Allarme dei centri anti-violenza, il ddl Pillon mette a rischio la libertà delle donne di separarsi da mariti violenti

Allarme dei centri anti-violenza, il ddl Pillon mette a rischio la libertà delle donne di separarsi da mariti violenti
di Franca Giansoldati
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Lunedì 22 Luglio 2019, 11:51 - Ultimo aggiornamento: 12:33

Sos. Persino la libertà di separarsi e divorziare sembra essere a rischio. Per le donne italiane, soprattutto quelle che subiscono violenze fisiche o psicologiche tra le mura domestiche, le separazioni potrebbero diventare molto più difficili se passasse (senza essere emendato) il disegno di legge Pillon che la Lega con l'appoggio del Movimento 5 Stelle si appresta a varare. L’iter che porterà al voto del Parlamento il testo di riforma delle norme in materia di affido e separazione (e che porta il nome del senatore Simone Pillon), introduce importantissime novità. Per esempio la figura obbligatoria del mediatore (i cui costi da pagare saranno a carico di entrambi i coniugi). Secondo lo spirito di questa nuova normativa la figura del mediatore familiare dovrebbe tentare di ricomporre le coppie scoppiate e decidere il da farsi.

«In pratica il Tribunale delega al mediatore (una figura ancora piuttosto oscura) la facoltà di decidere e addirittura determinare casi di separazione difficili, con il rischio di scoraggiare proprio quelle donne che subiscono in silenzio violenze di vario genere e che si troverebbero a 'mediare' per legge con un marito violento. Come potranno parlare liberamente sapendo che fuori da quella stanza rischiano seriamente? Su queste cose c'è poco da scherzare». Elisa Ercoli ha le idee molto chiare in merito. Come presidente dell'associazione Differenza Donna (www.differenzadonna.org) ha avuto modo di studiare a fondo il testo e domani pomeriggio, assieme a decine di associazioni femminili ha organizzato una conferenza stampa a Palazzo Madama alla quale sono invitati tutti i parlamentari. Proprio domani il ddl Pillon torna in Commissione Giustizia al Senato ed essendo in sede referente, rischia di arrivare in Aula senza possibilità di essere emendato. Proprio come il testo del Codice Rosso.

Le associazioni femminili che si occupano di fare emergere le violenze in famiglia insistono nel dire che la mediazione obbligatoria è sbagliata perchè impedirà alle donne di parlare, di raccontare il vissuto e le prepotenze dei mariti. «E' vero che il ddl Pillon sostiene che da questo meccanismo sono escluse le donne vittime di violenze conclamate, ma senza spiegare cosa significa di preciso il termine conclamate. Tutti noi operatori sappiamo che le violenze conclamate si possono definire tali solo a distanza di tempo, non di certo mentre stanno affiorando, magari dopo anni di silenzi e drammi nascosti».

Un testo che manda al macero persino la Conferenza di Istanbul ratificata dall'Italia. Inoltre il ddl sottrae al giudice la competenza visto che di fatto deciderà il mediatore”.

«Cancella quello che secondo gli esperti è il tratto distintivo della violenza domestica, che si compone di un’alternanza tra abusi e momenti di pentimento e di serenità apparente» ha spiegato Teresa Manente, avvocata di Differenza Donna che da anni si occupa dell’ufficio delle avvocate penaliste all’interno dei centri antiviolenza, «la giurisprudenza ha stabilito che i periodi di normalità non escludono l’abitualità della violenza perché sono fatti apposta per tenere sottomessa la donna nel maltrattamento all’interno del rapporto. Per questo togliere l’abitualità e sostituirla con la sistematicità, significa negare il fenomeno della violenza domestica e molti uomini violenti sarebbero assolti».










 

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