Violenza in aumento durante il lockdown: sos di 2.867 donne ai centri, il 75 per cento in più del 2018

Violenza in aumento durante il lockdown: sos di 2.867 donne ai centri, il 75 per cento in più del 2018
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Martedì 14 Aprile 2020, 18:49

Sono 2.867 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza della Rete D.i.Re durante il lockdown dal 2 marzo al 5 aprile: il 74,5 per cento in più, pari a 1224 donne, rispetto alla media mensile registrata con l'ultimo rilevamento statistico di due anni fa, quello del 2018 (l'ultimo i cui dati sono disponibili) negli oltre 80 centri sparsi per l'Italia.

La Toscana.  Le maggiori richieste di aiuto sono arrivate dalla Lombardia e dalla Toscana. Di queste 2.867 donne, però, solo il 28% non aveva mai contattato prima un centro antiviolenza, quando invece due anni fa rappresentevano il 78% delle donne accolte; mentre si è verificato un incremento «significativo» delle richieste di supporto da parte di donne che erano già seguite dai centri antiviolenza della rete D.i.Re, costrette a trascorrere in casa con il maltrattante il periodo di quarantena per l'emergenza coronavirus.

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La convivenza. «Ben oltre 1200 donne in più si sono rivolte ai centri antiviolenza D.i.Re in poco più di un mese, rispetto alla media annuale dei contatti registrata nell'ultima rilevazione - sottolinea Paola Sdao, che con Sigrid Pisanu cura la rilevazione statistica annuale della rete D.i.Re - un dato che conferma quanto la convivenza forzata abbia ulteriormente esacerbato situazioni di violenza che le donne stavano vivendo». «Un dato che ci preoccupa - segnala ancora Sdao -sono le nuove richieste di aiuto, che rappresentano solo il 28% del totale, quando invece nel 2018 rappresentavano il 78% del totale delle donne accolte. E di queste solo il 3,5 per cento sono transitate attraverso il numero pubblico antiviolenza 1522».

I centri. «I nostri dati ci confermano che i centri antiviolenza - commenta la presidente di D.i.Re Antonella Veltri - sono un punto di riferimento per le donne a prescindere dal 1522, servizi essenziali mai citati nei vari Dpcm che si sono susseguiti e che hanno proseguito la propria attività nonostante le difficoltà».


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I fondi. Veltri denuncia che «oggi, ancora in piena emergenza, siamo nella stessa situazione di 53 giorni fa, quando si è registrato il primo decesso per Covid. Nonostante avessimo chiesto risorse straordinarie e le necessarie protezioni per gestire l'accoglienza, i centri antiviolenza e le case rifugio hanno dovuto nella maggior parte dei casi provvedere in autonomia a mettersi in sicurezza e a reperire alloggi di emergenza». Parlando poi dei fondi 2019 sbloccati dal Dipartimento Pari Opportunità il 2 aprile «devono ora transitare - sottolinea - per le Regioni: ad aggi nessuna Regione risulta essersi attivata. Inoltre non si tratta di risorse aggiuntive, ma di risorse destinate a fondamentali attività aggiuntive, quali la formazione e l'inserimento lavorativo delle donne, che ora verranno meno». «E i 3 milioni annunciati con il Cura Italia sono irrisori, rispetto ai bisogni dei centri. Non siamo ancora fuori dall'emergenza - conclude Veltri - e ora che si sta avvicinando il momento della riapertura del paese nessun intervento è stato previsto per affrontare la situazione mentre le richieste di supporto potrebbero aumentare ancora, come è già successo in Cina. Il governo deve assolutamente cambiare strategia».

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