne, che non avevano nessun tipo di potere strutturato per poterci riuscire. E poi avere avuto la forza di resistere e combattere per decenni senza mai arrendersi. Questa è una conquista incredibile, un successo che ha gettato le basi per tutto quello che le donne hanno ottenuto in seguito».

Si è opposta alla rimozione da parte della Bank of England dell’unica donna (a parte Elisabetta II) raffigurata sulle banconote britanniche da 10 sterline. La sua vittoria cosa le ha insegnato?
«Che non importa quanto sia ragionevole o piccola la richiesta di eguaglianza, alcuni uomini la troveranno sempre tanto oltraggiosa da giustificare minacce di morte e stupro. Tanto vale allora esser irragionevoli».

La pandemia ha dato spazio allo smartworking: il Ceo di Twitter Jack Dorsey invita i dipendenti a continuare a lavorare da casa. Per le donne non si rischia semplicemente di aggravare il carico di lavoro domestico?
«È decisamente un motivo di preoccupazione. I dati in nostro possesso fino ad ora mostrano che l’aumento di lavoro domestico causato dal lockdown, e non retribuito, è stato tutto sulle spalle delle donne. Se agli uomini importasse l’eguaglianza delle donne che amano, adesso sarebbe il momento di prendere l’aspirapolvere in mano e una bottiglia di varecchina senza che qualcuno debba chiederlo».

Il data gap riguardo le donne verrà mai eliminato?
«Certo! Non succederò dall’oggi al domani visto che stiamo parlando di decenni di dati che mancano ma succederà.

Dobbiamo solo iniziare a raccogliere i dati».

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