Stefania Cardinale, l'artista e il book crossing del baratto: «I miei libri a chilometro zero»

Stefania Cardinale
di Renato Vigna
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Martedì 3 Marzo 2020, 13:13 - Ultimo aggiornamento: 13:16

Ha respirato arte e cultura sin da piccola, Stefania Cardinale è ancora affascinata dall’odore dei libri che respirava nello studio del nonno medico. Stefania è arrivata a Castiglione in Teverina , un piccolo centro in provincia di VIterbo, nel 1999 per via del Giubileo.
Il suo lavoro era quello di arredare gli alberghi della Capitale con quadri e specchiere. Del paese nella Tuscia si è innamorata a prima vista.

Non troppo lontano da Roma, ma nemmeno troppo vicino, le ha consentito di esprimere al meglio la sua arte e di trasformare la passione per i libri in un’iniziativa per la comunità: il book crossing, ovvero la piccola e colorata libreria che ha realizzato all’esterno di casa dove chiunque può andare per prendere o lasciare libri.

Cosa le manca della Puglia e cosa ama di più di Castiglione?
«Della Puglia non mi manca nulla perché la porto dentro di me. I suoi profumi hanno segnato la mia vita. La terra rossa ha colorato le mie giornate; il vento di maestrale ha spettinato le mie idee e i miei capelli. Il cibo mi ha insegnato a godere della vita e di tutte le sue unicità. E vivere in una penisola affacciata sul Mediterraneo mi ha educata ad accogliere le altre culture. Di Castiglione ho sempre apprezzato la sua unicità e l’essere arroccata su uno sperone di tufo, i venti che ti trasportano nella valle. E l’isolamento dal mondo reale che potrebbe essere un punto di forza per nascondersi dalle quotidianità della vita».


(Stefania Cardinale insieme a Caparezza)

L’amore per l’arte come nasce?
«Sono nata con la penna in mano, quindi non è stata una scoperta ma un percorso naturale esprimermi attraverso di essa».
Ci racconti dei suoi quadri ma anche degli oggetti con materiali di riciclo che produce
«Realizzo tele materiche con colori acrilici. Mi piace intervenire con l’utilizzo di materiali come la sabbia o la carta pesta. Il mio nome d’arte è Artemisia come l’erba, come la pittrice e come l’anagramma ‘L’arte Sia MIa’. Prediligo le figure femminili e non amo riprodurre i paesaggi. Mi diverte creare lampade con materiali di recupero. La luce è uno dei miei punti di forza. Anche l’assenza di luce dona colori nuovi e atmosfere. Creo collane con la stoffa recuperando tessuti, sopratutto magliette di cotone. Dipingo stoffe, dando vita a tende e tovaglie con colori cangianti e acquerellati».

È semplice essere artisti oggi nel Viterbese?
«Non saprei. Essere artisti comporta solo riuscire ad esprimersi ed io ci riesco benissimo. La cosa più difficile è il riscontro economico che spesso manca, ma non solo nel Viterbese: credo sia un problema Italiano. Lo sai quanti artigiani hanno dovuto dismettere le loro produzioni? E quanta manodopera è finita e non verrà tramandata? Io sono da sempre pronta a tramandare e, quando mi viene chiesto, collaboro sempre. Secondo me ogni Comune dovrebbe creare il proprio museo dell’arte, raccogliendo gli artisti del territorio in luoghi pubblici e accessibili a tutti».


(Il book crossing di Stefania Cardinale)

E ora veniamo al book crossing. Quando le è venuta l’idea di mettere a disposizione dei libri per il baratto?
«È stato anch’esso un passaggio naturale. Ho dovuto traslocare ma avevo tante cose in eccesso, anche i libri. Molti erano delle bimbe ormai diventate grandi, molti non letti e non nelle mie corde. E ho pensato che poteva essere un’idea utile per dare l’accesso alla lettura a chi magari non poteva comprarli oppure aveva voglia di sperimentare questo tipo di atteggiamento libero».

Sta avendo successo?
«Non ha un gran successo perché credo che spesso la gente sia distratta, forse bloccata, forse paurosa. Insomma, magari entra in una libreria e compra un libro ma non accetta di trovarlo in strada. Non gli dà valore, ecco».

In passato, ha subito anche un atto vandalico: qualcuno ha strappato i libri. Ce lo racconti?

«L’atto vandalico è stato opera di alcuni adolescenti, ma avendoli visti sono riuscita a risalire alle loro identità e ad avere un confronto o con loro o con una delle mamme. Mi dispiace quando i ragazzi non riescono a trovare cose interessanti da fare se non fracassare, rompere o sconvolgere la vita degli altri ma li capisco. Sono sicuramente poco stimolati: basterebbe poco, ma non sono un’educatrice e il mio compito finisce al limiti del confine di casa mia».

(Stefania Cardinale)

Il suo amore per i libri: quali non scambierebbe mai?
«Il mio amore per i libri nasce dal loro profumo. Nonno era medico e il suo studio profumava di canfora, d’inchiostro e di libri. Non ne darei mai via tre: ‘Le tre domande della felicità. Curare l’anima con il potere dei racconti’ di Jorge Bucay; ‘Amo ciò che sei’ di Silvia Tesio; “Il passato è una terra straniera” di Gianrico Carofiglio, mio compaesano».

Perché lascia libri sulle panchine dei luoghi che visita? E si è mai fermata a curiosare che fine fanno?
«A volte lascio sulle panchine dei libri, sì, è vero. Immagino possa essere anche questo un modo per indurre alla lettura. Chi si siede su una panchina cerca sempre qualcosa: un ricordo oppure un momento di pace. Chissà, magari proprio quel libro. Vengono sempre presi e quasi subito. In genere, non restano sulla panchina più di 30 minuti».


(Un'opera dell'artista)

Chiudiamo con un appello: perché qualcuno dovrebbe venire a casa sua per prendere o lasciare un libro?
«L’appello per prendere o lasciare libri? Io ne farei un altro: create una vostra mini-libreria all’esterno delle vostre abitazioni, nei vostri condomini, al parco o in piscina.

La lettura fatela diventare gratuita e accessibile. Leggere fa bene alla mente e ti cambia l’umore».

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