Coronavirus, con la pandemia il lavoro delle donne è diventato il più essenziale

Coronavirus, con la pandemia il lavoro delle donne è diventato il più essenziale
di Maria Lombardi
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Mercoledì 22 Aprile 2020, 11:11

«Mamma aggiusta le persone», racconta Aurora, una bambina di 5 anni, mamma fa l'infermiera e non può fermarsi. Il papà operaio, «aggiusta le cose»​, ma da quando il cantiere ha chiuso per l'epidemia è a casa, licenziato. La piccola Aurora spiega con semplicità ed efficacia perché il lavoro delle donne in questo momento è diventato essenziale. "Aggiustano" le persone, e sono la maggioranza. Ma oltre che in corsia sono anche alle casse dei supermercati, nei negori di alimentari, dietro i banchi delle farmacie. Svolgono lavori che non possono fermarsi nemmeno con il lockdown. Lavoratrici essenziali, dunque, più degli uomini. Negli Stati Uniti gran parte di questi mestieri di cui non si può fare a meno - uno su tre - è svolto da donne, calcola il New York Times incrociando i dati sul censimento con le linee guida del governo federale. Le donne di colore hanno più probabilità di essere tra queste lavoratrici. Spesso malpagate, poco considerate e sfruttate: una forza lavoro invisibile e indispensabile che, nel tempo del virus e della pandiemia, porta avanti il paese e si prende cura dei più deboli.


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Le donne più esposte al rischio: nel mondo il 70% degli infermieri è di sesso femminile

Nove infermieri su dieci sono donne, e così pure la maggior parte dei fisioterapisti, degli assistenti, dei tecnici e dei farmacisti. Più dei due terzi dei lavoratori alle casse dei negozi di alimentari e ai banchi di fast food sono donne. I rapporti si sono ribaltati con la pandemia. E se di solito sono gli uomini a rappresentare la maggioranza dei lavoratori, adesso sono le donne ad essere in prima linea. I settori in cui è prevalente l'occupazione maschile (edlizia, trasporti pubblici alle fabbriche) hanno rallentato. La sanità, dove la presenza femminile è altissima, è divenuta centrale più che mai. E lo era già prima dell'epidemia, con 19 milioni di operatori sanitari a livello nazionale, quasi tre volte più che in agricoltura, forze dell'ordine e spedizioni messi insieme. Ora ci sono 4 infermieri per ogni agente di polizia e la richiesta in questi mesi è aumentata con gli ospedali sovraffollati e allo stremo.

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Le donne rappresentano il 73 per cento degli operatori sanitari che si sono infettati dall'inizio dell'epidemia. E non sono solo negli ospedali, a loro è affidato quasi tutto il lavoro assistenziale, tanto spesso mal pagato, di cura degli anziani e dei malati che in una società che invecchia diventa sempre più indispensabile.

Così è in tutto il mondo, si calcola che il 70 per cento degli operatori sanitari è donna. Nella provincia di Hubei, in Cina, dove è esploso il contagio, rappresentano il 90 per cento. Più esposte al rischio, eppure si ammalano di meno e non ancora non si è capito bene perchè. 



 

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