Il bisogno di ospitalità per queste donne cresce ogni giorno, grazie all'aumento delle denunce di violenza. «I beni confiscati che i vari comuni stanno acquisendo, compresa la Città metropolitana di Reggio Calabria - propongono Mario Nasone e Giovanna Cusumano, dell'osservatorio regionale sulla violenza di genere - potrebbero essere destinati anche a progetti di semi autonomia, già sperimentati in altre regioni, per tutte quelle donne accolte nella case rifugio o seguite dai centri anti violenza che dopo il periodo di emergenza potrebbero, sapendo di potere usufruire di un alloggio e del sostegno di associazioni di volontariato e di cooperative sociali , iniziare un percorso di inserimento lavorativo e sociale. Una scelta di politica sociale che permetterebbe tra l'altro di liberare posti di accoglienza nelle strutture spesso sature e soprattutto di alleviare i costi psicologi e sociali che le donne che fanno queste scelte dolorose devono affrontare».
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