Chiara Giamundo, prima donna palombaro della Marina Militare ha ricevuto il basco del GOS

Chiara Giamundo, prima donna palombaro della Marina Militare ha ricevuto il basco del GOS
di Ebe Pierini
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Venerdì 21 Febbraio 2020, 19:40 - Ultimo aggiornamento: 19:47

Altre ci avevano provato. Nessuna c’era riuscita. Poi è arrivata lei è ha dimostrato che anche una donna può indossare l’ambito basco del GOS, il gruppo operativo subacquei della Marina Militare. Chiara Giamundo, 23 anni, originaria di Tarquinia, un passato da campionessa di nuovo, oggi ha ricevuto, alla presenza del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini e del Capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, il brevetto da palombaro ed ha scritto un pezzetto di storia.

Chiara Giamundo, la prima donna palombaro nella storia della Marina: venerdì la consegna del brevetto

Preferisci essere chiamata “palombara” o “palombaro” come tutti i tuoi colleghi?
Senza dubbio palombaro anche perché la palombara è un’imbarcazione e non è molto carino essere indicata con quel nome.

Cosa si prova ad essere la prima donna che diventa palombaro in 170 anni di storia di questo reparto?
Me ne sto rendendo conto solo ora. In tutti questi mesi mi sono sempre sentita semplicemente un operatore come tutti gli altri colleghi di corso. Oggi sono fiera ed orgogliosa del risultato che ho raggiunto e di rappresentare un modello per molte ragazze. Tantissime persone mi hanno scritto per farmi i complimenti e questo mi riempie di gioia.

Cosa ti ha detto il Ministro della Difesa oggi?
Mi ha stretto la mano, mi ha fatto i complimenti e mi ha detto che sono davvero in gamba. Per me è stato davvero motivo di grande orgoglio.

Da cosa nasce l’idea di diventare palombaro?
Si tratta di una sfida nata un po’ per gioco. Ero entrata in Marina Militare come marinaio semplice e, durante i due mesi trascorsi a Taranto, ho avuto l’opportunità di presentare domanda per frequentare il corso. Mi sono documentata su internet per comprendere bene di cosa si occupano i palombari. Una volta arrivata al Comsubin ho pensato: “Ci provo e vedo come va”.

Quale prove hai dovuto affrontare per arrivare a calzare il basco da palombaro?
Quando si arriva al reparto i primi giorni è obbligatorio superare una serie di prove di selezione. Se non si riesce ovviamente non si va avanti. Ci si deve cimentare con corsa, flessioni, prove nella vasca operativa, apnea. Ho affrontato la prova del mascherino cioè, immersa in una vasca ho dovuto dimostrare di aver attitudine a stare in acqua respirando dal respiratore senza tappare il naso. Poi si utilizzano varie attrezzature e si affrontano prove di resistenza ed acquaticità. Il corso dura 11 mesi.
 



Ci sono stati dei momenti di difficoltà in cui hai pensato di mollare?
Un anno è lungo e i momenti no ci sono sempre ma il giorno dopo si parte con maggiore determinazione nel raggiungere la meta. Alla fine non ti ricordi dei momenti brutti ma solo di quelli belli.

A cosa hai dovuto rinunciare per affrontare questo percorso?
Si rinuncia sempre a qualcosa per raggiungere un obiettivo. Innanzitutto sono stata lontano da casa per un lunghissimo periodo, mi sono concentrata sul lavoro e non mi sono concessa svaghi, non sono uscita spesso la sera. Ma il risultato di oggi mi ha ripagato di tutte le fatiche e le rinunce.

La tua famiglia come ha preso questa tua scelta di vita?
Inizialmente non sapevano che cosa comportasse. Comunque mi hanno sempre sostenuta e mi hanno esortata a provare ed a vedere come sarebbe andata. Quando ho cominciato a raccontare loro cosa dovevo affrontare e in che cosa consisteva il mio lavoro si sono preoccupati. Ma hanno compreso che ero determinata ad andare fino in fondo e mi hanno supportata. Oggi hanno partecipato alla cerimonia ed erano felicissimi per me.

Com’è stato il rapporto con i tuoi quattordici colleghi di corso uomini?
Sono stati miei colleghi per un anno. Mi conoscono meglio loro di mio fratello. Per me sono come fratelli ormai e mi sento una di loro. So che la vita ci farà incontrare di nuovo in qualche parte d’Italia.

Sai già dove sarai destinata e di cosa ti occuperai?
Sarò impiegata presso il reparto pronto intervento a La Spezia. Si tratta della punta di diamante del GOS della Marina Militare. Quando c’è una operazione particolarmente complessa da affrontare parte una nostra squadra.

Pensi che riuscirai a conciliare questa tua professione particolare che ti porterà spesso lontano e che richiederà addestramento costante con una vita famigliare?
Penso di sì. Spero di trovare in futuro la persona giusta che sappia starmi accanto e sappia apprezzare e comprendere il mio lavoro con tutte le difficoltà e le rinunce che esso comporta.

Come festeggerai il raggiungimento di questo traguardo?
Semplicemente con una cena assieme alla famiglia ed ai miei amici che sono venuti a La Spezia per partecipare alla cerimonia.

Per molte ragazze oggi sei una modello da imitare. Tu a quale modello femminile ti ispiri?
Quando ero piccola volevo essere come mia madre. Spero di diventare la donna che è lei per quello che ha fatto per me e per la mia famiglia.

E il tuo basco ora dov’è?
Nell’armadietto della mia stanza. Adagiato con molta cura. È il simbolo di tutti i miei sacrifici e mi accompagnerà per tutta la vita.
 
 

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