Sabrina, la maestra che racconta il terremoto: con i miei bambini faccio rinascere Camerino

Sabrina Conocchioli durante lo spettacolo La storia in piazza. La maestra che racconta il terremoto: con i miei bambini faccio rinascere Camerino
di Rosalba Emiliozzi
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Giovedì 3 Ottobre 2019, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 16:20

Camerino deve molte alle sue maestre. Sono state loro il traino per contrastare lo spopolamento, l'effetto terremoto che spinge lontano, i bambini che con le loro famiglie tendono a spostarsi per sempre anche a causa dei tempi biblici della ricostruzione e della mancanza di lavoro. Qui le insegnanti hanno saputo costruire con i più piccoli abitanti quel senso di comunità che oggi prosegue tra le strade e le piazze “chiuse per sisma”. Tra queste eroine moderne spicca il lavoro di Sabrina Conocchioli, 50 anni, maestra della scuola primaria e regista teatrale, terremotata anche lei e costretta a emigrare prima a Crispiero, piccola frazione che ha dato i natali a Nazareno Strampelli uno dei più grandi genetisti agrari, poi a Castelraimondo perché, dice, «con il terremoto anche in famiglia si sono creati dei disequilibri e la prima soluzione abitativa di 60 metri quadrati non aveva spazio sufficiente a contenere ciò che eravamo diventati».

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Camerino ha resistito, nonostante i crolli. le macerie e il centro storico ancora zona rossa. E il miracolo si deve ai bambini e alle loro insegnanti che hanno saputo trasmettere il senso di appartenenza a un territorio attraverso la storia e lo studio dei luoghi. E anche quando, tre anni fa, tutto sembrava perduto, le lezioni non si sono mai fermate. «Dopo il sisma molti bambini si sono sposati sulla costa e io con loro, per un mese abbiamo fatto lezione in un oratorio, che ci è stato messo a disposizione dai Salesiani di Civitanova Marche. La mensa della Caritas ci ha fornito i pasti per la pausa pranzo e per i laboratori abbiamo utilizzato il planetario Nemesis, che ci è stato fornito da Molisella Lattanzi. Tutte le persone ci hanno dato supporto, offrendoci tutto ciò di cui avevamo bisogno».

Già a dicembre 2016 la scuola di Camerino era stata riaperta in una nuova struttura. E i bambini sono (quasi) tutti ritornati a fare lezione sotto i monti Sibillini. Dava gioia vedere partire stracolmo il pullman della Contram che per due anni ha portato i piccoli alunni, avanti e indietro con la costa, dove vivevano prima in albergo, poi in abitazioni con Cas (contributo autonoma sistemazione). «Prima del terremoto gli iscritti erano 230, ora sono 210, ma è un calo fisiologico, c'è stata una flessione in tutte le scuole delle Marche» precisa Sabrina Conocchioli. In qualche modo sono stati i bambini di Camerino che hanno spinto i genitori a tornare, legati com'erano alla città e ai progetti scolastici: 130 alunni suonano violoncello, chitarra, flauto, violino o percussioni, altri 80 fanno canto e teatro. «Attività con alto potere aggregante che non si sono mai fermate con il sisma» sottolinea l'insegnante.  Oggi la loro scuola non è solo il luogo delle lezioni, «ma anche dove si fa, ad esempio, pallavolo. E' diventata, per forza di cose, lo spazio dove fare molte altre attività extra scolastiche perché sul territorio mancano strutture».  

E oggi in classe il “mostro terremoto” sembra scacciato via. «I bambini all’inizio parlavano sempre del sisma, della paura, di come avessero reagito i genitori, qualche alunno era sconvolto, non voleva stare in classe, voleva andare a casa. Oggi i bambini di quinta non vogliono più di parlare di questo, qualcuno addirittura ci scherza di più: “Oh, mi sembra il terremoto”, non c’è più quell’aria sbattuta di tre anni fa».

Un po' è anche merito del lavoro in classe e delle attività. La maestra Conocchioli, referente dei progetti “Musica amica orchestra” e teatro, alla fine dell'anno scolastico ha messo in scena Alice nel paese delle meraviglie, dove «ogni bambino ha cercato dentro se stesso il suo paese delle meraviglie». Grande successo, poi, per “La storia in piazza” di due domeniche fa, dove la maestra Sabrina e i bambini hanno raccontato le gesta di Camerino con i personaggi camerti. Palcoscenico, le  vie percorribili della città terremotata. E' stata un'archeologa a suggerire di sfruttare la passeggiata camerte, «ma non abbiamo usato una giuda - dice Sabrina - perché dovevamo lasciare un'emozione forte e così è stato. Un toccante il silenzio ha contraddistinto la passeggiata con cento persone  - bambini, professori universitari e gente comune accorsa da ogni dove - tutte in silenzio davanti ai colpi inferti dal sisma, rielaboravano mentre camminavano. Siamo riusciti a lasciare una suggestione».  E i bambini? «Volevano essere partecipi, entrare nella storia». Il Sacco di Camerino del 1259, le veggenti che sotto al Duomo raccontano la storia dei Da Varano, le danze in piazza e la vita di Guglielmo l’ebreo, maestro di corte. Poi l'emozione più forte, lungo via Ugo Betti, racconta ancora Sabrina, «abbiamo fatto rivivere i versi del poeta, il silenzio di Camerino che non è un vero silenzio poiché c’è il vento, il vento che corrode la pietra». Francesco, il figlio di Sabrina, impersonava il vento e Gabriella Lucarini, la bambina simbolo del sisma, era la pietra. «Camerino è fascino e debolezza, quello che ci appare bello può nascondere una fragilità di fondo ed è ciò che ci affascina, lascia una crepa. Anche da un sisma può rinasce qualcosa di bello», conclude la maestra Sabrina

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