Covid-19 e negozi chiusi. «Chi aiuta le operaie del Bangladesh che producono i vestiti per l'Occidente?»

Covid-19 e negozi chiusi. «Chi aiuta le operaie del Bangladesh che producono i vestiti per l'Occidente?»
di Laura Bogliolo
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Lunedì 13 Luglio 2020, 18:51

Nell'Occidente i negozi hanno chiuso e in Asia le lavoratrici del settore tessile hanno perso il lavoro. E' la conseguenza della cosiddetta "catena di approvvigionamento globale" che vede le marche occidentali produrre magliette, pantaloncini e ogni prodotto di abbigliamento in Asia. 

A causa del Covid-19, sono andati persi oltre 3,5 miliardi di dollari di ordini internazionali  nel settore dell'abbigliamento. E le operaie indiane, del Bangladesh, della Cambogia negli ultimi giorni stanno manifestando in strada con le mascherine per protestare.

Anche il Wall Street Journal, sabato ha dedicato un ampio articolo sullo shock economico subito dai paesi produttori asiatici. Secondo il Wall Street Journal, mezzo milione i lavoratori rischiano di perdere il lavoro.

La Worker Rights Consortium, ha pubblicato un rapporto dal titolo "Chi aiuta le operaie del Bangladesh che producono i vestiti per l'Occidente?". «Le grandi marche - si legge - hanno smesso di ordinare vestiti e annullato molte commesse, alcune delle quali già in corso di lavorazione». Il Bangladesh, dopo la Cina, è il più grande esportatore di vestiti e nelle industrie tessili sono impiegate soprattutto donne. Le lavoratrici spesso sono state licenziate, sospese, senza risarcimenti. Secondo i dati dell'associazione "Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association" oltre 400 fabbriche sono già state chiuse.

Sul web la onlus Remake.world ha lanciato da tempo la campagna "#PayUp" per chiedere ai marchi occidentali di pagare gli ordini che sono stati annullati. 
 

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