La lettera di Sara, 14 anni: «La parità? Non ci sarà fin quando le donne saranno giudicate per il loro l'aspetto»

Sara, 14 anni: «La parità? Non ci sarà fin quando le donne saranno giudicate per il loro l'aspetto»
di Maria Lombardi
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Domenica 14 Giugno 2020, 17:38 - Ultimo aggiornamento: 22:03

«Salve,  mi chiamo Sara, Recentemente mi sono imbattuta nella vostra nuova iniziativa sull’argomento della disparità di genere, e dato che ho scritto la mia tesina per l’esame di terza media proprio su questo argomento mi ha incuriosito molto questo progetto, e vorrei raccontarvi quella che è la mia idea su questa tematica e come la vivo ogni giorno.
Credo che il problema maggiore sia che le donne vengono giudicate troppo frequentemente in base al loro aspetto e alla loro immagine, spesso da altre donne. Credo che le apparenze non dovrebbero mai inficiare le qualità di una persona. Una donna che indossa una minigonna può essere giudicata male, o può correre il rischio di essere insultata o addirittura di subire violenze. Una donna che invece fa l’esatto opposto, viene chiamata suora o viene giudicata ingenua, e anche questa è una causa di violenze. Io credo che ogni ragazza dovrebbe essere lasciata libera di valorizzare la sua bellezza come preferisce, senza che questo comporti delle conseguenze negative. L’immagine che diamo di noi stessi può riflettere tratti della nostra personalità, ma non basta per capire chi siamo. Spero leggerete questa email e che la troviate interessante. Sara
». 


Il titolo della tesina di Sara è «La condizione della donna attraverso i secoli e i progressi dell'emancipazione femminile». Quello della sua lettera: la disparità agli occhi di una quattordicenne. Sara a 14 anni vede un'ingiustizia, intuisce una disparità che parte dallo sguardo. Le donne sono guardate in modo diverso, appare chiaro anche a lei. Niente sfugge e niente si perdona. Il giudizio è negli occhi: alte e basse, magre e grasse, belle e brutte, formose e piatte, lato b e lato a, bionda o bruna, con i brufoli o senza, liscia o riccia, gambe lunghe o tonde, troppo scoperta e troppo coperta, poco di buono o suora, perché poi è un niente e l'apparire diventa essere. Poi viene il resto. L'etichetta a prima vista, poi che fatica liberarsene. Ci vuole uno sforzo in può per far vedere quello che non si vede, o per smentire quel che gli altri vogliono vedere. Non è giusto, si ribella Sara, e non è così per tutti. La prima ingiustizia - da donna - che lei sente e vive, a 14 anni. Poi nella sua tesina si parla anche di altre disparità, speriamo che lei ne incontri il meno possibile. Grazie, Sara, del tuo sguardo. 


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