GLI ANZIANI E I GIOVANI
L'Italia affronta il futuro del lavoro con palesi fragilità. A cominciare dalla demografia, che la vede al secondo posto per l'invecchiamento della popolazione, alle spalle del Giappone. Gli ultra-65enni, che erano pari al 23,5% rispetto alla popolazione in età lavorativa nel 1980, sono saliti al 37,8% nel 2015 e saranno oltre il 72,4% nel 2050. Una popolazione di anziani, rileva lo studio, può tradursi in carenze di lavoro qualificato (i giovani non riescono a sostituire tutti coloro che lasciano il lavoro), il che può spingere verso una maggiore automazione o a maggiori pressioni per attirare lavoratori immigrati. La quota di quanti si dichiarano sottoccupati tra i lavoratori dipendenti è balzata tra il 2006 e il 2017 dal 5,6% al 12,2% contro la media Ocse 2017 del 5,4%. È il dato più alto in assoluto tra i Paesi industrializzati. I giovani sono i più penalizzati: l'Italia figura al secondo posto dopo la Spagna con un aumento del 12,3% dei giovani che dicono di lavorare meno di quanto vorrebbero.
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