Per le donne, in pratica, si riscontra una maggiore presenza di inattive legata prevalentemente a motivi di carattere familiare e alla presenza elevata di donne adulte che, per difficoltà di inserimento o per motivi culturali, non hanno mai lavorato nella loro vita.
Tra le donne di una età compresa tra i 45 e i 74 anni che non appartengono alle forze lavoro, il 30,4% non ha mai avuto esperienze professionali nella vita, fenomeno quasi assente tra gli uomini (3,8%) e molto più accentuato per le donne con basso titolo di studio (35,9%) e residenti nel Mezzogiorno (54,5%).
Sia in Italia sia in Europa il titolo di studio risulta fondamentale nella partecipazione al mercato del lavoro. Il tasso di attività per maschi e femmine cresce all’aumentare del livello di istruzione passando in Europa dal 44,5% di chi ha un basso titolo di studio all’81,5% di chi possiede almeno la laurea, in Italia dal 41,5% al 77,9%. Nonostante tra il laureati si registri la quota maggiore di occupati rispetto agli altri titoli di studio, il divario dalla media europea è infatti più forte. Ciò è dovuto anche al fatto che il rendimento dell’istruzione nel nostro paese si manifesta in maniera più lenta, sia per la maggiore durata dei percorsi di studio sia per la maggiore difficoltà di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.
Un altro segnale sulla diminuzione della presenza delle donne nel mercato del lavoro la ha fornita l'Istituto Ricerche Economiche e Sociali che ha effettuato un studio per la Camera del Lavoro di Modena. In una delle province italiane più attive e ricche c'è stata una lieve flessione dell’occupazione, soprattutto quella femminile, diminuita dell’1,9%. Oltre alle prospettive di rallentamento della crescita previsto per il 2019, un altro fattore che preoccupa la Cgil è il crescente numero degli inattivi, ovvero quelle persone che, scoraggiate, non cercano più lavoro. Il dato è in aumento a Modena del 3,7%, che corrisponde a 4.200 persone (maschi e femmine).
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