Iulia, la prima first-lady della storia: «Donna di potere per il bene dell'Impero romano»

Iulia, la prima first-lady della storia: «Donna di potere per il bene dell'Impero romano»
di Riccardo De Palo
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Sabato 4 Gennaio 2020, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 6 Gennaio, 10:22

«Al di là del suo ruolo di imperatrice, Iulia continua a rappresentare la donna più potente e influente di tutta la storia dell'Impero romano, con un sogno nella mente, il sogno più grande, qualcosa che solo una donna, e non un uomo, poteva immaginare». Santiago Posteguillo è l'astro nascente spagnolo del romanzo storico: dopo avere narrato la saga di Traiano e poi, quella di Scipione l'Africano, si sta ora dedicando a uno dei personaggi femminili più interessanti dell'antica Roma: Giulia Domna (170-217 d.C.), la moglie di Settimio Severo. Il suo Iulia. Storia di un'imperatrice (pubblicato in Italia da Piemme), primo di due volumi sulla prima first lady della storia, ha vinto in Spagna il prestigioso premio Planeta, e ha venduto trecentomila copie. Un libro che fa piazza pulita di molti falsi miti, a partire dalla promiscuità, che secondo Posteguillo nasce dalla «diffidenza del mondo antico» (Giulia era siriana) nei confronti di una donna orientale.
Señor Posteguillo, come mai ha scelto proprio Giulia?
«Non è un personaggio noto; e se non ci sono molti romanzi su Traiano e Scipione, non ce n'è nessuno dedicato a lei, a parte un dramma interessante del 1903 scritto da due autrici, Edith Cooper e Katherine Bradley. A mio parere, Giulia merita di essere conosciuta meglio».
Come la descriverebbe?
«Era molto di più che la semplice prima first lady del periodo imperiale romano: era uno di quei pochi personaggi storici che hanno cambiato la storia attraverso la loro diretta influenza sugli eventi del tempo. Però, era una donna; ed è vero che, fino a tempi molto recenti, noi uomini abbiamo raccontato soltanto la storia di altri uomini. È vero che c'erano poche donne in posizioni di potere, ma Giulia era una di queste, e sarebbe ingiusto non raccontarla, perpetuare il silenzio che si è protratto fino a oggi su di lei. Robert Graves ha scritto Io, Claudio, nel secolo scorso. Era giusto che oggi qualcuno scrivesse un romanzo intitolato Yo, Julia, il titolo originale in spagnolo del mio romanzo».
Giulia ebbe molto più potere di qualsiasi donna del suo tempo, in quanto moglie di Settimio Severo. Come mai?
«Per numerose ragioni: era giovane (aveva circa vent'anni quando sposò Settimio Severo), ed era molto intelligente. Suo marito era molto innamorato di lei. Ed entrambi erano ambiziosi, si aiutavano l'un l'altro. Erano un po' come i Clinton in America in tempi recenti. Settimio si fidava delle intuizioni della moglie in questioni politiche, e lei beneficiò di questo rapporto non per fare i propri interessi, ma perché ne beneficiasse l'intera dinastia. Erano la prima coppia imperiale sinceramente innamorata in duecento anni d'impero; e questo amore diede a Giulia una forte influenza».
Si può definirla, in qualche modo, una pioniera del moderno femminismo?
«Sì e no. Dobbiamo fare attenzione quando applichiamo concetti moderni alle epoche antiche. Giulia non era una femminista, così come concepiamo questa parola oggi; ma la sua fiducia in se stessa, il suo spirito libero, la sua intelligenza, la sua capacità di resistere alle avversità, e il suo modo di sopravvivere in un mondo dominato dagli uomini, rappresentano esempi di tenacità e indipendenza in cui le donne di oggi possono specchiarsi, in un mondo in cui la lotta per l'eguaglianza è ancora un processo in evoluzione».
Il suo romanzo si ferma al consolidamento del potere della coppia imperiale. Poi verranno prove ben peggiori, come l'uccisione del figlio Geta da parte del fratello Caracalla. Ma alla sua morte, sarà onorata come una dea. Come mai secondo lei?
«Spiegheremo tutto nei dettagli, nella seconda parte del romanzo. Il nuovo libro uscirà a marzo in Spagna, e poi in seguito in Italia: racconterò tutti i complessi eventi che hanno portato alla proclamazione di entrambi i suoi figli come imperatori».
Lei ha scelto di raccontare la storia attraverso il punto di vista di Galeno, il medico di Settimio Severo. Come mai?
«Volevo che il narratore fosse un personaggio intelligente, in grado di riflettere sulle azioni di Giulia. Galeno era una delle migliori menti del mondo antico, un amico vero della moglie dell'imperatore; ho pensato che sarebbe stato meraviglioso far sì che fosse lui a raccontarci la storia».
Lei scrive di intrighi politici e affari familiari avvenuti quasi duemila anni fa, ma che sembrano estremamente attuali, non trova?
«Sono d'accordo. Niente è cambiato in politica in duemila anni; ma con alcune differenze: i leader politici avevano più classe ai tempi di Giulia, parlavano meglio e, quando entravano in competizione, mettevano a rischio le loro stesse vite. Non si può certo dire che accada lo stesso, oggi».

 

 

 

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