Donne e sport nei media, dall'Unesco al Telegraph il cambiamento è scritto nero su bianco

Donne e sport nei media, dall'Unesco al Telegraph il cambiamento è scritto nero su bianco
di Alessandra Spinelli
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Giovedì 20 Giugno 2019, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 08:42

E' sicuramente un segno positivo se  l'Italia si appassiona alla Nazionale femminile di calcio registrando un vero boom di ascolti su Rai uno (29,3% di share il match con il Brasile) ma anche su Sky: l'interesse c'è e sta lentamente ma inesorabilmente anche cambiando la narrazione delle imprese sportive femminili. Certo in alcuni giornali e talune telecronache si legge e si sente “fisico da urlo”, “icona di stile”, “belle e brave",   frasi fatte, retaggio di un vocabolario improntato su canoni maschili, o peggio, articolesse con cadute di sarcasmo e critiche machiste sull'abilità delle sportive: è bene ricordare che simili racconti e  trattamenti sono impensabili riferiti ad atleti maschili, forse solo in passato qualche cronista aveva esaltato la vigoria di Ruud Gullit o la bellezza di Cabrini ma il tutto svincolato dalle cronache sportive e casomai relegato in qualche servizio di approfondimento nei magazine.

D'altra parte, non è un caso che all'inizio proprio del mondiali di calcio in Francia, sia stato presentato alla Federazione nazionale della Stampa il manifesto “Media, Donne e Sport: idee guida per una diversa informazione”, promosso dal gruppo di giornaliste Giulia (Giornaliste Unite Libere Autonome) e dalla Uisp, con il patrocinio e la collaborazione di numerosi partners tra cui l’Associazione Italiana Calciatori. Al cuore del manifesto l'esigenza di raccontare da un punto di vista sportivo e lontano da cliché e stereotipi  l'attività delle atlete. 
Un'esigenza sentita anche ad altri livelli.

Da qui l'appello del direttore generale dell'Unesco, Audrey Azoulay, da sempre impegnata nel promuovere il superamento del gender gap, alla  sensibilità di giornalisti e direttori delle testate di settore perché solo il 12% delle notizie sportive è al femminile: «La presenza maschile schiacciante è alla base del sistema di discriminazione». 

Così ad esempio The Telegraph, uno tra i più antichi quotidiani britannici fondato nel 1855, a marzo ha annunciato una nuova iniziativa editoriale: Telegraph Women's sport, direttrice Anna Kessel, per offrire una copertura senza precedenti e senza pregiudizi, una copertura dello sport femminile su tutte le piattaforme del giornale. Per questo è stato stilato un manifesto - anche in questo caso - dove si elencano gli obiettivi: il primo dei quali è affrontare la sottorappresentazione dello sport femminile  e celebrarlo con stori e avvenimenti. Per questo tra i commentatori ci sono Judy Murray, triplice campionessa europea di sprint, la velocista Dina Asher Smith e il vice capitano della nazionale inglese di calcio, Jordan Nobbs, centrocampista dell'Arsenal.

Che si senta l'esigenza di riposizionare la narrazione sportiva femminile è testimoniata dalla recente ricerca dell'Università del Minnesota che ha rilevato come nonostante il 40% degli atleti sia donna la copertura mediatica degli sport femminili sia solo del 4%. Non solo: il dossier evidenzia la tendenza dei media ad assecondare commenti stereotipati sul fisico delle atlete, sul loro stato familiare - sono mamme?, domanda fortemente ricorrente -e sui loro allenatori spesso uomini a cui devono dire grazie. E ancora:  nel 47% dei casi le immagini femminili sono quasi soft porn, ovvero ammiccanti, svolazzanti, completamente avulse dal gesto tecnico e sportivo proprio.

E' indubbio che un'atleta bella oltre che brava attiri attenzione - vedasi il portiere della nazionale venezuelana - ma questo non  deve tramutarsi in un lessico sessista e in pezzi oltre l'agonismo sportivo: è il messaggio del manifesto. 
 E la consapevolezza è il primo mattone del cambiamento. 

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