Roma, le caregiver scendono in piazza: «Stanche di essere invisibili»

Roma, le caregiver scendono in piazza: «Stanche di essere invisibili»
di Maria Lombardi
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Sabato 18 Luglio 2020, 17:13 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 21:46
Le caregiver scendono in piazza a Roma, «stanche di essere invisibili». L'appuntamento è per mercoledì 22 luglio, alle 14,30, a Montecitorio. Quel giorno scadono i termini per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge 1461, sul riconoscimento della figura del caregiver, depositato lo scorso agosto al Senato e adesso in Commissione Lavoro.

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«Delusi», così si dichiarano i caregiver familiari Comma 255 che hanno promosso la manifestazione. «É stato dimenticato che in questo periodo di emergenza è stata delegata a noi ogni cura ed assistenza, quando con il  lockdown è stato chiuso o rimodulato da “da remoto” qualsiasi servizio destinato alle persone con disabilità».
Le mamme e i papà dei disabili hanno più volte rivolto appelli, anche a Mattarella, per non essere dimenticati.
«Siamo stanchi di attendere una legge giusta che sia rispondente ai bisogni dei caregiver familiari ed al riconoscimento del valore sociale che svolgono, scendiamo in piazza per dare voce a tutta quella rabbia e frustrazione che da troppo tempo tratteniamo. Chiediamo il riconoscimento del lavoro sociale svolto sostenendo, curando ed assistendo i nostri congiunti con disabilità grave, oggi come sempre. Chiediamo misure di sostegno economiche dirette che diano la possibilità di non alienarci, di non dover rinunciare alla nostra individualità e prospettiva di vita. Chiediamo riconoscimento e misure per facilitare il nostro reinserimento nel mondo del lavoro, o una pensione dignitosa. Chiediamo pari opportunità come tutti i cittadini italiani».

LE CRITICHE
Tra le contestazioni mosse al ddl c'è il fatto che non prevede una indennità mensile al caregiver familiare,
«fondamentale invece per ridare dignità a tutte quelle situazioni in cui il cgf sia stato costretto a lasciare il lavoro». Non solo, mancano misure per facilitare l’inserimento ed il reinserimento lavorativo del caregiver familiare «delegandole genericamente alla conferenza stato-regioni ed anzi offende i caregiver familiari col riconoscimento delle competenze nella qualifica di operatore socio-sanitario. Non riconosce il lavoro del caregiver familiare ai fini pensionistici. I contributi figurativi possono essere riconosciuti per un massimo di anni nell’arco di una vita lavorativa, che non sono sufficienti a coprire chi ha lasciato il lavoro né chi non vi ha potuto accedere».

Andrebbe prevista, sostiene Comma 255, 
«una indennità mensile riconosciuta dall’Inps. La condizione di caregiver familiare colpisce le donne riproponendo con forza il problema della condizione femminile che deve essere affrontato a livello nazionale e non locale».


LA PROTESTA
Alla manifestazione aderisce anche Adi. 
«Sappiamo bene - spiega la presidente dell' Adi, Serena Troiani - quanto siano complesse le condizioni di vita delle nostre famiglie, per chi come noi assiste un disabile grave, non é semplice avere la libertà di poter uscire di casa, ma saremo comunque in piazza. Come Adi abbiamo chiesto ai senatori che hanno dimostrato sensibilità sull’argomento di proporre alcune modifiche degli emendamenti che verranno discussi, affinché il caregiver venga riconosciuto a livello nazionale e tale riconoscimento sia imprescindibile dalla remunerazione economica (e dal riconoscimento contributivo) come previsto per qualsiasi attività lavorativa. Nei casi dove possibile, infine, abbiamo suggerito di creare meccanismi per favorire il reinserimento lavorativo del caregiver. È il momento di far sentire la nostra voce per non essere più invisibili».

IL SOSTEGNO
Sono centinaia le mail che stanno arrivando ai capigruppo di Camera e Senato a sostegno della manifestazione  per la campagna
«anche io caregiver familiare fuori sede voglio manifestare» lanciata dall’Emilia Romagna da Anna Maria Paoletti. «Non è giusto che la condizione di caregiver familiari ci impedisca anche la possibilità di manifestare. Siamo impossibilitati a partecipare perché non abbiamo possibilità di staccarci dal nostro congiunto con disabilità ma vogliamo comunque far sentire il nostro dissenso e la nostra voce. Perché non basta una legge. Vogliamo una legge giusta, che restituisca dignità alle nostre vite».

I NUMERI
In Italia in media il 17,4% della popolazione (oltre 8,5 milioni di persone) è caregiver. Spesso si tratta di persone a loro volta anziane, come i familiari che assistono, ma non sempre è così. Più di 390 mila sono i giovani caregiver, tra i 15 e i 24 anni. Ragazzi che si prendono cura di un familiare, rinunciando anche a un lavoro e al  tempo libero. Sono donne nel 70 per cento dei casi (Censis), hanno tra i 45 e 64 anni, e il 60 per cento di loro ha dovuto smettere di lavorare. 
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