Festival di Cannes, dal #metoo alla politica con programmi concreti per l'equilibrio di genere

Festival di Cannes, dal #metoo alla politica con programmi concreti per l'equilibrio di genere
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Domenica 19 Maggio 2019, 17:28
Dalla denuncia, alla politica per una più equa gestione dei festival del cinema. Per esempio parità tra uomini e donne nella rappresentazione delle giurie, parità di genere tra i membri della selezione, così come la partecipazione femminile nella selezione ufficiale. Un anno dopo la protesta delle attrici  a Cannes sull'onda del #metoo contro il potente produttore Weinstein (e non solo lui), le associazioni di settore - dal collettivo francese 50/50 2020 ad altre realtà - si sono presentate a La Croisette mostrando di avere le idee bene chiare, con programmi strutturati per raggiungere una maggiore equità.

Julienne Moore in questi giorni a Cannes ha fatto da portavoce: «siamo il 52% e per raggiungere l'equilibrio bisogna agire: le quote sono una partenza e poi livellare il campo da gioco come mai si è fatto» - è diventata una istanza scomoda? Da denuncia contro, il movimento è diventato motore di azioni e di proposte: dal #metoo per favorire le denunce ci si è spostati su un altrettanto decisivo obiettivo. Abbattere il gender gap, raggiungere la gender equity vale a dire parità di salari, parità di accessione ai finanziamenti e alle risorse, parità sulle posizioni apicali - nel cinema e non solo - è la missione del movimento e l'evoluzione naturale del #metoo. Forse anche un programma elettorale? Eva Longoria, la popolare attrice americana di origine messicana (Desperate Housewifes) è anche un'attivista e al festival, agli incontri di Women in Motion promossi da Kering-Variety ha rivelato che il Times Up, l'associazione principale che lotta per questi diritti e di cui è co-fondatrice, sta pensando di impegnarsi attivamente in politica, a partire dalle elezioni 2020 e che un report sta monitorando il comportamento dei legislatori per verificare le loro iniziative progressiste o reazionarie.

Diventerà un partito, magari internazionale in vari paesi? È presto per dirlo, di certo è qualcosa di incalzante per l'opinione pubblica, un faro acceso sul tema. E non si fanno sconti: il delegato generale del festival Thierry Fremaux come uno scolaretto ha dovuto il primo giorno di Cannes dare conto - avendo firmato l'impegno 2018 - di quanto ha fatto per migliorare in termini di gender equity una rassegna prestigiosa ma anche clamorosamente maschile.

Il collettivo 50/50 2020 è sul piede di guerra: «Se continuiamo con questo ritmo, dovremo aspettare fino al 2063 per raggiungere la parità», ha dichiarato la regista e critica Iris Brey. Il tema femminile sembra importante anche al Marchè molti dei film in trattative hanno attrici nel ruolo principale o registe alla guida come Cliffhanger di Ana Lily Amirpour, Let Me Count the Ways, un dramma romantico con Emilia Clarke, Radioactive, il progetto di Marjane Satrapi su Marie Curie e Miss Marx, il biopic su Eleonor, la figlia più giovane di Karl Marx' cui sta lavorando Susanna Nicchiarelli con Romola Garai protagonista.
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