«Ho amato un narcisista e dico a tutte: attente a queste anime nere, vi annientano»

«Ho amato un narcisista e dico a tutte: attente a queste anime nere, vi annientano»
di Maria Lombardi
7 Minuti di Lettura
Martedì 11 Febbraio 2020, 12:02 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 09:38
Nonostante tutto, ti ho creduto. Ho creduto ad ogni singola parola che sapeva di finzione. Ho creduto che fossi io quella sbagliata. Quella che chiedeva troppe attenzioni. Quella che si lagnava. Quella che era sempre fuori posto. Non ero mai abbastanza. Cosa chiedevo di così trascendentale per meritarmi le critiche continue dall’uomo con cui stavo insieme? Solamente, un po’ di presenza. Di quella che scalda il cuore, che si trasmette con pochi gesti e nulla di plateale. Attenzioni, affetto. Chiedevo troppo? Mi hai tolto anche quelle. E quando chiedevo una di queste cose, le urla uscivano come pietre che ti spaccano il cuore. “Piantala di fare la ragazzina, sei immatura e infantile”, dicevi. Non c’era mai stima nelle tue parole, solo disprezzo. Disprezzo per come mi comportavo, per quella che ero, per i miei sentimenti, che erano lì, tritati dalle tue mani. Ho creduto che quella sbagliata fossi io. Io, con la mia troppa sensibilità, io con la mia empatia e i miei dubbi. Io che non capivo niente di musica, che non sapevo mangiare bene, che non ero in grado di capirti, che mi lamentavo come una bambina immatura. Io che ero sempre irrimediabilmente fuori sincrono con il tuo modo di pensare.

Ogni parola detta, velata o non era sempre volta a minare la mia autostima. Un gioco sottile, spietato, che solo chi ha un cuore oscuro può fare. Non ero mai abbastanza. Non andavo bene, dovevo migliorare. Dovevo diventare quello che tu volevi. Ho cercato di adattarmi, nonostante il mio istinto mi gridasse a chiare lettere che dovevo fermarmi. Che stavo male, che qualcosa proprio non mi rendeva felice. Ma dovevo dimostrarti di meritarmi il tuo amore. Che quello che pensavi di me non era vero. E così mi son plasmata per diventare la donna giusta. Perché, dopo tutti questi anni di “prendi e lascia”, finalmente stavo con te. Mentre cercavo di essere “altro da me” per coronare un sogno irrazionale e senza senso, ogni giorno che passava perdevo piccole parti di me stessa. E non riuscivo a capire perché quando ti parlavo delle mie emozioni, le tue reazioni fossero aggressive e fredde. Sminuivi e criticavi ogni mio pensiero, ogni mia richiesta di attenzioni. “Tu sei cretina se dici queste cose. Ti rendi conto di quanto sei deficiente? Io con le persone cretine neanche ci discuto”. Mi guardavo allo specchio e non capivo se fossi io quella che esagerava o se qualcosa non tornasse.

Quante volte abbiamo discusso e sono tornata da te pur avendo perfettamente ragione? Quante volte ho chiesto scusa quando non avevo fatto nulla? Chiedevo solo di sentirmi amata. Chiedevo solo qualche piccola attenzione. Mentre il tuo ego si nutriva della mia allegria e spensieratezza, perdevo brandelli di me. Io sono fatta male, la colpa è mia. Quante volte questo pensiero ha attraversato la mia mente?. Quante volte ho creduto che se fossi stata “diversa”, la nostra storia avrebbe dispiegato le vele? Ti ho creduto anche quando era tutto chiaro. Il cappello della tua ex in camera da pranzo, gli elastici, il netflix che paga ancora lei. “ l’ho tirato fuori dall’armadio per non sciuparlo”, mi hai detto candidamente, come se non avesse alcuna importanza. Nel frattempo, il mio cuore più che sciupato, era ridotto a brandelli. I tuoi silenzi durante la giornata, le tue troppe ambiguità. Il tuo esserci e non esserci. Erano tutti segnali chiari che purtroppo “sentivo” ma non vedevo. Sentivo perfettamente che era già pronta la nuova sostituta. Ed io stavo diventando “quella di troppo”. Alla fine, ho ceduto alla provocazione. C’erano troppi segnali chiari. E tu hai colto la palla al balzo per umiliarmi e lasciarmi, dicendomi con disprezzo quanto io fossi una donna insicura, senza coraggio, che non valesse nulla. Che non si meritava di avere accanto un uomo come te. “Chiamami quando avrai un discorso logico da farmi non queste cazzate che mi stai dicendo oggi. E vedremo se io potrò risponderti”. In dieci minuti di telefonata mi hai annientata come solo un narcisista sa fare. Mi sono chiesta che cosa avessi fatto per meritarmi un addio così devastante, visto che la mia unica pecca era che non mi sentissi amata. Avevi già deciso tutto perché in panchina, c’era già l’altra. Hai scaricato su di me tutte le tue colpe. La manipolazione in questi casi è automatica. Più offendi e distruggi l’altra persona più sai che avrai potere. Più la umili e più avrai il controllo. E quando ti stufi, hai già tra le mani una nuova preda. Ti credevo. Ma non ti credo più. Il velo davanti ai miei occhi è caduto.

