Due donne risollevano il Sinn Fein, exploit del partito irlandese ora libero dai fantasmi del passato

Due donne risollevano il Sinn Fein, exploit del partito irlandese ora libero dai fantasmi del passato
di Francia Giansoldati
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Domenica 9 Febbraio 2020, 19:06

Straordinario exploit del Sinn Fein, grazie a due donne. Il partito di ispirazione socialista che fu l'organo politico dell'IRA e che nel 1998 partecipò alla stesura del Belfast Agreement (il famoso Accordo del Venerdì Santo) ha avuto un enorme avanzamento alle urne per merito di Mary Lou McDonald e Michelle O'Neill: nei panni di leader e vice leader. Al centro della loro campagna elettorale fatta sul territorio il tema della riunificazione d'Irlanda (in chiave anti-britannica), le politiche di ispirazione socialista e i temi del gender gap. «Si sono una femminista, il che significa avere a cuore il tema di un uguale trattamento per uomini e donne. Ed è quello che Sinn Feinn propone, costruire una società più giusta. Noi ci impegnamo a cambiare tanti modi di agire e di pensare, includendo anche la disuguaglianza salariale e l'inclusività delle donne a ogni livello per dare alle strutture pubbliche una composizione più equilibrata e inclusiva e propositiva della società» spiega Mary Lou McDonald sul suo blog. 

Protagonista assoluta delle elezioni di ieri e' stata senza dubbio la McDonald, subentrata da poco piu' di due anni a Gerry Adams. Cinquant'anni, laureata al Trinity College di Dublino, deputata al Dail (il parlamento irlandese) dal 2011, e in precedenza eurodeputata, Mary Lou non e' mai stata affiliata, direttamente o meno, all'Ira. Non solo: negli anni '90, per un breve periodo, fu persino iscritta ai liberali del Fianna Fail. Un profilo quasi neutrale e sicuramente privilegiato per traghettare il partito degli ex guerriglieri repubblicani, liberandolo - una volta per sempre - dalle ombre di un passato controverso e divisivo. 

Nonostante l'exploit alle urne, e causa l'indisponibilità' dichiarata a coalizzarsi delle altre principali forze politiche, sarà difficile che lo Sinn Fein possa far parte del prossimo governo di Dublino. A meno di non immaginare uno stallo e un esecutivo di minoranza. 

Un risultato cosi' inatteso da aver sorpreso la stessa McDonald, che aveva presentato solo 42 candidati. D'altronde, sotto la sua guida, finora i risultati erano stati modesti: meno dell'8% alle elezioni europee dell'anno scorso, sotto la soglia del 5% alle ultime amministrative. Due batoste servite evidentemente da lezione, perché in questa campagna la leader del dopo-Adams e' stata brava a intercettare il malcontento diffuso nella società, accompagnato dal desiderio di un cambiamento. Ha promesso investimenti nel settore pubblico (ospedali, scuole, edilizia popolare), accantonando - per ora - la questione identitaria dell'unificazione. Una scelta vincente, che l'elettorato - soprattutto quello anagraficamente piu' lontano dai Troubles che insanguinarono l'Ulster dagli anni '60 ai '90 - ha premiato. 

L'altra figura di spicco, la vice del partito, Michelle O'Neill, 41 anni, è figlia di un militante dell'Ira condannato in passato per attività sovversive. Michelle ha dimostrato durante la campagna elettorale di essere pragmatica quanto Mary Lou. Ha avuto un ruolo di primo piano nei recenti negoziati con Londra per la riapertura di Stormont, il parlamento nord-irlandese bloccato da 3 anni, e per far risorgere il patto di governo locale d'unita' nazionale con gli unionisti del Dup. Uno dei suoi due figli si chiama Saoirse, in gaelico "libertà". Anche questa figura politica si sta dimostrando una guida post-ideologica e disposta al compromesso in cambio del traguardo: il riconoscimento dello Sinn Fein 2.0, un partito capace di rispettare le radici del fondatore, Arthur Griffith (che guidò il partito dal 1908 fino al 1917), la propria identità nazionalistica ma senza avere più la zavorra di un passato turbolento e legato ad una orribile stagione di sangue. 

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