Quel 7 ottobre sul barcone affondato tra le acque in burrasca viaggiavano 170 migranti, 149 sono stati tratti in salvo, 19 corpi sono stati recuperati ma dei restanti non si è più saputo più nulla.
I loro ragazzi avevano una età tra i 18 e i 32 anni. Le mamme hanno potuto affontare i costi del viaggio grazie ad una associazione che si occupa delle vittime del mare. Nei giorni scorsi sono anche state convocate ad Agrigento dal magistrato che coordina l’inchiesta di quel naufragio.
Il ragazzo più giovane, di appena 18 anni, «voleva soltanto girare il mondo e conoscere altri paesi», ha detto tra le lacrime la mamma, mentre stringeva tra le mani la foto del ragazzo. I familiari credevano che fosse al bar con gli amici. Hanno saputo solo in seguito che si era imbarcato. Lazar Chaieb, invece, il più grande di tutti, 32 anni, sposato e con una figlia piccola, voleva invece raggiungere l’Italia per curarsi. Aveva un tumore e in una busta di plastica aveva messo le cartelle cliniche, attaccandosele al torace con il nastro adesivo.
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