Allarme Cismai: «Troppi bambini ora sono più invisibili. Serve decreto per l'infanzia maltrattata»

Allarme Cismai: «Troppi bambini ora sono più invisibili. Serve decreto per l'infanzia maltrattata»
di Vanna Ugolini
4 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Marzo 2020, 07:11

Dietro le porte chiuse delle case ci sono tanti, troppi bambini che rischiano di diventare invisibili. Rischiano di diventare vittime due volte, prima di un genitore violento o di una condizione di povertà e poi di una solitudine troppo silenziosa che li riporta indietro, toglie loro anche quei diritti - e possibilità -  che avevano cominciato a riconquistare. 
Per questo non basta solo pensare all'economia, alla chiusura o meno delle fabbriche. C'è qualcosa di ancora più prezioso da tutelare e sono quei bambini e quei ragazzi che faticano più degli altri a sbocciare alla vita. 

Il Cismai, il Coordinamento italiano per i servizi all'infanzia, in una lettera aperta lancia un drammatico appello al governo per un #decretobambini.

«Sono circa 450.000 in Italia i minorenni in carico ai servizi sociali di cui 91.000 a causa di maltrattamenti e 1.260.000 i minorenni che vivono in condizioni di povertà assoluta. Impossibile quantificare quanti vivono inoltre in situazioni di disagio sommerse o invisibili. Ci sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze che vivono situazioni di forte vulnerabilità, condizioni di povertà economica, sociale ed educativa. Travolti dalla paura, vittime di violenza in famiglia, che vivono in condizioni di degrado, maltrattamento e abuso grave, impossibilitati a chiedere aiuto. Ragazzi e bambini che vivono questa grave e pervasiva esperienza traumatica senza alcun genitore in grado di spiegare loro cosa stia succedendo, o che vivono senza vie di fuga in situazioni di violenza fisica e psicologica perpetrata contro loro e le loro madri».

Per loro, per questi ragazzi per cui la scuola e il contatto con le persone che si prendono cura di loro sono una delle poche speranze di non cadere nel pozzo dell'emarginazione e del disagio, stare chiusi a casa non è solo un problema di noia ma una condizione  che può generare o riattivare  «le esperienze di rifiuto, abbandono, pericolo, emarginazione, già vissute in altre situazioni. Ragazzi e bambini, tutti, che hanno inalienabili diritti sanciti dall’Onu che sono compressi – come quelli di tutti in questa situazione di crisi – ma che dipendono anche da come gli adulti intorno a loro agiscono, pensano e attuano le norme, reagiscono alle emergenze».

Il paese è bloccato dall'emergenza sanitaria e «in questa fase è praticamente impossibile attivare le necessarie segnalazioni alle autorità giudiziarie competenti e i conseguenti interventi di protezione».

Per quelli che vivono in famiglie in difficoltà anche il contatto via web è comunque difficile da realizzare.

 «Segnaliamo infine la situazione di molti giovani care leaver, ragazzi neomaggiorenni cresciuti in comunità o in affido. Molti di loro oggi vivono soli o sono rientrati nelle famiglie di origine. Alcuni tra loro vivono altrettante situazioni di rischio perché privati dell’aiuto necessario».
Il Cismai indica una serie di misure da prendere per far fronte a questa situazione, tra cui una task force per poter continuare a monitorare le situazioni più a rischio e la possibilità di attuare comunque gli interventi di tutela «attivati anche in attuazione a provvedimenti dei Giudici minorili, per mettere in protezione le vittime».

Tra le altre iniziative da mettere in atto per tutelare questa infanzia e adolescenza più fragile e a rischio c'è la richiesta di creare gruppi di informazione e sostegno psicologico per insegnanti che devono curare in questa fase ancora di più non solo gli aspetti didattici ma anche quelli relazionali facendo sentire a questi bambini e bambine che continuano a essere pensati, che c’è un adulto di riferimento» e la «sensibilizzazione
delle forze dell’ordine per dare tempestivo riscontro alle chiamate di aiuto che possono ricevere rispetto a situazioni di violenza familiare».

 Vi è poi la richiesta anche di sostenere con la cassa integrazioni le figure professionali del terzo settore in questa situazione di chiusura e di interruzione dei servizi.
 L'appello è stato firmato da decine di associazioni che si occupano della tutela dei minorenni e della donne vittime di violenza e da singoli professionisti del settore e dovrebbe presto trasformarsi in una petizione da presentare al governo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA