Coronavirus, lettera alla moglie infermiera: «Ti vedo tornare sfinita e in lacrime, ogni giorno incontri il mostro»

Coronavirus, lettera alla moglie infermiera: «Ti vedo tornare sfinita e in lacrime, ogni giorno incontri il mostro»
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Lunedì 23 Marzo 2020, 14:43

«Ti ho vista tornare a casa, stremata e sconvolta, dopo un'interminabile giornata di lavoro. Il volto scavato dalla fatica, il sorriso tirato, gli occhi lucidi, lo sguardo velato da un'ombra ineffabile. Addosso i segni della mascherina e degli occhiali protettivi. Poca voglia di parlare e solo il desiderio di lavare le ferite della lunga battaglia» quotidiana.









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É la lettera indirizzata alla moglie infermiera e pubblicata su Facebook da Marco Trovato, direttore editoriale di Africa Rivista. Il marito racconta della  «rabbia», del pianto silenzioso della moglie da oltre un mese in prima linea accanto ai malati di Coronavirus e l'impegno, come quello di gran parte degli operatori sanitari, nel combattere «una strana guerra con un nemico invisibile ai più. Non a te. Tu lo vedi ogni giorno assieme ai tuoi colleghi e compagni di lavoro impegnati ad affrontare l'emergenza, in prima linea».

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«Ogni giorno in trincea contro il male impalpabile - prosegue - che ci ha allontanato dai nostri affetti (...) che ha fatto piombare sulle nostre città un silenzio irreale, sinistro, spettrale. La minaccia oscura che ha lacerato le famiglie, che ha sconvolto ogni programma, che ha frantumato le certezze, che d'un tratto ci ha fatto sentire fragili e vulnerabili, insinuando il terrore nelle nostre vite».

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«Il virus che toglie il respiro» lo ha definito l'autore della lettera. «Migliaia di innocenti soffocano nella solitudine. - prosegue - Si spengono senza il conforto dei propri cari. Senza un gesto di pietà, un estremo saluto. Manco un funerale. Solo voi, con la vostra compassione, ad accompagnarli in questa pena». «Voi che vedete la forza distruttrice crescere come un mostro. Vedete le sue vittime, sofferenti e talvolta agonizzanti, ogni giorno più numerose, che chiedono il vostro aiuto. Sentite addosso lo sconforto e il timore di esserne sopraffatti. Ma non mollate. Vi chiamano eroi, angeli. E, certo, meritate gratitudine e plausi. Ma siete donne e uomini che fanno il proprio mestiere. Come sempre. Solo che oggi la gente si accorge di quanto sia importante, prezioso. Vitale».

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