«Con mia figlia sorda abbiamo creato il primo ristorante per non udenti»

Valeria Olivotti e la mamma Donatella Montani
di Laura Bogliolo
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Venerdì 27 Settembre 2019, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 17:15

E' tornata dalle vacanze di Natale, ma sui banchi della prima elementare c'erano solo otto bambini. «Tutti gli altri erano stati spostati in altre classi dai genitori». Era solo una bambina e chissà quante altre umiliazioni avrà dovuto subire. «Le facevano i dispetti, la bullizzavano» racconta Donatella Montani, la mamma di Valeria Olivotti, 30 anni, sorda dall'età di due anni.

Insieme non si sono mai arrese, insieme hanno creato un progetto
«per non far sentire mai più nessuno escluso». One sense, non solo un ristorante per sordi ma qualcosa di più. «Sono convinta che dal dolore nasca sempre qualcosa di positivo – racconta mamma Donatella - ho dovuto affrontare tante difficoltà nella mia vita, a partire da quello che facevano a mia figlia quando ha iniziato a frequentare la scuola». E oggi non vorrebbe mai che qualcun altro subisse discriminazioni. «Il locale è completamente accessibile per chi ha problemi motori, odio sapere che tanta gente in carrozzina o non vedente neanche esce di casa perché le strade di Roma sono un colabrodo e perché tantissimi luoghi non sono accessibili».

Nel ristorante le pietanze del menù sono segnalate anche con i numeri.
«In modo che leggendo il labiale sia più semplice comunicare cosa si vuole ordinare». Perché si chiama “One sense”? «Perché è l'unico dei cinque sensi che ci manca” spiega Donatella. I camerieri sono sordi e udenti e lavorano e interagiscono insieme. «Conoscono anche la lingua dei segni internazionale, ho intenzione di assumere anche altri camerieri non sordi, ma devono conoscere la Lis e non è affatto facile trovarli». E spiega: «L'Italia è l'unico paese dove la lingua dei sordi non è riconosciuta ufficialmente dallo Stato, se lo fosse sarebbe una rivoluzione perché dovrebbero esserci persone pronte a capire il Lis negli ospedali, nelle scuole, negli uffici comunali». E invece adesso non è così e si incontrano difficoltà ovunque.

«Accoglienza», è la parola che Donatella ripete di più per spiegare “One sense”, dopo che per tutta una vita si è spesso sentita respinta. «Da noi si organizzano eventi per superare le discriminazione e le diversità, venerdì 27 ad esempio ci saranno oltre 100 persone per un evento organizzato dal Saifip per raccogliere fondi, si tratta del Servizio di adeguamento tra identità fisica e identità psichica. Nella gestione del ristorante - dice Donatella - mi aiutano due ragazzi, Francesco e Daniele che sono nati donne». “One Sense”, alla Garbatella, nato a giugno dello scorso anno è finito anche sulla Bbc. «Sono venuti a intervistarci, perché la nostra è un'esperienza unica, abbiamo anche molti clienti stranieri sordi, turisti che decidono di venire a mangiare da noi perché si sentono accolti».

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