Elisa di Francisca, mamma e atleta: «Gioia, medaglie e sensi di colpa»

Elisa di Francisca, mamma e atleta: «Gioia, medaglie e sensi di colpa»
di Gianluca Cordella
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Lunedì 13 Maggio 2019, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 10:55

Campionessa eterna di fioretto e madre del piccolo Ettore. In una parola - inventata da lei - mammatleta, come il blog che ha creato per mettere in contatto chi vive ogni giorno i due mondi, le pedane e le pappe. Elisa Di Francisca ha vinto tutto quello che era possibile vincere, dai mondiali alle Olimpiadi passando per la coppa del mondo, e ora insegue l'ultimo sogno, i Giochi di Tokyo, prima di fare la mamma a tempo pieno.

Lei è uno dei simboli dello sport italiano che vince più con le donne che con gli uomini...
«Non so perché da noi le ragazze vincano di più, ma so - in generale - perché le donne vincono. Perché lottano con le unghie e con i denti per i propri obiettivi. E non solo nello sport: penso anche a tutte quelle mamme, casalinghe e lavoratrici, che ogni giorno si destreggiano fra mille cose differenti».

Eppure quando si parla di premi e fama le gerarchie sono spesso ribaltate.
«Un velo di maschilismo c'è ancora nel sistema. L'immagine dello sportivo è spesso quella dell'eroe, del gladiatore. Una raffigurazione che calza di più con gli atleti uomini. Però alla fine contano i risultati».
 



Dov'è che essere un'atleta (con l'apostrofo) è più difficile di essere un atleta?
«Sicuramente per la maternità. Noi della scherma siamo fortunatissime perché la Federazione ci permette di portare i figli con noi durante i ritiri e le gare. Però so che in altri sport non è così. Un po' di tutela in più per le mamme servirebbe».

Quanto è complicato essere mamma e atleta?
«Parecchio. Vivi sempre in bilico sul senso di colpa tra due domande: Sto dedicando poco tempo al mio bambino? e Sto dedicando poco tempo all'allenamento?. Da un lato hai la soddisfazione personale e la necessità di portare soldi a casa e dall'altro hai un figlio che ha bisogno di cure e di presenza. Però quando riesci a conciliare tutto raggiungi la perfezione: ora Ettore viene a vedere le mie gare e fa il tifo, Forza mamma, cha cha cha. Non ha ancora dato segni di squilibrio per questa vita un po' sbattuta...».

Da mamma o da donna, è mai stata discriminata?
«Nell'ambiente sportivo per fortuna no. Anche perché io trovo il mio essere donna un valore aggiunto, non un fattore limitante. Nella vita privata, invece, ho avuto un po' di problemi all'inizio della mia carriera con un fidanzato troppo possessivo. Avevo 19 anni e lui era molto geloso. Non si fidava di me quando ero lontana per le gare, c'era stata anche una sorta di violenza a volte, mani addosso. Ne parlo spesso, è importante far capire alle ragazze che vivono situazioni simili che la gelosia e l'amore sono due cose differenti».

La competizione tra uomo e donna è un tema classico del mondo dello sport, sin dai tempi della Battaglia dei sessi tra Bobby Riggs e Billie Jean King. È stata mai attratta dall'idea di sfidare un suo collega?
«Dico la sincera verità: è un tema che mi mette una profonda tristezza. Il termine competizione lo vedo poco costruttivo, se ci fosse più unione saremmo un passo avanti, proprio come esseri umani. E lo dice una che della competizione ha fatto il proprio lavoro: ma io sono in competizione con me stessa, non con il mio avversario».

Il tennis, suo malgrado, finisce spesso in polemiche sessiste. Lo scorso anno agli Us Open Alizè Cornet si beccò un richiamo dall'arbitro per essersi cambiata la maglietta in campo, cosa che i colleghi uomini fanno abitualmente.
«O sono sbagliati i regolamenti, se prevedono una sanzione di questo tipo, o è stato un errore clamoroso di chi ha dato la sanzione».

Mentre il mondo dei motori aveva etichettato come pratica inappropriata la presenza delle ombrelline
sulla griglia di partenza dei Gp, decidendo di eliminarle...

«Una mossa di facciata più che altro. Purtroppo ci sono donne (e uomini) che si svendono a livello di immagine, che amano ostentare anche in maniera volgare il loro aspetto fisico, forse perché hanno poco altro da mostrare. Basta fare un giro sui social per vedere quante ragazze facciano solo foto con culo e tette in mostra. Ma non credo che le ombrelline come categoria appartenessero a questo gruppo a prescindere. Non mi sembrava una presenza volgare e poi, magari, per molte era una fonte di guadagno importante. Se sei bella mica devi vergognarti. Mi sembra una mossa che, più che combattere la discriminazione, ha tolto lavoro».

Altro ambiente fertile per il sessismo sono i social. Federica Pellegrini è stata accusata di voler mostrare a tutti i costi il suo fondoschiena per aver postato una foto mentre esce dalla piscina. E ha risposto alle offese continuando a pubblicare foto che esaltano il suo fisico e la sua bellezza. Un'altra forma di battaglia al pregiudizio?
«Ma certo. Scendere nell'arena con i leoni da tastiera è inutile. Meglio ignorare i messaggi e se hai un carattere forte come Federica rispondere così, come se fosse un chi se ne frega a tutti».

Dove bisogna intervenire per far crollare i luoghi comuni?
«Si deve cominciare dalle scuole, insegnando sempre più e sempre meglio l'amore e il rispetto».

Mamma Elisa come spiegherà queste cose a suo figlio?
«Qualche giorno fa eravamo al parco e Ettore voleva andare sull'altalena che però era occupata. Appena si è liberata ha cominciato a correre ma una bimba è stata più veloce di lui e gliel'ha rubata. La madre della bambina ha iniziato a scusarsi, ma io ho detto a mio figlio: Sempre prima le donne: aspettiamo. È una piccola cosa, ma si comincia così».

Che consiglio darebbe a una ragazza che inizia a fare sport?
«Di lavorare tanto, sudare, metterci impegno, ma sempre con il sorriso, senza assecondare le aspettative dei genitori».

E come le spiegherebbe che alla fine, comunque, lo sport maschile ha più visibilità?
«Le direi di lasciare gli uomini a fare i fighi in tv, mentre noi vinciamo le medaglie».
 

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