Maria Montessori, la visionaria d'Europa che ha rivoluzionato la scuola e sosteneva i diritti delle donne

Maria Montessori, la visionaria d'Europa che ha rivoluzionato la scuola e sosteneva i diritti delle donne
di Valeria Arnaldi
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Domenica 30 Agosto 2020, 08:00

L'abbigliamento elegante, a ribadire che la volontà di entrare in un mondo maschile non implicava il rifiuto della femminilità. Il passo lento ma sicuro, sfilando davanti ai compagni, costretta, in quanto donna, a entrare per ultima in aula e sedersi in fondo. La sigaretta sempre accesa nella sala di anatomia, dove doveva esercitarsi, da sola, di sera perché una figura femminile, davanti a un corpo maschile nudo, perfino di un defunto, alla presenza di altri uomini, era inaccettabile per la società del tempo.
Capostipite della pedagogia moderna - il suo metodo di insegnamento basato sul rispetto dello sviluppo naturale del bambino ha mutato l'approccio all'infanzia e si è diffuso nel mondo - Maria Montessori ha segnato profondamente anche la storia delle donne europee. Tenace, determinata, anticonformista, si è battuta per l'affermazione di una «donna nuova». Chiedeva pari diritti e anticipò persino le battaglie per il salario, che fosse adeguato a quello maschile a parità di ruoli svolti. Praticamente una visionaria.
UN MODELLO
A 150 anni dalla nascita, avvenuta il 31 agosto 1870, molte delle sue lotte sono ancora attuali. Nata a Chiaravalle, ma di fatto romana - nell'Urbe la famiglia si è trasferita nel 1875 - Montessori ha anticipato rivendicazioni per parità di genere, eguaglianza salariale, voto alle donne. Il New York Tribune la definì «La donna più interessante d'Europa».

«Montessori era una militante - dice Maria Serena Sapegno, docente di Letteratura italiana e Studi delle donne e di genere all'università Sapienza di Roma - Voleva la parità di diritti ma riconosceva pure la diversità e si chiedeva come una società costruita su modello degli uomini potesse garantire la libertà delle donne e cosa dovesse cambiare». Primo passo, la formazione, anche scientifica.

Erano gli anni 90 dell'Ottocento quando già frequentava Medicina a Roma, all'università La Sapienza. Aveva lottato per quel diritto. Prima andando contro il padre, che desiderava per la figlia un avvenire - femminile - da maestra, mentre lei sognava un futuro nella scienza. Poi contro le regole sociali, che riservavano l'accesso alla facoltà agli studenti del liceo classico, pressoché solo ragazzi. Non accettò di essere respinta, e, iscrivendosi a Scienze Naturali e poi, dopo vari esami, chiedendo di passare a Medicina, riuscì nell'intento: farsi accogliere come futuro o quantomeno aspirante medico. Non un'impresa facile.
All'incirca negli stessi anni, Anna Kuliscioff presentò domanda come medico all'Ospedale Maggiore di Milano ma fu respinta per il suo sesso. Nel 1896 L'Illustrazione Popolare pubblicò l'articolo Le donne possono essere medichesse?, veicolo di stereotipi e pregiudizi.

ANTICIPATRICE
Le laureate nell'Italia post-unitaria erano poche. Dal 1877 al 1900, appena 224. Montessori fu tra le prime con laurea in medicina: per talune fonti la prima alla Sapienza, secondo altre la terza. Sopportò le discriminazioni dei colleghi pur di studiare. E anche quando, studentessa, fu notata dai giornali, non si liberò di tali pressioni, ma rimase confinata nello stereotipo femminile: citata per la dolcezza o come caso, non per i tanti meriti scientifici. «Io non sono famosa grazie alla mia abilità o alla mia intelligenza, ma per il mio coraggio e la mia indifferenza nei confronti di tutto», disse Maria. La strada però era lunga.
Dopo la laurea nel 1896, fu proposta come assistente volontaria presso la Regia Clinica Psichiatrica di Roma. Nella lettera di accettazione, il Ministero della Pubblica Istruzione, corresse quella che probabilmente parve una svista nello scritto, trasformando Maria in Mario.
PARITA'
«Era l'unica donna in un mondo maschile - commenta Valentina Gazzaniga, docente di Storia della Medicina nel primo ateneo romano - nei suoi testi, ricorda come i colleghi la guardassero, a lezione, per scorgere eventuali reazioni emotive. La medicina era ritenuta disciplina da uomini. Alle donne si riconosceva l'assistenza. Montessori non voleva fare l'infermiera, le interessava la scienza medica. La sua stessa pedagogia è nata da un'istanza di igiene sociale».

Nell'educazione dei bimbi vedeva pure un volano per la pace. «Il suo iter non è stato senza sacrifici - prosegue - Si pensi al figlio nato fuori dal matrimonio, che ha dovuto abbandonare, salvo poi recuperare il rapporto quando era quasi adulto, in veste di zia». Il riconoscimento pubblico di quel legame avverrà con il testamento, nel 1952.
Impegnatasi per fare largo alle donne nella scienza, si è fatta pure portavoce delle lotte per il lavoro. Nel 1896 al Congresso Internazionale Femminile di Berlino, sostenne il diritto alla parità salariale. Nel 1906 scrisse il testo del Proclama alle donne, affisso nelle vie di Roma: «Donne tutte sorgete! Il vostro primo dovere in questo momento sociale è di chiedere il voto politico».

DIRITTI
Nel 1908 al Congresso nazionale delle donne a Roma, contestò l'infantilismo femminile, sottolineando la necessità di approfondire la formazione delle donne, anche nelle questioni sessuali, per renderle consapevoli e capaci di contribuire al progresso sociale. Ciò implicava i diritti all'istruzione, al lavoro, a scegliere il proprio compagno.

«Le sue lotte - nota Sapegno - nel tempo sono state quasi dimenticate. È fenomeno diffuso nella storia: la memoria delle donne scomode, che volevano cambiare la società, è spesso cancellata. Per la Montessori potrebbe essere stato fatto paradossalmente a fini protettivi, per non far pesare sulla sua figura quella che era ritenuta una debolezza». Una fragilità che ambiva ad essere rivoluzione, affermazione della libertà di essere.

La «donna nuova» - disse Maria Montessori aprendo a Roma la prima Casa dei Bambini, nel 1907 - «Per se stessa vorrà essere amata, e non come mezzo di benessere e di riposo».

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