Tutte le donne svizzere in sciopero il 14 giugno, serve uguaglianza (anche nelle chiese)

Tutte le donne svizzere in sciopero il 14 giugno, serve uguaglianza (anche nelle chiese)
di Franca Giansoldati
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Domenica 2 Giugno 2019, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 09:50
Le donne in Svizzera si stanno tutte mobilitando per lo sciopero nazionale femminile. In vista di questa iniziativa trasversale, bipartisan, unitaria, in ogni cantone della confederazione elvetica, le donne che fanno parte delle Chiese evangeliche hanno pubblicato 7 tesi con il motto «Parità, punto, amen» che si unisce all'altro slogann (stavolta nazionale): «Più tempo. Più salario. Rispetto» perché «l’uguaglianza tra donne e uomini non è ancora raggiunta neanche nelle chiese riformate».

Il testo verrà fatto circolare in tutte le parrocchie evangeliche. La presidente uscente del comitato, Dorothea Forster ha invitato tutte le donne a «farle circolare perché per giungere all’uguaglianza serve necessariamente l’impegno di tutte noi. Ancora e ancora».

Le rivendicazioni sono di diversa natura e vanno dalla protezione assicurativa per il lavoro volontario, alla gestione dei tempi famigliari, passando dalla concezione dei ruoli, fino all’esegesi dei testi biblici e la rappresentanza a livello dirigenziale della Chiesa, senza dimenticare gli aspetti legati alla spiritualità, ma anche la protezione delle donne nei conflitti.

Inoltre, in una prospettiva ecumenica, si ribadisce la solidarietà alle donne cattoliche svizzere e alla loro richiesta di aprire le funzioni ecclesiali anche alle donne.

Al punto primo del testo si chiede che il lavoro non retribuito venga reso trasparente nei resoconti e nei bilanci annuali delle chiese, che le parrocchie consegnino un certificato di lavoro ai volontari e alle volontarie, rimborsino le loro spese e forniscano loro la copertura assicurativa necessaria.

La maggior parte del lavoro volontario nelle parrocchie è svolto da donne. Molto viene fatto dietro le quinte e viene preso in considerazione solo quando queste attività non vengono più eseguite. Al secondo punto c'è la sicurezza sociale perchè le parrocchie garantiscano che le donne con tassi di occupazione minimi siano affiliate ai fondi pensione. Numerose donne lavorano in diverse parrocchie a un tasso di occupazione assai basso come catechiste, diacone, sacrestane, e devono essere messe nelle condizioni di potersi creare dei risparmi di vecchiaia attraverso il secondo pilastro, pertanto, i datori di lavoro devono assumersi le proprie responsabilità. Il terzo punto ha come titolo: Facilitare la vita familiare.

«Affinché la democrazia nella Chiesa funzioni, i membri di chiesa devono essere rappresentati nelle istanze ecclesiali proporzionalmente alla loro effettiva presenza. Negli organi esecutivi delle chiese cantonali, oltre il 60% sono uomini, solo tre delle ventisei chiese membro della FCES sono presiedute da donne, e nell'assemblea dei delegati della FCES solo il 23% è donna».

Le donne evangeliche chiedono anche una Chiesa in cui i racconti biblici siano esposti con una sensibilità che tenga conto del contesto storico in cui hanno origine, evitando di consolidare gli stereotipi.

Infine viene fatto notare che nella Chiesa riformata c'è una mancanza di espressioni femminili per le esperienze spirituali. Nella chiesa, di regola, Dio viene ancora personalizzato e considerato di sesso maschile.
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