La fondazione Ada Manes è nata così, nel 2015. Tanzania, Senegal, Haiti, Sudan, Etiopia, Congo. Eccoli i teatri operativi di Grazia Andriani, paesi complicati da povertà, terremoti e disastri naturali, guerre civili. Come il Sudan, prossima tappa della dottoressa Andriani, a ottobre, «sperando che la guerra finisca. E' di ieri la notizia di 120 cadaveri di civili ripescati nel Nilo». Angelo col bisturi, la chiamano. O dottoressa con il sorriso, perché questo colpisce di Grazia nelle foto che la ritraggono con i sui baby pazienti, tra letti di fortuna di ospedali improbabili. Tenerezza, affetto, serenità: «E che puoi fare – dice – di fronte a un bambino che ha bisogno di cure? Sorridere, cantare se ne sei capace. Ho imparato qualche strofa di canzoni in swahili, ma è una lingua tremendamente difficile. Con il creolo, ad Haiti, me la cavo meglio».
Canta, ma quanto coraggio ci vuole a impugnare un bisturi nelle periferie estreme del pianeta, senza l'aiuto della diagnosi prenatale, di una banale ecografia, dovendo spesso incidere prima su rassegnazione e diffidenze. Sorridendo e operando, dopo 200 interventi nella sola Etiopia per malformazioni urogenitali e gastrointestinali, le cose cominciano pian piano a cambiare. Grazie anche alla sinergia con una rete mondiale di specialisti disposti a condividere le fatiche e il coraggio di Grazia Andriani, al lento miglioramento delle strutture, alla formazione dei medici locali assicurata dai protocolli tra l'università d'Annunzio da cui Grazia proviene e alcuni atenei d'eccellenza, come la Gesira di Wad Madani, in Sudan. C'è poi la filantropia, che consente alla fondazione Ada Manes di sostenere i costi delle sue equipe e di avviare progetti: uno, ad Haiti (insieme alla Fondazione Rava Nhp), ha portato alla realizzazione di un polo per le urgenze pediatrice; i prossimi riguarderanno Senegal e Tanzania.
«Di fondo - racconta - c'è da capire che certi interventi o li fai tu, restituendo speranza a bambini altrimenti condannati, o li affronta un chirurgo generale del posto, abituato a fare altro. Devi connetterti con un altro modo di pensare la sanità, con altri metri di valutazione. Standard considerati normali, nella diagnostica prenatale e nell'ecografia pediatrica, lì sono considerati traguardi impensabili. Da noi, in Europa, una donna in attesa viene sottoposta a decine di esami, ogni possibile problema del nascituro, dalle malformazioni a tutte le altre patologie connatali, viene diagnosticato e affrontato nei tempi giusti. Poi ci sono il terzo e il quarto mondo, paesi in cui sei fortunato se puoi contare su un'ostetrica, dove raggiungere un ospedale è un'odissea. Le mamme e i papà avvolgono i loro piccoli in fagottini di stracci, affrontano viaggi impossibili, mentre nei loro fagottini le piccole vite vanno via via spegnendosi».
Che fai, quando un caso della vita ti spalanca la desolata prospettiva di tanto dolore, di tanta povertà di mezzi, di tanta rassegnazione? Se hai coraggio, fai l'unica cosa che sai fare. Grazia Andriani, per fortuna, sa impugnare un bisturi e adoperarlo su un piccolo corpo sofferente.
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