L’attrice Monica Nappo: «Quando si parla di noi donne, nemmeno un nome ci attribuiscono»

L attrice Monica Nappo
di Valentina Venturi
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Domenica 25 Ottobre 2020, 19:30 - Ultimo aggiornamento: 20:39

L’attrice Monica Nappo si è calata nelle vesti di Adele Faccio. Lo ha fatto per prendere parte alla serie tv “Il segno delle donne”, da un’idea di Anele Produzioni di Gloria Giorgianni, in collaborazione con Rai Storia e con la regia di Marco Spagnoli. La storica Rachele Ferrario intervista sei italiane straordinarie - interpretate da altrettante attrici - vissute a cavallo tra ‘800 e ‘900 che hanno lasciato un segno profondo nella storia culturale, politica e sociale del nostro Paese. Nipote di Sibilla Aleramo, scrittrice e tra le prime femministe italiane, Adele Faccio (in onda il 27 ottobre) ha lottato affinché le donne avessero il diritto di decidere del proprio corpo: è stata attivista politica impegnata sul fronte dei diritti delle donne e nella battaglia per la legge sull’aborto.

Chi era Faccio?

«Una donna amante della filologia, con un uso delle parole pazzesco, con una calma serafica anche quando la attaccavano e con una coerenza adamantina rispetto agli ideali in cui credeva. Stiamo parlando di un’antesignana.  È una donna che è passata dal far avere insieme ad Emma Bonino una legge sull’aborto per poi, quando ha sentito che aveva concluso quella funzione, iniziare a lottare per i diritti dei gay, fino a lottare per l’ecologia. Non so proprio quando mi ricapita di interpretare un personaggio così!».

Si è preparata a fondo?

«Mi ha aiutato molto la sceneggiatrice Mariangela Barbanente. È lei che mi ha mandato materiale audio e video vivo. L’idea era di studiare bene il personaggio Adele per poi procedere con una mia idea interpretativa».

Idea nata da chi?

«Spagnoli, regista di gran parte degli episodi della serie, mi ha direttamente proposto il ruolo con molta convinzione. E ne sono rimasta contentissima».

Come l’ha caratterizzata?

«Ho dato peso ad alcune parole rifacendomi al suo essere filologa. Ho fatto un lavoro sulle mani, con un gesto che ripeteva spesso e ho cercato di avere quella calma e lucidità di pensiero che secondo me l’ha sempre accompagnata nell’esporre il suo credo».

Si è immedesimata?

«Ho cercato di evitare una copia e di usarmi come interprete e contenitore. Ho fatto un passo indietro, perché stiamo parlando comunque di una persona che quando io ero già nata era viva. Non era un personaggio storico, ma una donna totalmente contemporanea. Da una parte è stato stimolante e dall’altro mi ha dato una cornice ben precisa, senza farmi mai arrivare ad un’imitazione».

Le ha lasciato qualcosa questo ruolo?

«È stato molto bello vedere come alla fine possa diventare tranquillamente un personaggio perché incarna se vogliamo, una specie di pasionaria, una Giovanna d’Arco. Adele con molta convinzione ha vissuto più di 30 giorni di prigione per perseguire una sua idea in tema di aborto. Un grande personaggio della drammaturgia».

Prossimi progetti “al femminile”?

«Dopo la tournée con Massimiliano Gallo per la commedia di Maurizio De Giovanni “Il silenzio grande” diretta da Alessandro Gassmann, ho iniziato con Teresa Saponangelo un progetto per il futuro, nato durante il lockdown. Infine con l’attrice e autrice Antonella Questa, già edita e rappresentata in Francia, abbiamo avviato un lavoro su “Invisibili” di Caroline Criado Perez. Si chiamerà “Una Donna”, dal momento che quando si parla di noi donne che sia nel bene o nel male, in genere nemmeno un nome ci attribuiscono».

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