Englantyne Jebb nel 1919 contro tutti fondò Save the Children: «Le donne possono cambiare la storia»

Englantyne Jebb, fondatrice di "Save the Children"
di Carla Massi
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Venerdì 7 Giugno 2019, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 08:02

Era finita da pochi mesi la Grande Guerra quando, nella primavera del 1919, decise di diventare la “madre” dei bambini più disperati del mondo. E di sancire, per la prima volta nella storia, che anche i più piccoli hanno dei diritti che i grandi hanno il dovere di rispettare. Lei, ostinata e volitiva giovane inglese, Eglantyne Jebb. La straordinaria fondatrice di “Save the Children”, l'organizzazione internazionale che da cento anni, appunto, lotta per salvare la vita dei minori a rischio e garantire loro un futuro.


Englantyne nasce nel 1876 in una casa di campagna a Ellesmere Shrophire. Si diploma in Storia Moderna all'università di Oxford (la laurea alle donne in quell'ateneo è stata concessa solo nel 1920 e nel '48 a Cambdridge) e inizia ad insegnare. Ma la sua strada professionale è, da subito, tutta in salita. Più delle nozioni per lei contava l'educazione: il rispetto per le donne, la considerazione per gli anziani, la gentilezza nei confronti degli animali, la cultura come aiuto per crescere, reagire e non delinquere.  Dopo pochi anni, minata anche nel fisico lascia la scuola e si dedica alla vita sociale tra i salotti, gli amori (finiti male perché lei troppo impegnata), e gli studi.

Va nei Balcani, zona di guerra, avvicina il dolore dei più poveri e di quelli che non hanno voce. Le mamme ei loro bambini rimasti a casa senza cibo e senza diritti. Nel 1919, primo anno di pace, lei si rende conto che a Berlino c'è una drammatica morìa di bambini. Che il tifo sta facendo stragi in Germania come in Polonia. L'armistizio del novembre 1018 aveva aggravato la condizione dei civili e il blocco navale aveva chiuso i mercati e ridotto il lavoro. La giovane donna non arretra, anzi. Raduna un gruppo di attivisti e, con sua sorella Dorothy, fonda il “Fight the Famine Council”. Diventerà “Save the Children”. A favore del comitato si schiera subito lo scrittore George Bernard Show che, con una frase, disegna la sua adesione: «Non posso avere nemici che abbiano meno di sette anni». La stessa dichiarazione che oggi guida l'organizzazione in tutto il mondo.Scriveva Eglantyne Jebb: «Non c'è nessuna insista impossibilità nel salvare i bambini del mondo. E' impossibile solo se noi ci rifiutiamo di farlo».

La ricostruzione della storia personale, delle emozioni e le lotte di questa eroina si deve a Raffaela Milano che coordina i programmi nazionali di “Save the Children Italia” dal 2011: ha scritto “I figli dei nemici” (Rizzoli). «Lei ha detto che le donne sono in grado di cambiare l'intero corso della storia del mondo - ricorda l'autrice - E lei ci ha provato davvero».

 

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