«Non dormo, ho paura per me e per mia figlia» Meloni e l'incubo stalker

«Non dormo, ho paura per me e per mia figlia» Meloni e l'incubo stalker
di Giuseppe Scarpa
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Giovedì 30 Gennaio 2020, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 11:05

«La notte non dormo, questa vicenda mi ha segnato. Ho paura per mia figlia, ha 3 anni». Dura appena una manciata di minuti la deposizione in aula, ma è sufficiente per capire lo stato d'animo in cui si trova oggi Giorgia Meloni. La leader di FdI rappresenta così ai magistrati la paura che non ha ancora superato nei confronti del suo stalker. Anche perché l'uomo (che è ai domiciliari da questa estate) non aveva preso di mira solo lei, ma anche sua figlia.

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Lui si chiama Raffaele Nugnes; è stato ascoltato dal giudice dopo la deputata. E ha ripetuto la sua folle teoria: «sono il padre della bambina». Un'affermazione talmente dissennata da spingere il legale della Meloni, il penalista Urbano Del Balzo, a richiedere una perizia psichiatrica nei confronti dell'imputato. In modo tale - qualora la relazione dovesse fornire esito positivo - da avanzare la domanda per la reclusione di Nugnes in un Rems, l'ospedale psichiatrico giudiziario. «Lui sosteneva - ha spiegato Giorgia Meloni rispondendo alle domande del pm Pantaleo Polifemo - che gliel'ho strappata, che la bambina era sua, che prima o poi sarebbe venuto a riprendersela a Roma».

Di fatto l'uomo, a luglio, tentò di incontrare la parlamentare. Non prima, però, di aver bombardato con una serie di messaggi privati il profilo social della Meloni, anticipandole la sua visita nella Capitale.
La polizia ferroviaria l'aveva atteso alla stazione Termini. Una volta sceso dal treno gli era stato chiesto il motivo del suo viaggio a Roma. Lo stalker, sulle prime, aveva cercato di negare. Poi gli era stato domandato se era venuto per incontrare la Meloni. L'uomo aveva ammesso il motivo della sua visita ed era stato fatto risalire sul treno in direzione di casa, Trentola Ducenta in provincia di Caserta. Pochi giorni dopo venne colpito dalla misura cautelare, gli arresti domiciliari, cui è attualmente sottoposto.

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«Io vivo spesso fuori casa e il mio stato d'ansia è enormemente cresciuto - ha sottolineato ieri la leader di FdI durante l'udienza - perché ho dovuto prendere particolari cautele. Non bastava più la baby sitter per controllare mia figlia, non può essere mai lasciata sola». La Meloni ha ribadito di non avere mai «visto o conosciuto» Nugnes. «Il mio modo di vivere è ovviamente cambiato. Ho avuto paura anche dopo un messaggio pubblicato dall'imputato in cui scriveva: Hai tempo tre giorni per venire dove sai, se non vieni sai cosa succede, vengo a Garbatella».

Dopo la sua drammatica testimonianza in aula, Giorgia Meloni ha ricevuto messaggi di solidarietà del ministro della Salute, Roberto Speranza, della deputata di Italia Viva Maria Chiara Gadda di Stefano Fassina, Mariastella Gelmini parlamentare di Fi e da parte del sindaco di Roma, Virginia Raggi.
 


 

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