Pellizzari nuovo vice capo della polizia: «Non deve far più notizia la nomina di una donna»

Pellizzari nuovo vice capo della polizia: «Non deve far più notizia la nomina di una donna»
di Michela Allegri
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Domenica 8 Novembre 2020, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 17:49

La Polizia ha un vice capo donna ed è la prima volta nella storia. Maria Luisa Pellizzari, nominata ieri dal Consiglio dei ministri, è stata voluta dal ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, e dal capo della Polizia, Franco Gabrielli. In 35 anni di carriera, la Pellizzari, padovana, 61 anni e una laurea in giurisprudenza, ha ricoperto ruoli strategici e di prestigio: è stata la prima donna a dirigere il Servizio centrale operativo. «La nomina di una donna non dovrebbe nemmeno più fare notizia», dice adesso, e poi ripercorre la carriera dall'inizio: dal 1985, e poco dopo dall'incarico operativo che la porta a Roma, città d'adozione che racconta di amare «profondamente». Qui la Pellizzari diventa dirigente della sezione criminalità extracomunitaria della Squadra mobile e poi della Criminalpol del Lazio. Nel 1992, l'anno delle stragi di Falcone e Borsellino, passa alla Dia, dove dirige la sezione investigativa del Centro di Roma, per poi approdare al Servizio centrale operativo, dove coordina, tra l'altro, le indagini sulle stragi.
Dottoressa, è la prima volta che una donna in Polizia assume un incarico così importante, quanto sono cambiate le cose rispetto a 35 anni fa, quando ha iniziato la sua carriera?
«Dalla riforma del dipartimento di Pubblica sicurezza e della Polizia, che dall'81 in poi ha permesso al personale femminile di accedere alla carriera con uguali progressioni, le cose sono cambiate parecchio, anche se è stata un'evoluzione abbastanza rapida. All'inizio eravamo poche, i colleghi non erano abituati a lavorare con le donne. C'è stato un percorso, come in tutte le rivoluzioni piccole e grandi. Questa stata è un'amministrazione lungimirante, che ha avuto il coraggio di avviare il cambiamento presto. Poco per volta il mondo che ci circondava ha smesso di guardare al genere, maschile e femminile, ma si è focalizzato sulle capacità. Da allora è stata fatta tantissima strada. Oggi ci sono tante colleghe valorizzate. Abbiamo questori donne in città di grandi dimensioni, penso a Padova, a Verona e a tante altre realtà. Molte donne hanno ruoli importanti e di rilievo a livello nazionale e di coordinamento».
Il ministro Lamorgese infatti ha detto che la sua nomina «è la dimostrazione che nella Polizia quello che vale non è il genere, ma la qualità e il merito delle persone».
«È chiaro che il ministro e il Capo della Polizia con questa nomina hanno portato a compimento, o quasi, questo processo di normalizzazione, che sarà concluso quando la nomina di una donna non verrà più evidenziata, non dovrebbe nemmeno più fare notizia».
Lei è di Padova, ma vive a Roma da tanti anni. Che rapporto ha con la sua città d'adozione?
«Roma la amo profondamente. Sono legatissima anche a Padova, dove ci sono le mie radici, ma ormai ho praticamente vissuto per più tempo nella Capitale. Sono a Roma dall'87, pur essendomi dovuta spostare per tanto tempo, perché nei primi 20 anni della mia carriera mi sono occupata di investigazioni, quindi mi spostavo a seconda dei casi che dovevo seguire. Questa città ha avuto un'evoluzione, penso che sia stato fatto un grandissimo lavoro. Quando sono arrivata si parlava ancora della Banda della Magliana, c'erano gli ultimi scampoli di quella realtà. Da allora la criminalità si è evoluta, adattandosi ai tempi, ma le tematiche di cui si occupa sono sempre le stesse e penso che sia stato fatto tanto, anche se non si può mai essere soddisfatti quando si parla di lotta al crimine e di sicurezza».
Roma è una città sicura?
«Considerando il fatto che è una capitale e che è molto popolosa, sì. Le forze dell'ordine sono efficienti e presenti. E recentemente il questore ha presentato un progetto che rende i nostri uffici ancora più vicini al territorio, in un'ottica molto moderna».
Pensa che in questo momento storico in Italia ci sia un problema di ordine pubblico? Il riferimento è soprattutto all'emergenza Covid e alle proteste delle scorse settimane, che hanno avuto anche derive violente.
«Questo è un momento storico molto difficile. La Polizia di Stato ha una missione, che è quella della tutela della sicurezza pubblica. I disagi, che in questo periodo ci sono, vanno intercettati e compresi, garantendo la libertà di espressione e anche di protesta, evitando che però che sfoci in azioni violente. In questo mettiamo e metteremo sempre il massimo impegno».
Cosa direbbe a un giovane che intenda intraprendere la carriera in Polizia?
«Se si sposa la Polizia si sposano anche i suoi valori, che sono appartenenza, ascolto, solidarietà, rispetto delle regole, senso del dovere. Questi valori sono l'essenza della nostra attività e devono essere condivisi pienamente. È un lavoro molto impegnativo, che richiede un grande sacrificio, ma è anche un lavoro meraviglioso».
 

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