Loretta Goggi compie 70 anni: «In tv tante donne usano ancora solo la bellezza, ma è un talento che non dura»

Loretta Goggi compie 70 anni: «In tv tante donne usano ancora solo la bellezza, ma è un talento che non dura»
di Ilaria Ravarino
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Lunedì 21 Settembre 2020, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 12:39

Settant'anni il 29 settembre e non sentirli. Un po' perché «i cinquanta sono stati peggio, poi ti abitui», un po' perché con un film in uscita (Burraco Fatale), una fiction in produzione per Cinzia Torrini, un programma su Rai1 in corso d'opera, Tale e Quale Show, e un'autobiografia in arrivo a novembre, Loretta Goggi non ha tempo per guardarsi indietro. Non ha tempo, ma nemmeno voglia: «Festeggerò lavorando. I cinquanta li ho fatti nel 2000, quando si diceva che sarebbe arrivata la fine del mondo. Ero terrorizzata. Vai te a sapere che l'avremmo sfiorata nel 2020».

La prima a condurre Sanremo, la prima con un quiz tutto suo. I primati sono serviti?
«Da una parte sì. Prima le donne erano solo un bell'oggetto da affiancare all'uomo, oggi conducono. Ai miei tempi in Rai si pensava che una donna non fosse in grado di gestire gli imprevisti».

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Dall'altra?
«Ci sono ancora tante donne in tv che inseguono solo la bellezza. Poi certo, se vuoi tutto e subito e pensi di non avere talento, allora fai bene a giocarti l'unica carta che hai. Io ho sempre voluto durare finché le gambe mi reggevano».

La chiamavano la patata lessa. Perché?
«Avevo questa immagine da biondina, non maggiorata, con le lentiggini e l'animo dolce. Con la Canzonissima di Pippo Baudo è venuto fuori che potevo anche far ridere. Prima mi facevano fare solo le bionde, le povere, le malate. La cattiva mai. Solo una volta ci sono andata vicina, con Gigi Proietti».

E...?
«Mi chiamò per La bisbetica domata, ero contenta. Ma mi offri il ruolo della sorella. Dissi no, grazie».

Ne ha detti tanti?
«Embè, si. Quando sono arrivata seconda a Sanremo mi dissero che dovevo smettere di fare imitazioni, di cantare e ballare, altrimenti non sarei stata credibile. E io dicevo; scusate, ma allora Liza Minnelli? E Barbra Streisand?».

Un no che rimpiange?
«Con mio marito abbiamo detto di no a Bibi Ballandi, il geniale impresario di Fiorello. Voleva mettersi in società, ma avevo paura di sentirmi imbrigliata. Ho sbagliato».

L'ultimo?
«Al direttore di Rai1, Stefano Coletta. Mi ha offerto di fare in tv la mia festa di compleanno. L'ho ringraziato, ma le cose celebrative non mi interessano. Piuttosto vorrei un format che usi la Loretta Goggi di oggi, un format ritagliato su quello che sono ora. Di cantare ancora Maledetta primavera dopo quarant'anni non mi va. Dovrei vivere di ricordi? Fare quella che non ha più la voce, non ce la fa, e tutti dicono porella? No grazie».

L'ha convinto?
«Ci siamo detti che ci risentiamo all'inizio dell'anno prossimo. Non ho fretta, da qui ai novantacinque anni ci sono».

Una donna per Sanremo?
«Mara Venier. Io l'ho fatto in un momento meraviglioso, non voglio rovinare il ricordo e non mi piace ripetermi».

Perché non si è mai seduta su una poltrona?
«Non mi è mai interessato un posto da dirigente. Il lavoro di talent scout l'ho fatto da sola: ho scoperto Cecchi Paone, Tiberio Timperi, Fabio Fazio è stato il mio valletto. Ma non ho mai avuto un'immagine fissa, iconica. Ed essere un bersaglio mobile non gioca a favore della credibilità».

Aver posato per Playboy l'ha danneggiata?
«Non mi ha aiutata sul piano professionale, ma è servito a me per sentirmi diversa. Fortuna che non avevo ancora accanto mio marito (il regista Gianni Brezza, ndr): mi avrebbe fatto mettere addosso un tailleur nero. Eravamo una coppia gagliarda, ma con il tempo siamo diventati l'uno di proprietà dell'altra».

A fine Anni Settanta andò in India e non si fece nemmeno una canna. Davvero?
«E nemmeno una sniffata, niente. Era il 1978, si facevano le cene sotto ai lampioncini, tutti seduti sui cuscini. Giravano cannoni di ogni tipo e io dicevo di no: i ragazzi mi chiedevano se avessi fatto un fioretto. Ma ho sempre preferito un bicchiere di vino o una vodkina ghiacciata a fine cena. Sono già bella gasata di mio».

Le manca la vecchia Rai?
«Quella di oggi la frequento poco. Mio marito, quando mi arrabbiavo perché non mi davano un programma tutto mio, mi diceva: il signor Mediaset c'è, e si chiama Silvio Berlusconi. Ma il signor Rai non c'è: la Rai è un arcipelago gulag. Con chi te la prendi? Con chi parli? Anche ora è così, solo che oggi tanti dirigenti non sono cresciuti in azienda. Magari sono ottimi amministratori delegati, per carità. Ma non sono creativi. Guardano solo al presente E l'orizzonte del presente, mi permetta, è un po' scarsino».

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