Matilde D'Errico dà voce in tv alle vittime di violenza: «Ragazze, l'amore è libertà»

Matilde D'Errico, autrice e regista tv
di Maria Lombardi
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Venerdì 12 Luglio 2019, 11:23 - Ultimo aggiornamento: 14:39

«A volte ci scherzo: nella mia vita c'è un prima e dopo Cristo. Prima e dopo il tumore al seno. Tutto è cambiato. Nei primi periodi, quelli della diagnosi che sono i peggiori, mi ha aiutato molto scrivere. Ho iniziato a tenere un diario di viaggio nella malattia, era un modo per govenare la tempesta interiore, la paura, lo smarrimento. Quando ho terminato il mio percorso di cura, ho deciso che avrei aiutato le altre». 

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IL LABORATORIO
"Io scrivo", le parole come terapia. Il laboratorio di scrittura tenuto da Matilde D'Errico, sceneggiatrice e ideatrice, autrice, regista dei programmi di Rai3 "Amore Criminale" e "Sopravvissute" , diventerà un film documentario che verrà trasmesso in autunno sulla stessa rete. «Al policlinico Gemelli, dove sono stata in cura, incrociavo gli sguardi smarriti delle altre donne e mi chiedevo cosa potevo fare per loro. Ho proposto al professor Riccardo Masetti, primario di senologia, e a Stefano Magno, responsabile delle terapie integrate, di tenere un laboratorio di scrittura.  Alle 14 pazienti che hanno seguito il corso ho insegnato cosa c'è dietro la scrittura di una fiction o di un romanzo e a usare le parole per tirare fuori le emozioni potenti che genera il tumore. "Io scrivo" è il titolo del documentario, volevo sottolineare l'atto di volontà, il desiderio di andare avanti nonostante la malattia».

Una vittima ogni 60 ore
Matilde D'errico da 13 anni con "Amore Criminale" racconta le storie di donne uccise dai loro uomini e da due anni con "Sopravvisute" quelle di chi è riuscita a spezzare «relazioni tossiche». Uscirne si può, dice, da rapporti con persone che vorrebbero annullarti. «La violenza psicologica è difficile da capire, è subdola, vischiosa. La testimonianza di donne che ce l'hanno fatta è potente, la tv fa da specchio. Dico sempre che per prima cosa bisogna cogliere i campanelli d'allarme: le continue critiche, la colpevolizzazione, il far sentire la moglie o la compagna sbagliata, la manipolazione che tende a mandarle in confusione e  l'isolamento. Ed è allora che deve scattare dentro qualcosa per tornare a volersi bene e ricostruire la propria autostima, bisogna capire che il tuo valore non dipende dallo sguardo di nessuno».

L'EDUCAZIONE
Matilde incontra le studentesse nelle scuole per parlare di violenza e delle storie raccontare nel suo libro “Amore Criminale” (edizione Einaudi). «Le ragazze non hanno consapevolezza di cosa sia una relazione violenta. Molte pensano sia normale che lui controlli il loro cellulare, chieda la password di fb, dica come si devono vestire. Scambiano tutto questo come prova che lui ci tiene al rapporto. Fin quando i nostri figli cresceranno in un contesto in cui tutto questo passa per normale, la violenza ci sarà perché è innanzitutto una questione di mentalità, di contesto culturale:  il nostro è ancora maschilista e patriarcale. Lo dimostra il fatto che a parità di ruolo le donne guadagnano sempre meno, che la maggioranza dei registi o dei primari o dei direttori di banca sono uomini, che ci sembra ancora normale vedere una donna tornare dal lavoro e mettersi a cucinare mentre il marito è sul divano. Per scardinare questo modo di pensare bisogna educare ragazzi e ragazze al rispetto, fargli capire che se una donna dice no, è no, che l'amore regala libertà. Senza l'educazione sentimentale non si può combattere la violenza»
 

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