Di Centa: «Più donne al governo nello sport, è ora di contare»

Manuela Di Centa
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Martedì 9 Luglio 2019, 22:38

«Le medaglie delle ragazze alle Universiadi sono bellissime ma ora le donne sono pronte per fare un passo in più ed essere protagoniste come classe dirigente dello sport italiano». Manuela Di Centa fa un bilancio delle Universiadi di Napoli, guarda ai successi delle ragazze azzurre e sottolinea che «la parità sul campo di gara è stata ormai raggiunta, dove non siamo messi assolutamente bene è nella dirigenza: nel Coni ci sono 44 federazioni e non c'è una presidente donna». Di Centa, sette medaglie olimpiche e sette mondiali, è nel comitato organizzatore delle Universiadi 2019. 

Donne dirigenti nello sport, Giorgetti: parità di accesso

L'olimpionica di sci da quando ha abbandonato l'attività ha combattuto una battaglia da dirigente per la parità nello sport: «Quando avevo 16 anni e cominciai a fare le gare internazionali - spiega - non esisteva una squadra femminile di sci alpino. Ai Mondiali di Oslo dell'82 andai come aggregata alla squadra maschile e arrivai ottava. I media italiani si incuriosirono e partì una strada che portò alla formazione della squadra femminile». La discriminazione era evidente anche da parte della federazione: «Ricordo che negli anni '80 - dice Di Centa - leggevo i premi in denaro per gli atleti top: c'era una lista per i piazzamenti ai Mondiali, alle Olimpiadi, in Coppa del Mondo. Poi alla fine c'era una postilla: i premi si intendono decurtati del 30% per le donne. E oggi mi rifiuto di andare a premiare i vincitori delle gare giovanili se i premi non sono uguali tra i sessi».


LA LEGGE
Oggi questa discriminazione non c'è più, ma chi prende le decisioni sono solo uomini: «Due mandati fa mi sono candidata alla presidenza della federazione sport invernali, sapendo di perdere, ma non volevo più dare agli uomini la possibilità di dire che noi donne non siamo elette perché non ci candidiamo. Ora però le cose cambieranno, la legge approvata nel 2018 prevede che alle prossime elezioni di Coni e Federazioni sportive il 30% dei dirigenti siano donne, sarà una rivoluzione che partirà dopo i Giochi di Tokio». Una svolta avvenuta in queste settimane anche con i Mondiali di calcio femminile, che hanno suscitato entusiasmo: «Quando ero ragazzina tanti dirigenti mi dicevano che non era una cosa per donne. E ancora oggi in tanti dicono a una giocatrice meravigliosa come Sara Gama la stessa cosa. Ma cambierà anche questo e lo vedo da capo delegazione della nazionale under 17 di calcio femminile, un impegno assunto solo per supportare queste ragazze». Alle Universiadi di Napoli la parità è una bandiera anche per le atlete islamiche: «Ho visto - dice Di Centa - le ragazze dell'Iran nel taekwondo: sono andato ad applaudirle con il direttore del taekwondo, è un coreano che ha portato avanti una politica per promuovere nei paesi islamici lo sport per le donne ed è stata introdotto il permesso di portare l'Ijab, per questo hanno potuto fare le Universiadi». 

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