Bonetti: «Il lavoro femminile sia una priorità, il governo vari un piano di incentivi»

Bonetti: «Il lavoro femminile sia una priorità, il governo vari un piano di incentivi»
di Maria Lombardi
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Giovedì 23 Luglio 2020, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 16:31

«Questi fondi che arrivano dall'Europa sono un regalo del futuro e per far sì che non siano un'ipoteca ma un investimento dobbiamo essere seri concreti, responsabili e decidere quali riforme avviare. Dobbiamo investire in tecnologie riconciliando produttività e ambiente, in innovazione, in semplificazione e infrastrutture. E soprattutto nel lavoro femminile, nell'ambito di investimento per l'Italia non più rinviabile che è quello demografico».

Elena Bonetti, ministro per le pari opportunità e la famiglia, come può l'occasione del Recovery Fund tradursi in una crescita dell'occupazione e del protagonismo femminile?
«Bisogna promuovere il ruolo femminile perché diventi protagonista nel Paese e questo deve essere fatto puntando sulla corresponsabilità tra uomini e donne, con la riforma dei congedi parentali, e su misure per incentivare il lavoro. Ed è necessario il riconoscimento della parità di genere in tutti i ruoli decisionali».

Quale contributo possono dare le donne alla crescita?
«Intanto possono contribuire con una visione che è quella della concretezza. Le donne esercitano la capacità di progettazione di squadra e il modello di paese che dobbiamo portare avanti è unitaria, di armonizzazione».

Nel concreto, quali i primi passi favorire l'occupazione che è ancora sotto il 50%?
«Dobbiamo promuovere la formazione delle donne in quei settori che le vedono ancora estranee: digitale, finanza e stem, linguaggi necessari per abitare il futuro. E poi puntare su una discriminazione positiva: decontribuire il lavoro femminile riconoscendo che è un potenziale inespresso, con particolare attenzione alle donne che dopo la maternità rientrano al lavoro, sostenendole anche economicamente. Vanno inoltre premiare le politiche di inclusione in ambito aziendale, con una certificazione che valuti le politiche di genere nel privato e nel pubblico rendendo incentivante queste strategie. Un'altra misura da adottare è la defiscalizzazione dell'utilizzo dello smart working e delle spese delle famiglie per colf e aiuti domestici. Tutto questo è nel capitolo del Family Act dedicato alle donne».

Lo smart working non rischia di penalizzare le donne, come ha avvertito anche la ministra del Lavoro Catalfo?
«Lo smart working in questa fase non ha funzionato perché i bambini erano a casa. Non deve essere pensato come uno strumento che trasferisce in casa l'ufficio ma che ottimizza e armonizza i tempi e i luoghi di vita. Non un'esperienza totalitaria, ma che preveda anche la presenza nei luoghi di lavoro. Ci vogliono dei principi più che delle regole, degli indirizzi che vadano in questa direzione».

Anche il premier Conte ha sollecitato una legge per superare il gap salariale. A che punto siamo?
«L'Europa sta per introdurre una normativa che impone la trasparenza. E c'è una legge incardinata alla Camera, relatrice Chiara Gribaudo, che seguo con attenzione. È un tema di giustizia e va affrontato. Ma il vero gap è che donne guadagnano in un anno meno degli uomini perché non accedono a incarichi più alti. Bisogna innanzitutto promuovere il ruolo delle donne a ruoli più remunerativi».

Un imprenditore pugliese dà ai suoi dipendenti dà 300 euro per ogni nascita e dice: dovrebbe farlo lo Stato. Cosa risponde?
«Investire in genitorialità è quello che vogliamo fare e stiamo facendo. La Camera ha appena approvato all'unanimità un pilastro dl Family Act, l'assegno unico e universale per ogni figlio».

Un bel traguardo il cartellone verde alla fine della votazione alla Camera. È un percorso che si può replicare?
«Mi auguro di sì e questo è il mio impegno. È un percorso che ha dimostrato che la politica può essere fatta con chiarezza, visione nitida e senza compromessi. Una politica che sappia riconciliare il Paese. Sulla famiglia per anni si è diviso. Noi abbiamo proposto un metodo diverso, cercando di focalizzarci sui bambini e figli, affermando che sono un bene per il Paese. E che le donne non devono più dividersi tra lavoro e famiglia. Questa lacerazione oggi si ricompone in una visione di libertà e protagonismo femminile».
 

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