Ursula e Christine, le filo-Usa che piacciono all’establishment

Ursula e Christine, le filo-Usa che piacciono all’establishment
di Maria Latella
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Mercoledì 3 Luglio 2019, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 17:13

Che cosa significherà avere due donne nei posti chiave dell’Europa, la presidenza della commissione europea e la presidenza della Bce?
Troppo presto per dirlo, anche se le prime reazioni, almeno in Italia, non sono positive. «Christine Lagarde alla Bce penserà prima di tutto alla Francia. Se saremo in scia bene. Se no peggio per noi», riflette un economista. «Timmermans per l’Italia sarebbe stato un amico. È romanista e adora il nostro Paese. Che errore avergli preferito la von der Leyen», si dispera un ex ministro del governo Gentiloni. 
Se questa è l’accoglienza della politica, vediamo di farci un’idea di come sono le due nuovissime potentissime. Intanto, umanamente, che tipi sono? Se è vero che le donne stabiliscono una particolare e sia pure effimera intimità quando si incontrano (o si accompagnano) a “lavarsi le mani”, ecco un dettaglio che rivela un tratto comune, e gentile, delle due non malleabili signore.

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Ho conosciuto Christine Lagarde in una toilette dello stade de France, a Parigi. Il comune amico René Carron, allora presidente del Credite Agricole, ci aveva appena presentato mentre stavamo seguendo i mondiali di rugby. Tutte e due avemmo poi la stessa esigenza e ci ritrovammo davanti a uno specchio a lavarci le mani e ridere della nostra scarsa conoscenza del rugby. Ci siamo viste qualche altra volta, ma quel primo informale contatto resta anche il più vero.
Bizzarramente, un giro in toilette è anche l’episodio che ricorda Roberta Pinotti, ex ministro della Difesa e dunque a lungo collega di Ursula von der Leyen: «Ci incontravamo spesso, nelle riunioni della Nato e in Europa, ma di lei mi ha colpito la gentilezza con la quale, nel primo bilaterale Germania- Italia, a Berlino, volle personalmente accompagnarmi alla toilette. Mi aspettò pure in corridoio».
Un uomo non vi racconterebbe mai di incontri alla toilette per darvi l’idea di cosa c’è dietro un personaggio. Ma è anche lì che le donne capiscono di che pasta è fatta un’ altra rappresentante della specie.
Gentile e formale la tedesca. Divertente e provvista di un humour affilato la francese. «Nella sua vita professionale ci sono uomini che le hanno fatto le scarpe senza meritarlo?» hanno chiesto alla presidente del Fmi in una recente intervista ad “Elle”. «Sì, ma non sono durati molto», ha risposto lei beffarda.

Stessa generazione, Christine Lagarde del 1956, Ursula von der Leyen del 1958. Identico e stretto rapporto con gli Stati Uniti, Lagarde vi è arrivata da studentesaa e vi è tornata da avvocato prima e da presidente del Fmi poi. Von der Leyen ha studiato a Stanford e affinato e rafforzato la relazione negli anni in cui, da ministro della Difesa, aveva più riunioni con la Nato che con i colleghi cristiano democratici. Le due nuove potenti sulla scena internazionale sono simili e insieme molto diverse. Intensi occhi azzurri la tedesca, portamento da indossatrice la francese, hanno in comune un’educazione severa. Aristocratica e figlia del presidente della Bassa Sassonia, Ursula von der Leyen è stata allevata secondo i principi della religione evangelica. Figlia di un professore d’inglese morto quando lei ancora studiava al liceo, Christine Lagarde ha avuto un’adolescenza meno privilegiata. Da ragazza ha anche venduto pesce al mercato per pagarsi gli studi.
Sono donne della loro generazione, convinte di poter avere tutto, famiglia e carriera. Famiglia numerosa, sette figli e sempre lo stesso marito, il medico professor von der Leyen la tedesca Ursula. «Senza di lui non potrei fare il ministro - mi disse quando, anni fa, la intervistai per Skytg24 nel suo ufficio al ministero del Lavoro, a Berlino - Abbiamo una vita organizzata, lui sta con i ragazzi , io nel fine settimana torno a casa. Non viaggio mai il sabato e la domenica. Salvo sia indispensabile».

Come per Angela Merkel, anche per Ursula la figura di un partner che ti sostiene nel percorso senza entrare in competizione è stata la chiave di una carriera di successo. Per Lagarde a un primo matrimonio concluso da un divorzio è seguito il magnifico rapporto col secondo marito: «Mi trova sublime anche se ho più di cinquant’anni». Massimo simbolo di adesione all’establishment, Lagarde ha un figlio che non lavora in finanza: gestisce un ristorante. L altro è architetto. È anche già fieramente nonna.
Che cosa altro hanno in comune? Si tengono in forma con esercizio e autocontrollo, sono più amate fuori dai loro Paesi che in Francia e Germania. Sono rispettate. Scelte diverse? Molte. Sulla comunicazione per esempio. Lagarde la usa con abilità. Sa di essere una role model per molte donne e da sempre parla in pubblico della parità di genere, sua la dichiarazione dopo il 2008: «Se Lehman Brothers fosse stata Lehman Sisters forse sarebbe andata diversamente». Ad Atene, la Troika, cioè anche lei, non è stata particolarmente popolare, ma Lagarde è comunque riuscita a difendere brillantemente la sua immagine.
Da ministra della Famiglia Ursula von der Leyen ha fatto molto per le sue connazionali, ma l’ha raccontato meno. D’altra parte è tedesca e non francese, e questo spiega molto. Andranno d’accordo? Molto probabilmente sì. Sarà un asse franco-tedesco dall’aria più cosmopolita ed elegante, ma franco-tedesco sarà. Sospira un economista: «Noi italiani le votiamo per evitare la procedura d’infrazione, ma a ottobre, incassato il voto, ce la rifileranno lo stesso».
 

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