“Little Miss Period”, un pupazzo rosa e un film per combattere il tabù del ciclo

“Little Miss Period”, un pupazzo rosa e un film per combattere il tabù del ciclo
di Maria Lombardi
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Domenica 22 Dicembre 2019, 17:41 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 09:23

Un pupazzo rosa con le labbra rosse perseguita Aoko. La colpisce con pugni all'addome e la fa soffrire. «Se solo gli uomini avessero il ciclo anche una volta all'anno capirebbero», si lamenta la ragazza che lavora in una casa editrice e ha un capo insensibile ai suoi dolori. Il pupazzo rosa,  protagonista di un film "Little Miss Period" da poco uscito in Giappone, ha una missione: distruggere un tabù, quello del ciclo, in un paese che tende a rimuovere la questione considerata imbarazzante, come se le mestruazioni fossero qualcosa di sporco e impuro, insomma da nascondere.


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L'idea del personaggio è di un uomo, l'illustratore Ken Koyama, che nel 2017 ha disegnato un manga da cui è stato tratto un libro e adesso il film che a gennaio debutterà a Hong Kong, poi in Cina e in tutto il sud-est asiatico. Nella seria manga "Seiri-chan" il pupazzo rosa colpisce con i pugni al basso ventre le donne e dopo averle distese con una siringa preleva il sangue. Pugni anche per gli uomini che si mostrano insensibili ai dolori delle compagne, fidanzate o mogli. La storia comincia in epoca feudale con una ragazza giapponese reclusa in una capanna durante il ciclo perché considerata impura.





Nel film si racconta la difficile quotidianità di Aoko alle prese con il pupazzo rosa e un capo che ignora i suoi disturbi.
«Fino ad ora le mestruazioni sono state considerate qualcosa da nascondere e molte persone mancano completamente di una corretta informazione», sostiene Kazue Muta, professore di sociologia all'Università di Osaka. «Non posso elogiare il manga al 100% ... ma sarebbe positivo se fosse un passo verso una maggiore apertura ed educazione».







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La questione è al centro di polemiche e discussioni in Giappone dopo che il grande magazzino Daimaru ad Osaka ha suggerito alle donne di indossare un “badge” per avvisare i colleghi del loro ciclo. Il progetto - nato su proposta delle dipendenti che sono la maggioranza e volevano sensibilizzare gli uomini e renderli più comprensivi - non è piaciuto a molti. Iniziativa sessista e discriminatoria nei confronti delle donne, così è stata giudicata. Il grande magazzino non cancellerà il progetto ma lo modificherà. Dell'argomento tabù finalmente si riesca a parlare. 


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