Da Cuba in Abruzzo, Jenny Viant Gomez: le donne capiscono il vino meglio degli uomini

Da Cuba in Abruzzo, Jenny: le donne capiscono il vino meglio degli uomini
di Sandro Paci
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Venerdì 22 Novembre 2019, 16:34

Elegante e seducente come i vini d’Abruzzo che promuove al meglio, Jenny Viant Gomez ha dovuto lottare non poco per affermarsi in un mondo  considerato fino a pochi anni fa di esclusivo appannaggio maschile. Ma lei, cubana da 20 anni in Italia, possiede i titoli, oltre a una fantasia spiccata nello sviluppare progetti “in rosa”  come  Pink Panel, degustazioni e convivialità tutte al femminile. Laureata in lingue per l’impresa e comunicazione internazionale parla correttamente l’italiano, lo spagnolo e inglese, giornalista free lance  ha conseguito  anche  il diploma di sommelier e la certificazione Wset (Wine and Spirits Education Trust), una prestigiosa qualifica internazionale, incentrata sullo studio incessante del vino e dei mercati a 360 gradi. E’ anche responsabile regionale dell’associazione Le donne del Vino.

Quello che più  sorprende  è che dalle sue parti, all’Avana,  mojito, birra e rhum vanno per la maggiore. Da cosa nasce, allora, questa passione per il vino? «Paradossalmente, proprio per questo, l’argomento vino mi affascina. La curiosità per le tematiche eno gastronomiche ha preso il sopravvento quando iniziai a formarmi come giornalista dopo essere arrivata in Italia: il Paese dove un pasto senza vino si chiama colazione. Determinante una settimana trascorsa,  quindici anni fa, nelle  Langhe, culla dell’enoturismo. Appena a casa ho iniziato un percorso  inarrestabile, dal diploma di sommelier Ais (che va sempre considerato solo un incipit)  fino al  conseguimento della certificazione Wset,  tanto interessante quanto impegnativa. Sono solo a metà percorso». Non nasconde le difficoltà a lavorare in questo campo. «Fino a prova contraria, e salvo rari casi, i tavoli importanti in cui si parla di vino e cibo pullulano di uomini. Parlare di gap gender con sincerità e senza peli sulla lingua è doveroso, se vogliamo progredire socialmente. Non mi interessa la presenza di una donna per forza, sarebbe controproducente e ottuso; ma mi rifiuto di credere che i massimi esponenti legittimati a intervenire siano quasi sempre esclusivamente uomini.  La mia situazione è più complessa. Oltre a essere donna sono straniera, quindi mi tocca dimostrare due volte di essere all’altezza. Sia chiaro, questa  considerazione è scevra da vittimismo, anzi. È la constatazione che bisogna lottare per affermare i propri diritti. Con il trascorre del tempo sono diventata assai resiliente e contrasto  senza mezze misure certe dinamiche in cui si assottiglia il confine tra la discriminazione di genere e quella razziale. La verità è questa».

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Non mancano i riconoscimenti come il Premio Antonio Recanati 2019 Sezione Agricoltura e Ambiente per la sua  attività di comunicazione. «Questi  attestati - ammette - sono linfa vitale per proseguire nel mio percorso a ostacoli, simile a quello di tante altre mille donne.  La mia carriera poggia su  tre fattori importanti: l’autostima innanzitutto.  Quando ti si chiudono mille porte in faccia o provano a sminuire le tue competenze, talvolta in maniera meschina, avere una lucida percezione delle proprie risorse e dei propri limiti è indispensabile. Se ci arrendiamo è finita. Secondo un solido appoggio familiare e terzo investire sulla preparazione».

 Quale consiglio dà alle donne  che intendono avvicinarsi al mondo del vino? «Studiare  ed  aggiornarsi, la  formazione  è importante  per progredire in questo settore, come in tutti gli altri». Nonostante il diploma di sommelier e degustatrice ufficiale Ais, corsi di analisi sensoriale,  visite in cantine e degustazioni in giro per l’Italia e per il mondo,  collaborazioni per  una guida nazionale di vini, Jenny non si sente  affatto arrivata . Ora ha fondato  MásWine,  un laboratorio di comunicazione esperienziale dove stabilisce sinergie che vanno più in là  del vino. «“Oltre, più”,  proprio questo significa l’avverbio spagnolo “más” presente nella mia ragione sociale. È un’attività di comunicazione concepita per  offrire servizi alle aziende del settore eno-gastronomico e non solo. Propongo anche corsi amatoriali di avvicinamento al mondo del vino, organizzazione di eventi, ufficio stampa.  Mi avvalgo della collaborazione di figure indispensabili, come fotografi, grafici, web developer. Da MásWine è nato anche il Pink Panel, grazie alla sensibilità che ho sviluppato sulle tematiche di genere visto il mio ruolo, da 4 anni, di delegata regionale dell’associazione nazionale Le Donne del Vino».

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Il Pink Panel è un gruppo di assaggio tutto al femminile. Raggruppa esperte ed eno appassionate, con l’obiettivo di assaggiare campioni di vino che giungono da tutta Italia. Non si attribuiscono punteggi, ma si evidenziano gli abbinamenti che saranno oggetto di successive cene conviviali aperte a tutti. «Al momento ci riuniamo una volta al mese in location sempre diverse. Abbiamo spaziato dalla degustazione in barca a vela a quella nel golf club. Il Pink Panel avrà tanti sviluppi. In primis grazie ai produttori che un po’ alla volta iniziano a capire lo scopo del progetto, e poi grazie alle “pink ladies”,  colleghe e neofite winelovers, che mi dedicano il loro tempo con entusiasmo e spirito collaborativo. Alcune statistiche e studi convergono sul fatto che le donne siano fisiologicamente più dotate degli uomini in termini di percezione organolettica.  All’atto pratico, e senza pretese scientifiche o statistiche, nel Pink Panel  riscontriamo che degustando tra donne si crea un clima di massima armonia  e convivialità. Una situazione ottimale per confrontare idee, far nascere amicizie e sviluppare progetti “in rosa”».   

Cosa  pensa dei vini  dell’Abruzzo? «La nostra è una regione vinicola che ha fatto passi da gigante e produce vini dalla qualità indiscussa. Inizialmente nota per il Montepulciano d’Abruzzo e il Trebbiano, oggi emerge con altre denominazioni che lasciano il segno,  ad esempio il Pecorino e il Cerasuolo d’Abruzzo,  che rientra tra i protagonisti dell’istituto Rosa Autoctono. Ai mercati storici come l’America, il Canada o il Nord Europa si affiancano gli emergenti, come  l'Asia, che bisogna affrontare esclusivamente in un’ottica di coesione. Questa è l’unica “ricetta” possibile. Le iniziative del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo stanno andando nella direzione di una promozione sinergica, ove all’internazionalizzazione si associa anche l’incomming. Sono le esperienze sul territorio a creare i legami duraturi, non solo commercialmente parlando». 

E per promuovere la sua regione  Jenny , come delegata de Le donne del vino,  ha ideato anche  “La barca del Vino” un evento estivo che propone dei giri sui tratti di costa dall’importante valore paesaggistico e naturalistico. «Un modo per valorizzare  la pesca locale abbinandola ai vini autoctoni- conclude. Piace molto, tanto da essere stata riproposta da altri in chiave commerciale. In cantiere abbiamo per Natale  anche un’iniziativa a scopo benefico». 

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