Ora so chi sei veramente. Un narcisista che ama schiacciare la donna che ha accanto. Che la riempie di bugie, la manipola, le umilia e le distrugge. Un uomo che non amerà mai nessuna, che dentro la sua anima avrà sempre e solo il vuoto cosmico. Non c’è sentimento, solo calcolo. Non c’è amore. Ci sono prede da conquistare e poi da eliminare quando percepiscono i tuoi giochini patologici. Eccomi qui. Mi tiro indietro da questo gioco perverso con la morte nel cuore. Cerco di cancellare quei pochi momenti in cui tu eri sublime. Perché, non eri solo questo. Eri anche balsamo, miele, un tramonto davanti al mare. Come posso spiegare ai miei amici che perdendoti, io ho perso anche il mio compagno di avventure? Come posso spiegare che nonostante il tuo disprezzo, i tuoi abbracci erano capaci di ricucire ogni mia paura? Ed ora tutto questo lo seppellisco. E guardo avanti. Ho sofferto, resta una cicatrice, ma cammino oltre. E’ la tua violenza finale che mi ha aperto gli occhi e che mi ha guarita. Perciò, ricordatelo, hai perso. Il tuo gioco è chiaro, la tua anima è nera è gretta. Davanti a me c’è solo una persona che non amerà mai. Non ti auguro nulla, ne bene, ne male. Provo solo pena. Sei intrappolato in una personalità che deve distruggere tutto. Che per sentirsi forte ha bisogno di calpestare chi lo ama. E neanche te ne rendi conto. A me invece, auguro una vita intensa, fatta di passioni, di amore e di serenità, di momenti indimenticabili, di piccoli attimi d’estasi. Curerò le mie ferite e accarezzerò le mi insicurezze, quelle che tanto ti infastidivano, per trasformare la mia vita in qualcosa di magico. Dedico questo post a tutte le donne (e sono molte) che hanno avuto o hanno una storia con un narcisista. Ricordatevi: non vi ameranno mai, non ne sono capaci. Vi umilieranno e vi trascineranno verso il baratro facendovi credere che siate VOI quelle sbagliate. Ma quelli sbagliati, sono loro. Anime nere, bisognosi solo di annientare chi li ama. Cancellateli dalla vostra vita e riprendere a respirare. Non siete voi che avete sbagliato. Nel vostro cuore c’è amore, nel loro un tarpame gretto e stantio. Mi firmo: sono una donna che si era innamorata di un narcisista e non lo sarà mai più.




Cara donna che si era innamorata di un narcisista,
c’è voluto tanto dolore e forse tempo, ma ce l’hai fatta infine. A vedere i lividi, le ferite, i graffi. Nessuno poteva vederli se non tu. Lui ti picchiava senza alzare le mani, ti riempiva di botte senza bisogno di avvicinarsi a te. Alla fine sei riuscita a dare un nome a tutto quello che hai patito amando un narcisista: violenza. Quella che è difficile da capire perché è subdola, perché ti fa sentire colpevole anche se sei vittima. Violenza psicologica, ecco come si chiama. E tu la racconti con una testimonianza potente, mostri le ferite senza vergogna perché tutte possano vedere e dare un nome. Grazie, a nome di chi forse - con le tue parole - potrà capire tutto questo. Sbagliata non sei tu, come il narcisista ti voleva far sentire. Sbagliata è la relazione con chi ti convince che sei sbagliata, con chi ha bisogno di sentirsi più forte per non vedere la sua, di debolezza. Essere umiliate, criticate, colpevolizzate: questa è violenza. Essere manipolate e sottomesse: anche questa è violenza. Campanelli d'allarme, gli esperti li chiamano così, segnali che dovrebbero mettere in fuga tutte quante. Prima che quei lividi dapprima invisibili agli altri diventino blu e si vedano e facciano male sulla pelle. Prima che la violenza delle parole diventi qualcos'altro. Adesso c’è la rabbia, la frustrazione per l’altra, i lividi che solo tu vedi. Ricomincia da questa lettera, dalla forza delle tue parole, dal coraggio del tuo racconto, dalla tua sincerità. Dal tuo sentirti finalmente «abbastanza».

Raccontate la vostra storia a mindthegap@ilmessaggero.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA