Vaccino, la direttrice del team: «La scienza ci sottovaluta»

Vaccino, la direttrice del team: «La scienza ci sottovaluta»
di Maria Lombardi
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Sabato 9 Maggio 2020, 09:20

«Anche la scienza fatica a riconoscere la parità di genere. Si tende a sottovalutare il contributo femminile e a relegare le donne a un ruolo di manovalanza. Sono presenti nei laboratori ma assenti nelle postazioni strategiche. Succede in Italia così come all'estero. Ho dovuto lottare parecchio per andare avanti, ho insistito guidata dalla passione per il mio lavoro». L'amore per la ricerca l'ha portata lontano. Alessandra Vitelli, biologa di 61 anni, romana, fa parte della schiera di scienziati al lavoro in tutto il mondo per salvarci dal coronavirus. È direttore scientifico del team di ReiThera, l'azienda biotech di Castel Romano dove si sta sviluppando uno dei due vaccini italiani (l'altro è quello della Takis) in via di sperimentazione contro il Covid-19.

«Se tutto dovesse andare bene e il vaccino si dimostrasse sicuro ed efficace, a inizio 2021 potremmo cominciare a produrlo su larga scala». I trenta ricercatori lavorano a ritmi serrati e senza sosta nei laboratori di ReiThera. «Ci alterniamo anche di sabato e domenica se necessario, per rispettare i criteri di distanziamento. Lavoriamo con una procedura di emergenza - spiega Vitelli - ma mantenendo i massimi standard di qualità. Questo è un vaccino preventivo, che va somministrato a persone sane. Servono test per la sicurezza e l'immunogenicità. Sono convinta che riusciremo ad andare spediti fino a poterlo testare sull'uomo, all'inizio sui volontari sani e poi in una popolazione ad alto rischio».

ReiThera è specializzata nei vaccini innovativi contro le malattie infettive che utilizzano vettori virali provenienti da primati. Il team ha già messo a punto quello contro l'Ebola che nell'epidemia del 2014 in Africa si è dimostrato sicuro e molto immunogenico.
LA SPERIMENTAZIONE
Per il Covid-19 il vettore virale è un adenovirus (un virus molto comune che può causare una malattia come il raffreddore) di gorilla: viene depotenziato in modo da risultare innocuo per l'uomo e si utilizza come un cavallo di Troia per trasportare la sequenza genetica della proteina Spike, il gancio che il coronavirus utilizza per invadere le cellule. Iniettato nel muscolo, il virus modificato scatena la produzione di anticorpi contro la proteina Spike che bloccano l'ingresso del virus nelle cellule dell'ospite.

«Eravamo in qualche modo già pronti a sviluppare vaccini contro virus emergenti - spiega la scienziata - quando è arrivato il coronavirus. Così ci siamo messi al lavoro. Qui a Castel Romano abbiamo il vantaggio di ospitare sia i laboratori che l'officina farmaceutica e possiamo occuparci dell'ideazione del vaccino, dello sviluppo dei processi di produzione e della preparazione dei lotti clinici. Abbiamo una bozza di accordo con lo Spallanzani dove faremo lo studio clinico a partire da luglio».
Alessandra Vitelli dopo la laurea a Roma è stata ricercatrice all'EMBL di Heidelberg e poi è tornata nella sua città per lavorare nel gruppo dello scienziato Riccardo Cortese. Una sfida faticosa e anche esaltante, quella contro il coronavirus.

«È successo qualcosa di straordinario nel mondo scientifico. Si è creato un gruppo di lavoro globale, una comunità che collabora. Siamo tutti impegnati a mettere in comune i nostri progressi così da poter accelerare lo sviluppo del vaccino. Non era mai successo prima».

E spera, la direttrice del team, che le nuove generazioni di scienziate non conoscano i pregiudizi che ha dovuto affrontare lei. «Forse loro riusciranno davvero a fare questo salto e a non dover sfoderare la grinta di Tyson o diventare mostri per fare carriera e affermarsi nel mondo lavorativo. Noi sapevamo di essere relegate a un ruolo minoritario ed eravamo molto caute. Io mi sentivo sempre inadeguata, faticavo a farmi avanti quando dovevo dire la mia nelle riunioni». Eppure è riuscita a conquistare una posizione di vertice. «A me piace il team, essere direttore non vuol dire niente. Io mi consulto, chiedo, coinvolgo. Adesso siamo sotto stress, sappiamo di non poter sbagliare».

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