«Israa uccisa a 21 anni da padre e fratello»: donne palestinesi in piazza contro i delitti d'onore

Le proteste delle donne palestinesi
di Maria Lombardi
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Giovedì 5 Settembre 2019, 15:44 - Ultimo aggiornamento: 15:46

Un corridoio d'ospedale, a Betlemme, l'immagine è ferma sul soffitto bianco, si intravede una porta. Le luci al neon. In sottofondo si sente urlare una donna. Un urlo senza fine, interrotto soltanto da alcuni colpi. “Aggression d'Israa Ghrayeb è il titolo del video su YouTube divenuto in pochi giorni virale. L'ha girato un'infermiera. La ragazza palestinese di 21 anni sarebbe stata picchiata dai fratelli e dal padre mentre era ricoverata. Dopo qualche giorno è morta. «Cause naturali», dice la famiglia. Nessuno ci crede. L'hanno uccisa i familiari, urlano da giorni nelle piazze centinaia di donne che manifestano a Beit Sahour, Betlemme, Ramallah.  Un femminicidio, uno dei tanti. Giovani donne massacrate dai parenti solo perché vogliono scegliere chi amare e non si sottomettono alla volontà della famiglia. Quella di Israa si è sentita «disonorata», lei aveva postato su Instragram una foto con il fidanzato al ristorante. Non era spostata, l'hanno punita.


Mentre va avanti l'inchiesta sulla morte «in circostanze sospette» della ventunenne, la protesta delle donne in Palestina contro la violenza non si ferma. «We are all Israa», striscioni, manifesti e video con la storia della ragazza ricostruita a fumetti. Israa diventa il simbolo della battaglia contro i delitti d'onore. Donne, giovani e meno giovani, uccise dai mariti, dai compagni, dal padre, dai fratelli per aver scelto la libertà ed essersi ribellate a matrimoni combinati. Nel mirino della proteste la legge numero 99, presa dall’ordinamento giordano, che ancora oggi consente ai responsabili di delitti d’onore di cavarsela con condanne irrisorie.

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La colpa di Israa è quella di essere uscita con il fidanzato e la sorella, un pranzo al ristorante e poi un video postato su Instagram. Lei è una ragazza «allegra e solare», lavora come make-up artist, è indipendente e aiuta la famiglia. Vorrebbe aprire un'attività tutta sua e mette i soldi da parte. Ha già rifiutato di sposare l'uomo che la famiglia le aveva scelto. La cugina vede il video sui social e lo mostra al padre e ai fratelli di Israa, «troppo libera», l'accusa, «disonora la famiglia». La ventunenne viene picchiata dal fratello, cade dal balcone del secondo piano, forse nel tentativo di fuggire. L'8 agosto finisce in ospedale con due vertebre rotte. «Sono forte - scrive su Instragram -  e ho la volontà di vivere, se non l'avessi sarei morta ieri. Non scrivetemi messaggi che incitano a essere forte. Io lo sono già. Che Dio sia il giudice di coloro che mi opprimono e mi feriscono». Un altro segnale di ribellione.

La famiglia fa intervenire uno sceicco esorcista, sono convinti che Israa «è posseduta da un jinn», uno spirito maligno della tradizione araba. Il padre e il fratetto, secondo l'accusa di tanti, la picchiano in ospedale. Le urla della ragazza nel video virale. Qualche giorno dopo Israa muore a casa,
«d'infarto». L'hanno ammazzata, accusano in tanti.  «Vogliamo chiarezza e giustizia - dicono le donne che manifestano in suo nome - se Israa è stata uccisa chiediamo che i responsabili siano puniti come dei normali assassini».

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