In Italia aumento record delle donne sottoccupate

Le sottoccupate in Italia sono aumentate dell'8,) per cento
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Giovedì 9 Maggio 2019, 15:38 - Ultimo aggiornamento: 15:39
Sempre più donne sottoccupate, cioè che lavorano meno di quanto vorrebbero. In Italia nell'ultimo anno sono aumentate dell'8,9 per cento, secondo uno studio dell'Ocse. L'Employment Outlook è stato dedicato al “Futuro del lavoro” e fotografa un paese in difficoltà, con record di sottoccupati, un aumento dei contratti atipici e salari più bassi per diplomati e laureati. La sottoccupazione nel nostro paese è cresciuta in particolare tra le donne, contro il + 4,4% tra gli uomini. La disoccupazione è il doppio rispetto alla media dei paesi avanzati (10,7% a febbraio contro il 5,2% medio Ocse). Il numero di occupati probabilmente non diminuirà, le previsioni dello studio, ma la qualità del lavoro e le disuguaglianze tra lavoratori potrebbero peggiorare. Alcuni posti di lavoro potrebbero scomparire: il 14% è ad alto rischio di automazione tra i paesi Ocse. In Italia il rischio è del 15,2% e un altro 35,5% potrebbe subire sostanziali cambiamenti nel mondo in cui le mansioni sono svolte. Tuttavia, saranno anche creati nuovi lavori.
GLI ANZIANI E I GIOVANI
L'Italia affronta il futuro del lavoro con palesi fragilità. A cominciare dalla demografia, che la vede al secondo posto per l'invecchiamento della popolazione, alle spalle del Giappone. Gli ultra-65enni, che erano pari al 23,5% rispetto alla popolazione in età lavorativa nel 1980, sono saliti al 37,8% nel 2015 e saranno oltre il 72,4% nel 2050. Una popolazione di anziani, rileva lo studio, può tradursi in carenze di lavoro qualificato (i giovani non riescono a sostituire tutti coloro che lasciano il lavoro), il che può spingere verso una maggiore automazione o a maggiori pressioni per attirare lavoratori immigrati. La quota di quanti si dichiarano sottoccupati tra i lavoratori dipendenti è balzata tra il 2006 e il 2017 dal 5,6% al 12,2% contro la media Ocse 2017 del 5,4%. È il dato più alto in assoluto tra i Paesi industrializzati. I giovani sono i più penalizzati: l'Italia figura al secondo posto dopo la Spagna con un aumento del 12,3% dei giovani che dicono di lavorare meno di quanto vorrebbero.

 
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