Giovanna, 24 anni, restaura Fiat 500 d'epoca: «Nella mia officina smonto pregiudizi»

Giovanna, 24 anni, restaura 500 d'epoca: «Nella mia officina smonto pregiudizi»
di Maria Lombardi
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Sabato 8 Agosto 2020, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 17:15

«Ciao a tutti ragazzi, bentornati nella mia officina. In questo video vi mostro come smonto il motore della mia Fiat 500». Nanna, tuta da meccanico e rossetto rosso, svita bulloni e dadi, stacca tiranti e spinterogeno, sfila i cavi dell'acceleratore ed elettrici. In ginocchio o sdraiata per terra, respira ruggine e grasso per ore, suda e si sporca finché «Olè, è fatta. Che fatica», solleva le braccia in aria. «Se posso darvi un consiglio, fatevi aiutare». Ma lei, Giovanna Parascandolo, 24 anni, romana di Ponte Milvio, laurea in Scienze dell'architettura alla Sapienza, «e nessuno in famiglia con la passione dei motori», fa tutto da sola. Quando ha cominciato ad armeggiare crick e cacciavite nella sua officina, non le credevano: sì vabbè, sei un'attrice, ti aiuta tuo padre meccanico o il tuo fidanzato. «Vedendo questa incredulità ho deciso di fare un video del rimontaggio del motore della mia prima macchina così per dimostrare che quello che facevo era vero». Ed ecco Nanna's Garage, un canale YouTube (e anche una pagina Instagram e Facebook) dove Giovanna documenta le sue fatiche e i suoi successi di restauratrice di 500 d'epoca. «Ancora si pensa che una donna che esprime la sua femminilità sia frivola. A me piacciono sia scarpe e borse che macchine».

Come è nata quest'idea?
«Ero al secondo anno di università, una mia ex compagna di liceo è venuta a prendermi con una 500 d'epoca, del 1967. Me ne sono innamorata. Era meravigliosa, con quel cruscotto minimale, tre pulsanti appena. La volevo. Per comprare su Internet quella più economica, ho venduto la mia moto Ktm Duke 125. Era uno scassone, non partiva, non frenava ed era tutta arrugginita. Non avevo i soldi per farla riparare e ho pensato: qualche lavoretto posso farlo io. Per comprare i pezzi ho lavorato come barman in un chiosco a Ponte Milvio. Ho passato un anno di studio intensissimo su internet. Non è stato semplice da autodidatta e la maggior parte delle cose le ho imparate facendole. Ho rifatto tutta la parte meccanica ed elettrica. Il motore l'ho rimontato con una telecamera fissa e il video l'ho pubblicato su YouTube».

Hai incontrato resistenze nell'ambiente degli appassionati di motori?
«Nessuno mi credeva. Ho cercato lavoro in un'officina: donna e non qualificata, non mi prendevano in considerazione. Parlavo con persone del settore e nemmeno mi guardavano. Mi sono scontrata con un enorme scetticismo: è stato umiliante e frustrante. Prima di entrare nel mondo della meccanica non avevo mai percepito una differenza di trattamento tra me e un maschio. Da quando mi sono avvicinata ai motori mi sono resa conto che la situazione è molto peggio di quanto mi aspettassi. Mi chiedevo: mi sono laureata con 110 e lode, perché non posso capire di motori? Macchine e calcio sono rimasti gli ultimi due tabù».

Perché resistono ancora questi tabù, secondo te?
«Quando si è piccoli le macchinine le danno ai maschi e a noi le bambole. Così quando sentivo parlare i miei amici di meccanica ho continuato a pensare: roba da maschi. Poi ci ho messo le mani e ho scoperto che è talmente divertente che è impossibile non piaccia a nessuna ragazza. Visto che sono pochissime le donne in questo mondo, spero che anche grazie al mio lavoro possano aumentare».

Sei riuscita a fare di questa passione un lavoro?
«Nel restauro della prima auto ho faticato molto, trovavo solo piattaforme anni 90 e soffrivo della mancanza di video che mostrassero come si fa. Il mondo delle 500 è pieno di appassionati del fai da te. Così ho deciso di produrre dei video tutorial che fanno vedere tutti i passaggi. Nanna's Garage adesso è un progetto imprenditoriale, anche se continuo ad allestire mostre come architetto».

Quale è stata la tua prima officina?
«Ho cominciato in un garage sulla Tiburtina, poi mi sono trasferita sulla Salaria. Ho fatto in tempo a girare due video e mi hanno rubato tutti gli attrezzi. Adesso ho trovato uno spazio a Monteverde, ma ho dovuto ricomprare ogni cosa, dai cacciavite alle luci. Il mio garage ma è anche uno studio».

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
«Metterò all'asta l'ultima 500 che sto restaurando. E poi vorrei passare ad altre auto d'epoca, penso alle Alfa Romeo. Quando vedo un'auto epoca penso alle vite che ha vissuto, alle gioie di chi l'ha acquistata, di chi ha imparato a guidarla. Sono oggetti d'arte e per restaurarle ci vuole sensibilità storica, artistica e manuale. I segni del tempo non vanno cancellati, fanno parte dell'essenza di quella macchina. Sulla 500 che ho restaurato ho lasciato le strisciate del mio sangue».

 

 

 

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