Un dolce segreto e la bambola delle frazioni, Amatrice riparte dalla “Casa delle Donne”

Un dolce segreto e la bambola delle frazioni Amatrice riparte dalla Casa delle Donne
di Rosalba Emiliozzi
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Lunedì 17 Giugno 2019, 19:31 - Ultimo aggiornamento: 19:42

Un dolce segreto con i profumi di Amatrice, una bambola che veste i colori delle frazioni, laboratori di tessitura e cucina, incontri sulla ricostruzione e il ruolo delle donne per dare un futuro al paese che non c’è più. È tutto questo la “Casa delle donne”, un luogo dove un gruppo di mamme e professioniste ha deciso di ricominciare partendo dal passato e dalle tradizioni. Sonia Mascioli, architetto di Roma, è presidente di questa compagine di donne che suona la sveglia alle istituzioni, organizza incontri e pensa a come rifondare la cittadina rasa al suolo dal sisma tre anni fa. «Combattiamo ancora con le macerie, e questo non è più possibile» dice.

«Ad Amatrice, dove ho conosciuto mio marito, avevo costruito la casa dei sogni, un’abitazione bio e antisismica, fatta nel rispetto della natura, quella notte ha retto, ci ha salvato la vita ma ora è da buttare giù» dice l’architetto Mascioli. Quando si ferma a guarda la sua casa a Colle Pagliuca, frazione di Amatrice, sente stringersi il cuore. 
«Venivo chiamata la castellana perché diventavo parte integrante del paesaggio: preparavo la tavola con pane, crostate, marmellate fatte in casa, tutto pronto per le amiche che venivano a fare colazione. Vivere ad Amatrice per noi significava una bellissima vita, avevano tutto».

L’architetto Mascioli fa parte del cosiddetto popolo delle seconde case che nei weekend, nelle feste e d’estate portava vita e consumo, ciò che manca ora ai paesi terremotati. Dopo il sisma ha deciso di dedicare tutto il suo tempo libero ad Amatrice. «Siamo tutti sconvolti per il terremoto. i primi mesi sono stati di lacrime, abbiamo perso amici, parenti. Ogni famiglia ha avuto un dolore grandissimo. La sera del 23 agosto del 2016 me la ricordo bene: il cielo rosso strano, l’aria ferma, ma c’era anche l’atmosfera di festa per la sagra e la premiazione dell’Amatrice calcio. Avevi voglia di non rientrare a casa, quasi una sensazione che qualcosa stesse per succedere, dopo la notte più nulla”.

A novembre del 2016, a tre mesi dal disastro, «è nata l’idea di stare insieme, con  la Casa delle Donne abbiamo deciso di recuperare la nostra storia, le nostre tradizioni che passano principalmente attraverso l’artigianato». Quindi pastorizia, lana, lino, tessitura. «Ci siamo dette: abbiamo perso tutto, persone care, la nostra storia urbanistica, le nostri origini, ricominciamo le nostre tradizioni. Siamo ripartite dalle cose semplici, che si fanno con le mani. E recuperare le tradizioni può dare anche uno sbocco lavorativo». Hanno creato un gruppo Facebook ed è come se il mondo le aspettasse. «Siamo state contattate da molte associazioni femminili, abbiamo fatto amatriciane, raccolto fondi, organizzato convegni e dibattiti, finché l’interesse è arrivato in Lussemburgo, dove hanno deciso di adottare il progetto Casa delle Donne di Amatrice. Ci hanno donato 59 mila euro per la sede che sommati ad altri fondi raccolti ci hanno permesso di costruire la sede provvisoria. Sarà inaugurata tra luglio ed agosto. Sono 130 metri quadrati nella frazione di Torrita, è una soluzione Sae con laboratori di tessitura, feltro, ceramica e cucina».

È nata così la bambola della tradizione, proposta ogni anno con un abito legato ai colori delle 69 frazioni (cambia di colore il fazzoletto o il corpetto). «Abbiamo scritto un libro: “Le ricette di Laboratorio Amatrice”. Sono piatti amatriciani realizzati con i soli prodotti del territorio. Il libro è alla seconda ristampa e sta andando bene grazie alla sola promozione su Fb e Instagram. Poi è arrivato “Dolcelaga”, dolce mono porzione con ricetta segreta. «La chef aquilana Serenella Farinella Deli ha saputo chiudere in questo dolce tutti i sapori e i profumi della nostra terra». Cioè rosa canina, calendula, noci, nocciole, ciliegie, castagne. «L’abbiamo presentato al polo del gusto. È piaciuto. Ristoranti importanti ci hanno chiesto il nostro dolce, ma deve uscire dal nostro laboratorio perché la ricetta è segreta e questo crea qualche problema al momento per la diffusione».

La Casa delle Donne vuol dire tutto questo. «Quella mattina, di tre anni fa, capimmo tutte di amare il nostro paese. Mi manca Amatrice, aprire la finestra e vedere le montagne, fermarsi a sentire i profumi, il rumore dei bambini. Per questo noi donne abbiamo deciso di dedicare tutto il nostro tempo alla rinascita del nostro paese». 

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