Le donne in giallo nel nome di Agatha Christie, da Marilù Oliva a Mariolina Venezia il successo delle scrittrici italiane di noir

Le donne in giallo nel nome di Agatha Christie, da Marilù Oliva a Mariolina Venezia il successo delle scrittrici italiane di noir
di Valeria Arnaldi
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Sabato 19 Settembre 2020, 14:20 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 04:42

Brillante, appassionata, intraprendente. Capace di usare il suo talento per scardinare, sottolineandoli, gli stereotipi: «Ah, les femmes! Amano pensare che Dio abbia dato loro un'arma speciale, l'intuito, ma per una volta che esso mostra loro la verità, almeno altre nove volte le porta fuori strada», fa dire a uno dei suoi personaggi più noti, Hercule Poirot. Sono passati centotrenta anni dalla nascita di Agatha Christie, avvenuta il 15 settembre 1890. E cento dalla pubblicazione della prima avventura con Poirot.

La regina deI giallo 

La regina del giallo - secondo Winston Churchill «la donna che, dopo Lucrezia Borgia, è vissuta più a lungo a contatto col crimine» - è un'icona. E ha fatto scuola. Sono sempre di più, infatti, le autrici di gialli e noir. Anche in Italia. Progenitrice della tradizione giallistica nel nostro Paese è stata Carolina Invernizio, classe 1851, vittima di critiche in quanto donna intenta a muoversi - e bene - in un ambito ritenuto maschile. Alcune delle sue intuizioni si sono rivelate trend, validi ancora oggi. Nella prefazione alla riedizione di Nina la poliziotta dilettante, uscito nel 1909 e appena ripubblicato da Rina edizioni, Alessia Gazzola sottolinea l'attualità del romanzo: «C'è la figura dell'investigatore fai da te che si improvvisa tale perché insoddisfatto degli esiti delle indagini svolte dagli inquirenti. Cosa ancora più innovativa, si tratta di una ragazza, un'operaia laboriosa e proba, certo siamo pur sempre nel pieno dell'età giolittiana ma anche coraggiosa e indipendente, e soprattutto, a suo modo, moderna: non stupisce infatti che centodieci anni dopo Nina la poliziotta dilettante il mercato editoriale pulluli ancora di poliziotte dilettanti».

Le protagoniste

Le storie crime concepite dalle scrittrici piacciono. E, molto. Gazzola ha creato Alice Allevi: dalle sue indagini è stata tratta la serie TV L'allieva - dal titolo del primo libro - con Alessandra Mastronardi. Margherita Oggero ha tratteggiato il personaggio di Camilla Baudino, ripreso nella serie Provaci ancora prof! con Veronica Pivetti. Mariolina Venezia ha ideato la figura di Imma Tataranni - Via del riscatto. Imma Tataranni e le incognite del futuro (Einaudi) l'ultimo volume uscito - e dai suoi romanzi è nata la serie Imma Tataranni - Sostituto procuratore con Vanessa Scalera. «Imma è una persona che non si lascia limitare dalle considerazioni altrui - spiega Venezia - Ogni essere umano è di una tale complessità che appiattirlo su uno dei suoi elementi, se sia maschio o femmina, la sua religiosità, gli ideali politici e via dicendo, è impoverente. Imma non è una donna oggetto degli sguardi ma una donna soggetto, non si pone come desiderabile ma è lei che ha desideri».
Un importante cambio di prospettiva. «Le donne spesso - aggiunge - si fanno definire o sono definite dagli altri: belle o brutte, truccate o non truccate e così via. Nel momento in cui si scardina questo punto di vista si riporta l'attenzione su se stesse. Quando ci si pone come oggetto di proiezioni e parametri altrui, si è deboli perché sono gli altri che giudicano, se siamo noi il metro del nostro mondo siamo vincenti. Uomo o donna non importa: Imma è un essere umano che sa essere se stesso».
Da Rosa Teruzzi a Gabriella Genisi, da Ilaria Tuti a Cristina Cassar Scalia, e ancora Elisabetta Bucciarelli, Grazia Verasani, Danila Comastri Montanari, Lorenza Ghinelli e molte altre, fino a Marilina Giaquinta, già dirigente superiore della Polizia di Stato, ora in libreria con Non rompere niente (Euno), le autrici portano in primo piano figure libere da stereotipi.

Gli ostacoli

Tra le firme note del noir, Marilù Oliva con la Trilogia della Guerrera (Elliot) - protagonista Elisa Guerra, salsera e lottatrice di capoeira - e con le indagini di Micol Medici, a partire da Le spose sepolte (HarperCollins), personaggio più soft ma non meno forte. «Ho fatto il mio esordio nel crime undici anni fa - dice Oliva - e non è stato facile, perché era considerato un ambito maschile. Oggi, a pubblicare libri di questo tipo ed essere conosciute siamo poche, veniamo invitate a tutti i festival, agli inizi però non eravamo considerate neppure dalla critica. Il pregiudizio diffuso è che le donne valgano meno. I premi di carattere poliziesco mostrano bene tale visione: è come se le autrici non fossero contemplate, se non in minima parte. E chi prova a far notare il problema viene esclusa o tacciata di essere una lamentosa. Inoltre, quando viene chiesto agli autori di consigliare altre letture, al di là di eccezioni, di solito citano altri uomini. È un circolo vizioso».

Qualcosa però sta cambiando. Le scrittrici si stanno facendo sentire, pure attraverso nuovi personaggi femminili, capaci di educare sguardo e sensibilità. «La Guerrera - prosegue - è un personaggio estremo che amo molto. Il lettore medio preferisce Micol Medici, che, nonostante la complessità, pare più rassicurante. Provare a mutare violentemente il punto di vista spesso determina come risposta un rifiuto, specie se a farlo è una donna. Osare ma attraverso vie meno estreme porta più risultati. In L'Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre, ad esempio, ho mostrato il maschiocentrismo del mito in modo netto ma non drastico: il libro è stato adottato nelle scuole. Ora sto lavorando sulle donne nell'Olocausto, tema ancora non toccato».
Il modello della donna detective piace. Anche agli scrittori. «Funziona - conclude Oliva - è pure una moda. Alcuni autori stanno dimostrando grande sensibilità nel delineare la complessità delle donne. Attenzione, però: c'è il rischio che il trend alimenti stereotipi. Le solite bellocce, alte, magre, con seni prominenti, hanno stancato. Ci vorrebbe un po' di normalità».
 

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