Dante e le donne, lo stile non è dolce: un reading teatrale sulla misoginia del poeta

Dante e le donne, lo stile non è dolce: un reading teatrale sulla misoginia del poeta
di Valeria Arnaldi
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Sabato 26 Settembre 2020, 09:54

L'amata, che lo rifiuta, presa per i capelli e trattenuta a suo piacimento, dal mattino alla sera - «pigliandole anzi terza,/con esse passerei vespero e squille» - per pura e dichiarata vendetta: «non sarei pietoso né cortese,/anzi farei com'orso quando scherza». È con decisa violenza che Dante Alighieri descrive nelle Rime la sua infelicità per la «donna pietra», colpevole ai suoi occhi di respingerlo, affidando alla canzone il compito di raggiungerla e darle «per lo cor d'una saetta,/ché bell'onor s'acquista in far vendetta».
Il poeta, considerato il padre della lingua italiana, nelle sue opere, inclusa la Divina Commedia, alle pagine nelle quali immortala l'immagine idealizzata di Beatrice ne alterna altre con versi feroci contro le donne, nella maggior parte dei casi ree di non esaudire i desideri maschili o, al contrario, di averlo fatto troppo spesso, insomma di non rispondere all'ideale dell'uomo, macchiandolo.

IL VIAGGIO
Una visione legata al momento storico, di certo, - il prossimo anno saranno 700 anni dalla morte di Dante - che però, veicolata nei secoli, assimilata sui banchi di scuola e, soprattutto, esplicitata da uno dei massimi nomi della letteratura mondiale, si è fatta anche matrice di stereotipi. A portare, letteralmente, in scena la misoginia dantesca, dando voce alle tante donne alle quali il Poeta l'ha negata, è Dante, Cecco e le donne, reading teatrale con Massimo Arcangeli, che ne è autore, e Barbara De Rossi, con la partecipazione di Francesco Eleuteri, che andrà in scena in prima assoluta, domani al teatro Ventidio Basso, ad Ascoli Piceno, nell'ambito del primo FuturoMemoriaFestival. Ascoli sulla scena del tempo, rassegna che vede la direzione dello stesso Arcangeli e Gino Troli, ideatori e realizzatori del progetto. Un viaggio tra storia e filosofia, cinema e scienza, arte e letteratura, tra passato e presente per offrire nuovi modi di considerare il domani. E, in questo caso, il rapporto tra uomini e donne e lo sguardo che definisce, misura e impone canoni, restringendo di fatto la libertà di essere. «L'intento - spiega Arcangeli - è ricostruire a tutto tondo l'immaginario femminile di grandi poeti, come Dante, Cecco d'Ascoli, Francesco Petrarca. Ad accomunare figure distanti come Dante e Cecco è la visione che entrambi hanno della figura femminile, nella distinzione che fanno tra i termini donna, come signora del cuore dell'uomo che si inginocchia davanti a lei, idealizzata nell'amore stilnovista, e femmina, con cui indicano pure le mogli, coloro che danno prole all'uomo, consentendo la riproduzione della stirpe. Pur storicizzando ognuna di queste figure, anche all'epoca si sarebbe potuta dare un'immagine diversa delle donne ma non è stato fatto. Nelle rime per la donna pietra, Dante illustra quelle che, con gli occhi di oggi, sono evidenti sevizie. Per la filosofia del politicamente corretto, ora si tende a censurare alcune cose. Edulcorare non serve però. Non bisogna tagliare i canti ma analizzarli. Occorre ricostruire la verità storica. Bisogna offrire nuove chiavi di lettura».

LA MOGLIE
E spunti di riflessione pure su personaggi noti. Nei suoi testi, Dante canta Beatrice ma dimentica la moglie Gemma Donati. «A Gemma Dante non dedica una parola, eppure con lei ha messo al mondo almeno quattro figli - prosegue - Quando è espulso da Firenze, non parte con lei e, apparentemente, rompe ogni forma di rapporto, senza curarsi delle difficoltà di quell'abbandono. Gemma rimane in città, dove è vista come la moglie di un barattiere datosi alla fuga. A lei però non rivolge neppure un pensiero: perché? E poi c'è la figura della prostituta Taide, descritta in una delle scene più violente della Divina Commedia. Ecco noi diamo voce a queste donne. Non riscriviamo la storia, ma la mostriamo in tutte le sue parti. Anche da queste immagini è nata una visione misogina sviluppatasi in secoli di letteratura».

LAURA E PETRARCA
Le donne di Dante, in scena parlano, ovviamente, con la sensibilità di oggi e sollevano interrogativi. «I più grandi poeti, artisti, intellettuali, come tutti, hanno una vita quotidiana, una visione delle cose e alcune ombre, è importante conoscere pure questi aspetti». Così per Dante, e Cecco d'Ascoli. E per Petrarca. «Di Laura conosciamo solo il nome, è lo stesso Petrarca, alla morte dell'amata, a dire che soltanto quello che gli è rimasto. Rileggendo la sua opera, ci si rende conto che forse Laura non conta, ciò che il poeta desiderava era proprio un nome da usare nei suoi giochi letterari» Nel dialogo a distanza tra gli autori e le loro muse, in un botta e risposta tra sensibilità ed epoche differenti, a chiudere la conversazione è una donna. «La Compiuta Donzella, poetessa medievale straordinaria - dice Arcangeli - ha scritto versi finissimi e ancora commoventi, eppure non figura nelle grandi antologie».
 

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