Russia, la fabbrica con sette donne al comando: «Perché qui da noi conta la meritocrazia»

Russia, la fabbrica con sette donne al comando: «Perché qui da noi conta la meritocrazia»
di Carla Massi
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Sabato 21 Settembre 2019, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 18:04

A centottanta chilometri da Mosca c'è un'azienda, italiana, dove sono le donne a comandare. Siamo a Kaluga, Russia centrale. Da storico centro siderurgico, negli ultimi anni, la periferia della città si è trasformata, in un nuovo immenso distretto industriale, spaziale e tecnico scientifico. La Menarini è stata tra le prime farmaceutiche internazionali ad insediarsi con un investimento di 44 milioni di euro. Nel 2013 l'inizio del confezionamento dei medicinali, nel 2017 è stato salutato il primo prodotto interamente realizzato.

Centotrentatré lavoratori, nove diversi tipi di compresse, dalla cardiologia all'endocrinologia. Alla guida c'è Irina Braginskaya, una laurea in Ingegneria e una in Tecnologie famaceutiche. Con lei si contano altre tre dirigenti tra i top level. Sei in tutto, quattro donne e due uomini. Sette, dai 40 ai 64 anni, sono le professioniste a capo dei dipartimenti. Parliamo di controllo della qualità, produzione, conformità normativa, sicurezza, packaging. Tutti incarichi di rilievo. «Le donne - commenta - sono spesso più affidabili, più qualificate e capaci di tenere dei settori molto ampi e complessi. Spesso riconoscono questa peculiarità anche i nostri colleghi maschi».

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LE TUTE
Irina è la personificazione autentica di pugno di ferro e guanto di velluto. Accoglie in azienda come una padrona di casa ma appena si comincia a parlare di lavoro, pur con gentilezza e dovizia di informazioni, cambia tono. Se poi, con lei, si fa il giro dei laboratori e dei diversi dipartimenti (ovviamente tutti coperti da capo a piedi con le tute usa e getta) ci si accorge che non lesina sorrisi ai dipendenti mentre illustra passaggio dopo passaggio. Dallo stoccaggio e la conservazione della materia prima per le pillole fino alla creazione e al controllo del blister che verrà inserito nella scatola del medicinale.

Se chiedi alla dottoressa di spiegare questa alta concentrazione di donne nelle stanze dei bottoni lei ti guarda sorpresa e diretta risponde: «Ma perché tutto questo stupore? Ho studiato e faticato come un uomo e le altre colleghe insieme a me. Nulla viene regalato, come è giusto che sia. Qui si valuta l'esperienza che hai avuto, i risultati ottenuti. Non certo il genere».

Si fa fatica a sfiorare l'argomento quote rosa. La dottoressa ripete che va avanti e ricopre ruoli importanti solo chi merita. Maschio o femmina che sia. Ma è palese la sua soddisfazione nel guidare un'azienda così tanto al femminile. Lei ha visto nascere lo stabilimento, si è trasferita da Mosca proprio per iniziare questa avventura. «Abitavo a Mosca ho deciso di trasferirmi ed essere protagonista della sfida. D'altronde, la stessa Menarini ha una guida donna, Lucia Aleotti». Inoltre, solo pochi giorni fa il Cda dell'azienda fiorentina ha volto lo sguardo verso la managerialità al femminile nominando Elcin Barker Ergun quale nuovo Amministratore delegato.



LA SQUADRA
Irina Braginskaya riflette un momento e poi fa uno squillo di telefono. In capo a pochi minuti, arrivano tutte le altre cape. E tutte sorridenti. Si mettono in posa, rigorosamente in fila, foto di gruppo, per le dottoresse Svetlana, Anna, Elena, Natalia, Tatiana ed Elena. A guardarle sembra di essere improvvisamente finiti in un mondo rovesciato.
Ma è mai possibile che in questo stabilimento non si sia mai pronunciata la parola discriminazione o non ci sia mai stato un superamento non giustificato nei confronti delle donne? «Da quando siamo giovani - racconta ancora Irina mentre a mensa, con il suo vassoio in mano, cerca un tavolo dove sedersi - sappiamo che le donne devono faticare più degli uomini per arrivare alle stesse posizioni. Come in tanti, direi in tutti i Paesi.

Ma qui si è riusciti a creare un rapporto paritario. Fin dall'inizio sono state tenute lontane ingiustizie di genere e penalizzazioni». Una zuppa di funghi, un'insalata, un caffè lungo e si torna in pista. Ai numeri: nell'ultimo anno l'aumento della produzione del 170%. «E l'obiettivo è quello di raddoppiare nel 2020», annuncia con orgoglio.

Carla Massi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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