Diletta Scandiuzzi, cantante lirica e campionessa mondiale di Tiramisù: «Noi donne abbiamo un infinito»

Diletta Scandiuzzi (foto di Germana Cabrelle)
di Valentina Venturi
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Martedì 6 Ottobre 2020, 08:33

L’unione tra lirica e il tiramisù. Un’accoppiata inconsueta a meno che non riguardi una cena di gala con concerto. Eppure la cantante lirica Diletta Scandiuzzi, rispettivamente figlia e compagna di due interpreti lirici di fama mondiale come Roberto Scandiuzzi e Lucio Gallo, è la campionessa mondiale Pastry Chef. Diletta si è aggiudicata il primo posto alla "Tiramisù World Cup" del 2018. Un connubio possibile perché nasce «dalle donne, le uniche in grado di poter vivere in questo dualismo».
 
È una questione “al femminile”?
«Come percorso di vita penso che tutte le donne abbiano delle risorse non del tutto sfruttate e sfruttabili in alcuni contesti. Riscontro una peculiarità: la sfaccettatura e la capacità multitasking che ci permette di unire in modo strutturato e concreto una parte che è totalmente artistica ed emozionale, direi più impalpabile e l’altra che ha ruolo più dirigenziale e strutturato, lucido e concreto. Penso che solo la donna sia in grado di poter vivere in questo dualismo».
 
In famiglia ha avuto a che fare con artisti e direttori d’orchestra quali Riccardo Muti, Antonio Pappano, Claudio Abbado, Giancarlo Del Monaco, fino ai nomi più recenti e popolari quali Andrea Bocelli, Terry Gilliam e Gigi Proietti. Come spiega la sua vittoria culinaria?
«Se il canto lirico rappresenta il mio lavoro, quello dei dolci per molto tempo ha rappresentato semplicemente un hobby ma entrambi sono la mia arte».
 
Ha 36 anni: il suo primo ricordo?
«Sono cresciuta in un ambiente di musicisti e conosco la musica, il teatro, la professionalità da sempre. Ho una foto di quando ho due anni che seguo mio padre per partire per un debutto a Londra, ho lo zaino più grande di me, il caschetto biondo e andiamo verso l’aereo mano nella mano e ora a 34 anni entro un in altro universo. C’è voluto coraggio per ascoltare e dirmi che era una strada che potevo affrontare: chi doveva dirmelo se non io?». 
 
Appartiene alle donne?
«Penso faccia parte della forza e del DNA delle donne ma che alcuni contesti sociali possano limitarci».
 
È mai scesa a compromessi?
«No, ho un carattere molto forte per cui è difficile mettermi in una situazione scomoda, però sono giovane (36 anni, ndr.) e può capitare si inneschino dinamiche del tipo: “È la giovane della compagine e allora deve lavorare di più”, ma si deve dare il massimo per quello che si viene chiamati a fare. Ma sì, anche nel mio ambiente di sottende una forma di durezza e forse crudeltà e forma di maschilismo imperversante, soprattutto negli anni passati. Devo dire la verità:  molto dipende dal proprio carattere e come ci si comporta e propone. È un lavoro psicologico molto pesante, non è così facile né immediato».
 
Canto e cucina di rado sono passioni legate professionalmente.
«La passione per la cucina c’è sempre stata. In famiglia sia io, che il mio compagno che mio padre siamo tutti cantanti d’opera. Da piccola vedevo papà allestire grandi cene per i suoi colleghi post recita. Lui è sempre stato un bravissimo cuoco sul salato, mancava la parte dei dolci che ho sviluppato io per passione e curiosità. Ed è rimasta lì nel cassetto per tanto tempo. Fino a che mi trovo a Toronto con Lucio e partecipiamo a un galà di capodanno. Siamo invitati per cantare e a cena conosco la moglie di un direttore di orchestra, che mi parla di un concorso a cui vuole partecipare. Mi spinge a seguirla e dopo l’iniziale riluttanza, vado. E invece alla fine su oltre 650 candidati per il Pastry Chef Talent ho vinto il titolo mondiale!».
 
Da chi era composta la giuria?
«Provenivano da diverse attività tra autorità locali e specialisti come il direttore della scuola di Gualtiero Marchesi e rappresentanti della Federazione Internazionale Pasticceri. Inizio a raccogliere dei particolari consensi per la formulazione della crema, per il balance e la stabilità. E capisco che non è un caso».
 
E ora?
«Questa vittoria è avvenuta a fine 2018 e poteva rimanere un’esperienza fine a se stessa. Venendo da un altro mondo che ancora frequento, visto che ho appena riaperto il teatro comunale di Treviso con un concerto e un altro a teatro Olimpico di Vicenza nella seconda settimana di settembre, la mia carriera continua parallelamente».
 
Fa tutto da sola?
«Ho incontrato quello che è diventato il mio socio (l’imprenditore Diego Creazzo, ndr.) e insieme abbiamo creato la start-up innovativa D&D srl, l’unica riconosciuta dal MISE in questo anno così difficile per il settore agroalimentare e poi il brand Dilettamisù».
 
Avrebbe un consiglio da dare?
«Toglietevi il vestito preconfezionato: magari sul momento avrete freddo ma diventerete più forti. Abbiamo un infinito dentro di noi da esplorare, ancora prima di farci dire dall’esterno che cosa siamo e che cosa dobbiamo fare».
 

 

 

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