Laura Rogora, la scalatrice verso le Olimpiadi: «Noi, in vetta come gli uomini»

Laura Rogora, la scalatrice verso le Olimpiadi: «Noi, in vetta come gli uomini»
di Stefano Ardito
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Sabato 28 Dicembre 2019, 15:18 - Ultimo aggiornamento: 15:20

I Giochi Olimpici del 2020, che inizieranno a Tokyo il 24 luglio prossimo, saranno all'insegna delle nuove discipline, dallo skateboard al karate. Tra questi, l'arrampicata sportiva: lo sport tricolore sarà presente grazie a una giovane e straordinaria atleta romana. Laura Rogora, 18 anni, 153 centimetri di statura, ha iniziato ad arrampicare da bambina. Nel 2016, a 14 anni, è stata la prima atleta italiana a salire una via con difficoltà 9a, l'undicesimo grado della scala classica. Intanto, da anni, si era dedicata alle gare.
Qualche settimana fa, nelle qualificazioni di Tolosa, è riuscita a staccare il pass olimpico all'ultima prova. Laura è razionale nello sport e nella vita, da qualche mese studia Matematica all'università. Stavolta però si è commossa.
Com'è stata la gara di qualificazione olimpica a Tolosa?
«All'inizio è stata un disastro. Sono arrivata ultima nello Speed, la prova di velocità. Nel Boulder, i passaggi brevi senza corda, ho iniziato a recuperare. Infine nel Lead, la salita da capocordata, mi sono piazzata tra le prime».
Lead, Boulder, Speed. Il tuo sembra uno sport complicato
«No, di solito sono tre gare separate, e ognuna ha i suoi specialisti. A Tokyo le gare saranno dimostrative, con una sola medaglia per la combinata, e quindi ci dobbiamo adattare tutti. Per lo stesso motivo non ci saranno squadre nazionali, ma solo 20 uomini e 20 donne».
Sarai sola a rappresentare l'Italia?
«No, si è qualificato anche Leonardo Fossali, un ragazzo emiliano».
Quando hai cominciato?
«Da bambina, a 4-5 anni, con mio padre. Mi è piaciuto subito, ho iniziato a farlo seriamente qualche anno dopo».
E hai iniziato a inanellare vittorie. Nel 2018 hai vinto l'oro nel Boulder ai Mondiali giovanili di Mosca, qualche mese fa hai trionfato nel Rock Master di Arco, la più bella gara europea.
«È vero, e negli ultimi mesi il mio sogno erano proprio le Olimpiadi. Ora sono riuscita ad arrivarci, ma a momenti non mi sembra vero».
Cosa ti piace del tuo sport?
«Arrampicare ti fa concentrare al 100%. Ogni via è una sfida, e quando arrivo in cima è una grande gioia».
L'arrampicata ha una immagine libera, da sport nella natura. Ma tu ti alleni in maniera rigorosa. Quante ragazze praticano questa disciplina?
«Arrampico tutti i giorni su pareti artificiali, al coperto. Solo nel weekend, se posso, vado su pareti naturali. Nell'arrampicata siamo alla parità con gli uomini sia come numero che come livello, al contrario dell'alpinismo che resta un'attività più maschile».
Quali pareti preferisci, nel Lazio?
«A Grotti, vicino a Rieti, ci sono molte vie difficili. Lo stesso vale per l'Arenauta, a Gaeta. Mi piacciono molto le vie della Cueva, una enorme caverna naturale nei pressi di Collepardo, in Ciociaria».
Tanta arrampicata non ti rende difficile la vita? Ti sei iscritta a Matematica, che è una facoltà impegnativa.
«È vero. Al liceo ho sempre avuto dei professori comprensivi, e il problema erano soprattutto le assenze. Nella scorsa primavera ho gareggiato in Giappone, in Cina e in Colorado».
Come va a Trento?
«Finora all'Università sono andata pochissimo. Ma la città è piccola, ci si sposta in bici, non si spreca tempo».
Ti alleni da sola o hai qualcuno che ti segue?
«Il mio allenatore si chiama Alessandro Marrocchi. A Roma mi seguiva di persona, ora che sono a Trento mi manda dei programmi e delle schede».
I Giochi Olimpici di Tokyo iniziano tra 7 mesi e mezzo. Come cambieranno i tuoi allenamenti e la tua vita?
«Ho bisogno di organizzarmi, di gestire bene il tempo. Poi devo allenarmi moltissimo, sulle pareti artificiali. So che può sembrare strano, ma nei prossimi mesi non avrò quasi il tempo per toccare la roccia».


 

 

 

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