L'Istat fotografa la desolante situazione della differenza salariale tra uomo-donna

L'Istat fotografa la desolante situazione della differenza salariale tra uomo-donna
3 Minuti di Lettura
Lunedì 9 Dicembre 2019, 12:22

Ancora una volta i dati statistici fanno affiorare il gap retributivo tra uomini e donne. Stavolta è l'Istat a fotografare la sconfortante situazione. Nel 2017 sono risultati attivi nel settore privato (extra-agricolo) 18,8 milioni di rapporti di lavoro dipendente che hanno coinvolto 14,7 milioni di persone e 1,6 milioni di imprese. I rapporti di lavoro che riguardano gli uomini sono il 59% del totale e registrano una retribuzione oraria mediana di 11,61 euro, superiore del 7,4% rispetto a quella delle donne (10,81 euro).

Sempre nel 2017 la meta' delle posizioni lavorative ha percepito una retribuzione oraria pari o inferiore a 11,25 euro.

Le tipologie di lavoro piu' diffuse, ovvero i contratti a tempo indeterminato (pari al 65,5% dei rapporti totali) e i contratti a tempo pieno (pari al 68,3% dei rapporti totali) hanno presentato una retribuzione oraria piu' alta rispetto alle altre tipologie. In particolare, la retribuzione oraria mediana dei lavoratori con contratto full-time (11,98 euro)  del 19% superiore a quella dei part-time, mentre per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato il differenziale retributivo e' stato piu' alto del 17,4% rispetto a quelli a tempo determinato.

A livello di qualifica contrattuale nel 2017 gli impiegati e i dirigenti hanno percepito una retribuzione oraria mediana pari a 14,04 euro ovvero il 65,4% in piu' rispetto agli apprendisti; per gli operai, che rappresentano il 62% circa delle posizioni lavorative totali, lo stesso differenziale e' pari al 23,7%.

Il gap di genere mostra un trend in calo nel 2017 (+7,4%) rispetto al 2014 (+8,8%) per effetto di una maggiore crescita della retribuzione oraria mediana delle donne(+2,4%) rispetto a quella degli uomini (+1%).

Le posizioni lavorative occupate da dipendenti con titolo di istruzione terziaria fanno registrare una retribuzione oraria mediana di 13,85 euro, superiore di 3,12 euro rispetto a quelle di dipendenti con livello di istruzione primario (con un differenziale del 29,1%); quelle con titolo di studio secondario rispetto al primario invece mostrano un differenziale del 7,5% e coinvolgono il 44% circa dei rapporti totali.

Nel 2017 la retribuzione oraria mediana passa dai 10,03 euro dei giovani (classe di eta' 15-29 anni) ai 12,46 euro dei lavoratori piu' anziani (eta' maggiore o uguale a 50 anni). La retribuzione oraria mediana dei rapporti di lavoro di dipendenti nati in Italia (che sono l'83,3% del totale) e' pari a 11,53 euro, superiore di 1,40 euro rispetto a quella dei lavoratori nati all'estero, con un differenziale del 13,8%.

Le retribuzioni orarie mediane piu' basse si osservano per i rapporti di lavoro di imprese localizzate nelle regioni del Sud (10,25 euro), il valore piu' elevato in quelle del Nord-ovest (11,91 euro) con un differenziale retributivo pari al 16,2%. Nel Nord-ovest sono attivi il 31,4% dei rapporti di lavoro totali, al Sud il 17,1% e nelle Isole il 6,7%. Il 6,3% dei rapporti totali riceve una retribuzione oraria inferiore ai due terzi della mediana nazionale.

Nonostante l'aumento in valore assoluto, da 1,1 milioni nel 2014 a 1,2 milioni nel 2017, le posizioni a bassa retribuzione segnano una diminuzione di 0,4 punti percentuali in termini relativi nei quattro anni considerati. I low pay jobs si concentrano tra i giovani under 30 (11,7%), le posizioni occupate nel Sud (11%), i lavoratori nati all'estero (9,5%) e i lavoratori con contratto a tempo determinato (9,5%).

Le donne sono piu' colpite (6,8% contro 5,9% per gli uomini) mentre tra le posizioni occupate da lavoratori laureati l'incidenza di low pay jobs e' bassa (2,8%)

© RIPRODUZIONE RISERVATA