Alagon e una vita tra le nuvolette: «Con la matita oggi celebro il coraggio di chi continua a sorridere»

Disegno originale di Elagon per il Messaggero
di Vanna Ugolini
4 Minuti di Lettura
Giovedì 2 Aprile 2020, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 12:27

Dall'archeologia alla vignetta satirica il passo non è stato breve ma è stata una strada durante la quale c'è stato il tempo per far nascere (e poi crescere) due figli e una figlia, viaggiare dalla Sardegna in molte parti del mondo, fino a Dublino, dove oggi vive con la famiglia e anche la tenacia per seguire le proprie passioni.


«Bastava chiedere!», i fumetti di Emma sulla quotidiana fatica delle donne


Virginia Cabras è, soprattutto, una fumettista, una delle (ancora poche) donne che ci fanno sorridere e che vince premi: è arrivata prima al concorso internazionale di vignette umoristiche, ad ottobre 2019, a Milano.
E ha vinto un paio di mesi fa il secondo premio del concorso nazionale di vignette di Sanremo, in occasione dei 70 anni del festival. Smentendo, così, il luogo comune che le donne non sanno ridere, soprattutto di se stesse. «Finché continuiamo noi stesse a credere ai bias maschili, continueremo ad auto-convincerci di non essere in grado di ridere di noi stesse», risponde secca Virginia, che quando disegna si firma con lo pseudonimo Alagon e  che dal 2012 lavora per Italia 7 e disegna soprattutto per riviste online, come The Black Post, e diverse pagine satiriche come Kotiomkin, Satiraptus, Vignettisti per la Costituzione, O’Strunz e soprattutto Sputnink, che ha contribuito a fondare.
Ma le radici del suo talento affondano molto più lontano. «Scommetto che ognuno di noi nasconde tra i propri ricordi il disegno di qualche ritratto o caricatura dei propri genitori o di chi esercitava una certa autorità durante l’infanzia, come gli insegnanti, i capi dell’oratorio, gli zii e così via. Io ho continuato a disegnare quelle caricature sempre sino all’età adulta, alternandole al fumetto».
 

 




«Bastava chiedere»: storie a fumetti per spiegare ai papà la fatica delle mamme

Quel talento lei l'aveva messo in un cassetto pensando, invece, di fare una carriera da archeologa «ma dopo l’arrivo del mio secondogenito e durante i mesi di pausa presi dai miei impegni archeologici mi è stata data la possibilità e la fiducia di iniziare a mostrare i disegni, che ho sempre tenuto nascosti nell’album degli schizzi. Ho iniziato a collaborare con la rete toscana Italia7 e in quegli anni iniziali ho imparato a specializzare tratto e idee in funzione della satira. Senza quella fiducia iniziale i miei sogni sarebbero rimasti nel cassetto. Poi è seguita la diffusione della satira sui social e la possibilità di avere un riscontro immediato nel bene e nel male di quanto si disegna».
Come si riesce a far ridere o perlomeno sorridere in questo periodo? «Non so, non è facile e non sempre mi riesce, perché mi sento emozionalmente coinvolta e spesso prevalgono nella mia produzione vignette di denuncia non umoristiche o ironiche. Fortunatamente abbiamo un parterre politico che offre grandi spunti, nonostante i tempi cupi, e spesso un sorriso ci viene fornito su un piatto d’argento che va soltanto disegnato. Infine, non si può non sottolineare che, se esiste uno spirito italico, un carattere nazionale, lo si può trovare nel coraggio e nel sorriso con cui in Italia si è soliti affrontare calamità e momenti difficili. Lo dico senza retorica e lo dico osservandolo dalla giusta distanza, almeno quella geografica.  Si prova, quindi, a restituire in vignette lo stesso sorriso che ogni giorno continuiamo a vedere e a vivere nel quotidiano, nonostante le difficoltà. E se si riesce a non perdere la capacità di sorridere o ridere, forse si riesce anche a non perdere la capacità di sentirsi ancora vivi».

La realtà contemporanea è la sua fonte principale di ispirazione «con le sue falle e le sue singolarità, dalle pecche, dalle ineguaglianze e dalle contraddizioni della società in cui viviamo è ancor più dalle semplificazioni della propaganda politica. Mi guardo intorno, individuo il potente o le idee dei potenti di turno e imbracciata la matita, parto all’attacco per colpire quei punti deboli che trovo deplorevoli. “La satira batte dove il dente duole” sostiene Giuseppe Ciarallo. Ha ragione».

La passione di Virginia è nata ed è cresciuta senza che qualcuno le indicasse la strada. Ad eccezione di un maestro "indiretto". «Ho imparato a disegnare sin da piccola guardando mio padre disegnare, dipingere, plasmare e scolpire. E oggi, che mio padre non c’è più e non posso sentire i suoi suggerimenti e i suoi consigli, continuo ad imparare dai suoi schizzi, dalle sue linee e scelte cromatiche, dai suoi tratteggi e dalla profondità con cui rappresentava gli occhi. Per il resto sono completamente autodidatta, tanta passione e tanto esercizio.
Per quanto riguarda la satira, tutto quello che ho imparato e sto imparando lo devo alle collaborazioni con le riviste e le pagine satiriche, delle vere e proprie palestre, dove si mettono a confronto contenuti e stile. Non ho un maestro propriamente detto, ma lungo il cammino ogni incontro mi ha insegnato qualcosa, come il sodalizio con Vincenzo Zoda, l’uso del chiaroscuro e della vignetta senza balloons da Paolo Lombardi e sintesi e poesia da Luc Garçon». E poi c'è la realtà che, mai come in questi tempi supera l'immaginazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA